Mentre gran parte degli sport “minori” si interroga sul da farsi e cerca di capire quali margini ci siano per riprendere l’attività prima possibile, il Novara di Banchieri si allena a porte chiuse a Novarello, in ottemperanza alle direttive regionali, e si gode qualche certezza in più che il mondo del calcio sta cercando di perseguire. O almeno, questo è quello che si percepisce dai comunicati ufficiali delle scorse ore che non si sono limitati a rinviare le partite in programma ieri (il solo derby Pro Vercelli – Novara), giovedì e domenica ma che hanno già fissato anche le date di recupero. Nello specifico, il Novara (cui solo all’ultimo è stato impedito di scendere in campo a Vercelli) giocherà il “derby delle risaie” l’11 marzo, il 18 marzo sarà di scena al Piola di Novara contro la Giana Erminio mentre il match con la Carrarese, in programma in Toscana nel prossimo weekend si disputerà domenica 14 aprile.
[the_ad id=”62649″]
Restano da definire, e non potrebbe essere altrimenti, gli orari. Quello che c’è, però, è una programmazione. Il che fa pensare che così come sta facendo la serie A, anche le altre categorie spingano per tornare prima possibile in campo (a oggi il Novara giocherebbe l’8 marzo con il Renate), anche a costo di un compromesso che al mondo del calcio costerebbe comunque carissimo: giocare a porte chiuse. Ovvero senza quella componente, che la si definisca pubblico, tifo o supporto poco cambia, che rappresenta il valore aggiunto di ogni sport e, più di tutti, per quella che è la disciplina nazional popolare per eccellenza del nostro Paese.
ndare in campo senza pubblico potrebbe garantire alle competizioni di proseguire (questa, al momento, l’intenzione della serie A) a prescindere dalla durata dell’emergenza e a meno, ovviamente, di un suo aggravarsi.
Assai meno auspicabile e decisamente impari, la prospettiva di valutare in maniera distinta caso per caso, errore già commesso nello scorso weekend e non solo nel mondo del calcio. Nell’ambito di un calendario nazionale e internazionale intasato all’inverosimile, infatti, rinviare solo alcune partite arriverebbe al paradosso di affibbiare ad alcune squadre l’onere di ritmi al limite dell’insostenibile nella parte finale della stagione, quella cruciale.
Premesso che la salute pubblica e la limitazione dei rischi debba essere l’aspetto prioritario, riuscire a garantire anche condizioni eque per tutte le parti in causa rappresenterebbe un vero e proprio capolavoro di gestione. Pur con la prospettiva di un sacrificio, l’assenza di pubblico sugli spalti, che nessuno vorrebbe compiere.