Il vescovo a Re: «Gesù allontani il virus che ci insidia»

Con una celebrazione al Santuario di Re, seguita in diretta streaming da un migliaio di persone, oltre a chi si è unito personalmente richiamato dal suono delle campane di tutte le chiese, mons. Franco Giulio Brambilla questo mezzogiorno ha pregato a nome della gente di tutta la diocesi davanti all’immagine della Madonna del sangue.

Una preghiera di supplica: «In quest’ora trepida della malattia, che ci minaccia come un male invisibile – ha esordito il vescovo – intercedi presso il tuo Figlio, perché allontani il virus che ci insidia». E ha ricordato in particolare i bambini, gli anziani e chi è malato, chiedendo la benedizione «per le nostre comunità, il lavoro delle persone operose, lo studio dei giovani, le nostre famiglie e tutti coloro che non smettono di essere generosi nella carità».

Il vescovo, nella storica chiesa completamente vuota, era accompagnato dal vicario generale mons. Fausto Cossalter, dal rettore del santuario padre Gian Carlo Julita e da alcuni parroci e religiosi della valle.

Nella sua preghiera «in questo tempo, in cui siamo privati del dono immenso di celebrare insieme l’Eucaristia» il vescovo ha sottolineato gli atteggiamenti spirituali per vivere il momento presente, richiamando perdono, preghiera e sapienza.

E ha concluso rivolgendosi direttamente alal Madonna: «Accompagnaci e sii tu la guida nella nostra quaresima obbligata al digiuno d’ogni cosa: della Messa, degli incontri, delle carezze, degli abbracci e dei baci» auspicando che non ne consegua una mancanza di prossimità e di impegno.

Quindi ha concluso: «Ringraziamo per i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari, per chi lavora nonostante tutto, per gli amministratori della cosa pubblica. Ringraziamo per chi cura i bambini, per chi non smette di insegnare a distanza, per chi tiene compagnia agli anziani, per chi trasmette linguaggi di fiducia e speranza. Guidaci, o Madre, verso la Pasqua».

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Antonio Maio

Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.

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Con una celebrazione al Santuario di Re, seguita in diretta streaming da un migliaio di persone, oltre a chi si è unito personalmente richiamato dal suono delle campane di tutte le chiese, mons. Franco Giulio Brambilla questo mezzogiorno ha pregato a nome della gente di tutta la diocesi davanti all’immagine della Madonna del sangue. Una preghiera di supplica: «In quest’ora trepida della malattia, che ci minaccia come un male invisibile - ha esordito il vescovo - intercedi presso il tuo Figlio, perché allontani il virus che ci insidia». E ha ricordato in particolare i bambini, gli anziani e chi è malato, chiedendo la benedizione «per le nostre comunità, il lavoro delle persone operose, lo studio dei giovani, le nostre famiglie e tutti coloro che non smettono di essere generosi nella carità». Il vescovo, nella storica chiesa completamente vuota, era accompagnato dal vicario generale mons. Fausto Cossalter, dal rettore del santuario padre Gian Carlo Julita e da alcuni parroci e religiosi della valle. Nella sua preghiera «in questo tempo, in cui siamo privati del dono immenso di celebrare insieme l’Eucaristia» il vescovo ha sottolineato gli atteggiamenti spirituali per vivere il momento presente, richiamando perdono, preghiera e sapienza. E ha concluso rivolgendosi direttamente alal Madonna: «Accompagnaci e sii tu la guida nella nostra quaresima obbligata al digiuno d’ogni cosa: della Messa, degli incontri, delle carezze, degli abbracci e dei baci» auspicando che non ne consegua una mancanza di prossimità e di impegno. Quindi ha concluso: «Ringraziamo per i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari, per chi lavora nonostante tutto, per gli amministratori della cosa pubblica. Ringraziamo per chi cura i bambini, per chi non smette di insegnare a distanza, per chi tiene compagnia agli anziani, per chi trasmette linguaggi di fiducia e speranza. Guidaci, o Madre, verso la Pasqua».

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Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.