L’avevano arrestato i carabinieri una sera di marzo dell’anno scorso dopo che aveva atteso la ex compagna sulla strada; l’aveva affrontata insultandola e minacciandola e alla fine l’aveva anche strattonata, spingendola contro un muro.
La giovane donna era riuscita a divincolarsi dalla presa, gli aveva dato uno schiaffo e, pur impaurita e sotto choc, aveva chiamato il 112.
Era stata una pattuglia degli agenti della polizia locale che, transitando per caso in quella via, avevano visto una giovane donna che correva in mezzo alla strada, schivando le auto, e che cercava di attirare l’attenzione sbracciandosi e gridando. Dietro a lei un uomo, che cercava di raggiungerla.
Gli agenti si erano fermati, avevano bloccato l’uomo dopo un breve inseguimento e poi erano arrivati i carabinieri.
Da un controllo era anche subito emerso che lui, trentenne, volto già noto alle forze dell’ordine, in realtà non avrebbe potuto essere fuori casa perché era sottoposto alla misura degli arresti domiciliari (per altro reato) e così lo avevano arrestato per stalking ed evasione.
Una convivenza complicata quella della giovane coppia: insulti, minacce, controlli e alla fine lei, stanca di quella situazione, lo aveva lasciato ed era tornata ad abitare con i genitori. Fino a quella sera, quando se l’era trovato davantine l’aveva aggredita.
L’uomo, accusato di stalking, lesioni ed evasione, comparso davanti al gup, ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato ed è stato condannato alla pena di due anni.