«Nel momento in cui ci sarà la necessità, i medici in pensione non si tireranno indietro. In un momento di grande difficoltà come questo, dove ci sono medici che lavorano senza badare a orari o turni di riposo, anche i pensionati sono pronti a fare la loro parte se qualcuno lo richiederà. Ovviamente su base volontaria e tenendo conto delle varie professionalità. E valutando bene le condizioni di salute di tutti, perché è noto che i meno giovani, come i medici in pensione, sono i più esposti al coronavirus. Una precauzione per loro e per gli stessi reparti in cui si troveranno, in ipotesi, a operare a supporto dei loro colleghi».
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Lo assicura il presidente dell’Ordine dei Medici, Federico D’Andrea.
L’emergenza-coronavirus ha portato a galla un problema che tocca direttamente i medici di medicina generale: «Se è vero, come è vero, che occorre limitare l’accesso agli ospedale alle persone che ne hanno la stretta necessità, ecco che i medici di famiglia sono il primo e fondamentale presidio. Eppure, ancora oggi e nonostante le segnalazioni all’assessorato regionale alla sanità, per la maggior parte sono sprovvisti del kit (mascherina, guanti, ecc) previsto dal Ministero. La corretta gestione dell’emergenza dovrebbe prevedere che per primi i medici di medicina generale siano dotati si sistemi di protezione, per quanto riguarda la prevenzione del contagio sia nei confronti dei pazienti che della propria salute. In questo momento i medici di famiglia si sentono isolati e abbandonati a se stessi».