Farmaci per gli anziani: sono sempre necessari?

Si svolgerà a Firenze il 6 e 7 febbraio 2020 il V Congresso Nazionale di Slow Medicine, cui sono invitati professionisti della salute, pazienti e cittadini https://www.slowmedicine.it/v-congresso-nazionale-slow-medicine/

Tra gli argomenti trattati è stato scelto quello della deprescrizione, così enunciato: Come ottimizzare i benefici e i rischi delle cure attraverso la riduzione dell’uso di farmaci. Questo argomento è del tutto in linea con una recente raccomandazione di AMGe, Associazione multidisciplinare di Geriatria, nel progetto Choosing Wisely Italy: «Non prescrivere un nuovo farmaco senza aver condotto una attenta revisione della terapia già in essere (riconciliazione farmacologica)». https://choosingwiselyitaly.org/raccomandazione-prof/non-prescrivere-un-nuovo-farmaco-senza-aver-condotto-una-attenta-revisione-della-terapia-gia-in-essere-riconciliazione-farmacologica/

Il fatto è che, specie nelle persone anziane, si è assistito in questi ultimi anni, nei paesi industrializzati, ad un continuo aumento delle prescrizioni di farmaci.

 

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In Italia la percentuale di ultra 65enni in polifarmacoterapia (utilizzo di 5 o più principi attivi) è aumentata dal 43% nel 2000 al 53% nel 2010. Uno studio internazionale in strutture di lungodegenza per anziani pubblicato nel 2015 ha rilevato che il 91% dei degenti assumeva più di 5 farmaci e il 65% addirittura più di 10.

E un numero così alto di farmaci aumenta il rischio di interazioni tra loro e quello di reazioni avverse, tra cui cadute e declino cognitivo. Nei pazienti anziani le reazioni avverse ai farmaci sono responsabili di circa il 10% dei ricoveri in ospedale.

D’altra parte ci sono studi che hanno dimostrato un miglioramento delle condizioni generali di pazienti anziani a cui veniva praticata, gradualmente, la riduzione di alcuni farmaci, tenendo in considerazione il loro rapporto tra benefici e possibili danni e le interazioni reciproche.

Questa pratica richiede una costante informazione di pazienti e familiari ed un dialogo che porti il più possibile a decidere insieme.

Soprattutto nella situazione riportata dalla raccomandazione AMGe, quella della prescrizione di un nuovo farmaco, va praticata da parte del medico una valutazione ed una revisione della terapia già cronicamente assunta dal paziente anziano (riconciliazione farmacologica).

Nei pazienti cronici un nuovo farmaco viene in genere prescritto per contrastare nuovi sintomi: e allora per evitare prescrizioni inutili il medico dovrebbe porsi queste domande: Il nuovo sintomo può dipendere da un farmaco che il paziente sta assumendo? Il farmaco che ha provocato il sintomo è essenziale? Quali sono i rischi e i benefici di continuare quel farmaco? Si potrebbe sospendere? Il paziente d’altra parte dovrebbe chiedere al medico: invece di aggiungere una nuova medicina, cosa mi può succedere se sospendiamo o sostituiamo quella che mi ha provocato i disturbi? (Marco Bobbio – congresso nazionale FADOI 2019).

Al congresso di Slow Medicine di Firenze verranno presentate e discusse alcune esperienze pratiche riguardanti questo argomento finora effettuate in Italia, in ospedale e negli ambulatori dei Medici di famiglia. Vi aspettiamo!

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Sandra Vernero

Medico chirurgo, cofondatore e presidente Associazione Slow Medicine, coordinatore del progetto "Fare di più non significa fare meglio - Choosing Wisely Italy”

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Si svolgerà a Firenze il 6 e 7 febbraio 2020 il V Congresso Nazionale di Slow Medicine, cui sono invitati professionisti della salute, pazienti e cittadini https://www.slowmedicine.it/v-congresso-nazionale-slow-medicine/ Tra gli argomenti trattati è stato scelto quello della deprescrizione, così enunciato: Come ottimizzare i benefici e i rischi delle cure attraverso la riduzione dell’uso di farmaci. Questo argomento è del tutto in linea con una recente raccomandazione di AMGe, Associazione multidisciplinare di Geriatria, nel progetto Choosing Wisely Italy: «Non prescrivere un nuovo farmaco senza aver condotto una attenta revisione della terapia già in essere (riconciliazione farmacologica)». https://choosingwiselyitaly.org/raccomandazione-prof/non-prescrivere-un-nuovo-farmaco-senza-aver-condotto-una-attenta-revisione-della-terapia-gia-in-essere-riconciliazione-farmacologica/ Il fatto è che, specie nelle persone anziane, si è assistito in questi ultimi anni, nei paesi industrializzati, ad un continuo aumento delle prescrizioni di farmaci.   [the_ad id="62649"]   In Italia la percentuale di ultra 65enni in polifarmacoterapia (utilizzo di 5 o più principi attivi) è aumentata dal 43% nel 2000 al 53% nel 2010. Uno studio internazionale in strutture di lungodegenza per anziani pubblicato nel 2015 ha rilevato che il 91% dei degenti assumeva più di 5 farmaci e il 65% addirittura più di 10. E un numero così alto di farmaci aumenta il rischio di interazioni tra loro e quello di reazioni avverse, tra cui cadute e declino cognitivo. Nei pazienti anziani le reazioni avverse ai farmaci sono responsabili di circa il 10% dei ricoveri in ospedale. D’altra parte ci sono studi che hanno dimostrato un miglioramento delle condizioni generali di pazienti anziani a cui veniva praticata, gradualmente, la riduzione di alcuni farmaci, tenendo in considerazione il loro rapporto tra benefici e possibili danni e le interazioni reciproche. Questa pratica richiede una costante informazione di pazienti e familiari ed un dialogo che porti il più possibile a decidere insieme. Soprattutto nella situazione riportata dalla raccomandazione AMGe, quella della prescrizione di un nuovo farmaco, va praticata da parte del medico una valutazione ed una revisione della terapia già cronicamente assunta dal paziente anziano (riconciliazione farmacologica). Nei pazienti cronici un nuovo farmaco viene in genere prescritto per contrastare nuovi sintomi: e allora per evitare prescrizioni inutili il medico dovrebbe porsi queste domande: Il nuovo sintomo può dipendere da un farmaco che il paziente sta assumendo? Il farmaco che ha provocato il sintomo è essenziale? Quali sono i rischi e i benefici di continuare quel farmaco? Si potrebbe sospendere? Il paziente d’altra parte dovrebbe chiedere al medico: invece di aggiungere una nuova medicina, cosa mi può succedere se sospendiamo o sostituiamo quella che mi ha provocato i disturbi? (Marco Bobbio - congresso nazionale FADOI 2019). Al congresso di Slow Medicine di Firenze verranno presentate e discusse alcune esperienze pratiche riguardanti questo argomento finora effettuate in Italia, in ospedale e negli ambulatori dei Medici di famiglia. Vi aspettiamo!

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