Quando un sindaco può permettersi il gesto del “mazzo”

Mancavano solo i ragazzi assembrati sotto i portici di piazza Martiri a far perdere il sonno al sindaco di Novara, Alessandro Canelli. Un video di venerdì sera che ritrae una fiumana di giovani ammassati davanti a un paio di locali molto frequentati del centro. Tutto in barba al decreto del presidente del consiglio che vieta gli assembramenti allo scopo di scongiurare il più possibile il contagio da coronavirus. Decreto che, su questo tema, ieri sera è stato ripreso da un’apposita ordinanza comunale.

Come se in questi giorni il sindaco non avesse abbastanza grattacapi. E ieri, forse anche complice il sabato sera per il quale avrebbe voluto concedersi altri programmi, durante l’ormai consueta diretta Facebook non ce l’ha più fatta: «C’è chi ancora non ha capito come deve comportarsi in questa situazione, a dispetto di chi da giorni si fa un mazzo così per la salute di tutti noi». L’ha detto quattro volte in dodici minuti con tanto di gesto esplicativo, per chi avesse ancora dei dubbi.

 

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A qualcuno sarà scappata una risata, altri si saranno scandalizzati, altri ancora avranno premuto replay per capire se avevano sentito bene. Al di là delle reazioni, c’è una riflessione che attraversa tutti noi ed è quella di ammettere che in questo contesto Canelli non solo può permettersi di fare il gesto del mazzo, ma anche di dire – sfogandosi in giorni di crescente ansia e superlavoro – quello che tutti i novaresi dovrebbero osservare, per il bene comune.

Siamo in una impensabile situazione drammatica e anche per questo, con i suoi messaggi quotidiani, riscontrando ampi consensi e simpatie trasversali al di là delle affinità politiche, Canelli ha consacrato il suo ruolo di primo cittadino grazie alla capacità di interpretare il pensiero dei suoi concittadini.

E anche, ampliando lo sguardo al conseguente livello politico, di affermare la sua figura in modo forte anzitutto sul territorio, ma anche fino a Torino ottenendo la proroga della chiusura delle scuole. Di fatto (per primo) l’ha imposta e l’ha fatta accettare al governatore Cirio, senza comunque arrivare a contrapposizioni o contrasti ma in nome del buon senso.

Sul piatto, volendo anche dare una nota che sdrammatizzi un po’ il momento e apra al futuro, il passo lungo di Canelli ha senz’altro rappresentato una svolta nel peso degli equilibri politici (a partire dalla Lega a livello regionale) e territoriali, assicurando una maggiore “voce” novarese rispetto alle mai tramontate tendenze torinocentriche.

È certo che non sarà stata ininfluente la sua storica e sincera amicizia con il predecessore Massimo Giordano, come non saranno ininfluenti le dinamiche di questi giorni quando, si spera al più presto, si potrà tornare a parlare serenamente di “noiose” vicende amministrative e delle loro future scadenze.

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Quando un sindaco può permettersi il gesto del “mazzo”

Mancavano solo i ragazzi assembrati sotto i portici di piazza Martiri a far perdere il sonno al sindaco di Novara, Alessandro Canelli. Un video di venerdì sera che ritrae una fiumana di giovani ammassati davanti a un paio di locali molto frequentati del centro. Tutto in barba al decreto del presidente del consiglio che vieta gli assembramenti allo scopo di scongiurare il più possibile il contagio da coronavirus. Decreto che, su questo tema, ieri sera è stato ripreso da un’apposita ordinanza comunale.

Come se in questi giorni il sindaco non avesse abbastanza grattacapi. E ieri, forse anche complice il sabato sera per il quale avrebbe voluto concedersi altri programmi, durante l’ormai consueta diretta Facebook non ce l’ha più fatta: «C’è chi ancora non ha capito come deve comportarsi in questa situazione, a dispetto di chi da giorni si fa un mazzo così per la salute di tutti noi». L’ha detto quattro volte in dodici minuti con tanto di gesto esplicativo, per chi avesse ancora dei dubbi.

 

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A qualcuno sarà scappata una risata, altri si saranno scandalizzati, altri ancora avranno premuto replay per capire se avevano sentito bene. Al di là delle reazioni, c’è una riflessione che attraversa tutti noi ed è quella di ammettere che in questo contesto Canelli non solo può permettersi di fare il gesto del mazzo, ma anche di dire – sfogandosi in giorni di crescente ansia e superlavoro – quello che tutti i novaresi dovrebbero osservare, per il bene comune.

Siamo in una impensabile situazione drammatica e anche per questo, con i suoi messaggi quotidiani, riscontrando ampi consensi e simpatie trasversali al di là delle affinità politiche, Canelli ha consacrato il suo ruolo di primo cittadino grazie alla capacità di interpretare il pensiero dei suoi concittadini.

E anche, ampliando lo sguardo al conseguente livello politico, di affermare la sua figura in modo forte anzitutto sul territorio, ma anche fino a Torino ottenendo la proroga della chiusura delle scuole. Di fatto (per primo) l’ha imposta e l’ha fatta accettare al governatore Cirio, senza comunque arrivare a contrapposizioni o contrasti ma in nome del buon senso.

Sul piatto, volendo anche dare una nota che sdrammatizzi un po’ il momento e apra al futuro, il passo lungo di Canelli ha senz’altro rappresentato una svolta nel peso degli equilibri politici (a partire dalla Lega a livello regionale) e territoriali, assicurando una maggiore “voce” novarese rispetto alle mai tramontate tendenze torinocentriche.

È certo che non sarà stata ininfluente la sua storica e sincera amicizia con il predecessore Massimo Giordano, come non saranno ininfluenti le dinamiche di questi giorni quando, si spera al più presto, si potrà tornare a parlare serenamente di “noiose” vicende amministrative e delle loro future scadenze.

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