«Il Paese è chiamato a uno sforzo eccezionale per affrontare una crisi le cui dimensioni rischiano di compromettere in modo irreversibile il suo tessuto economico, sia per quanto riguarda i consumi interni, sia sul fronte internazionale. L’export risulta, se possibile, ancor più danneggiato da questa crisi, perché i competitor internazionali in queste settimane stanno acquisendo sempre maggiori quote di mercato».
[the_ad id=”62649″]
Confindustria Piemonte chiede di salvaguardare il lavoro, tutelando le persone e l’impresa.
«Anche il nostro territorio è impegnato in due battaglie distinte ancorché collegate: la prima di natura sanitaria, la seconda di natura economica e sociale. A oggi il Governo ha messo in campo misure di supporto alle imprese, alle famiglie e ai lavoratori tanto apprezzabili quanto insufficienti a compensare una frenata dei consumi che, lo ricordiamo, ha di fatto azzerato interi settori produttivi. La nostra regione sta pagando un prezzo altissimo e rischia di subire un contraccolpo insostenibile. Le imprese piemontesi stanno attuando tutte le prescrizioni in ordine di tutela della salute dei lavoratori e sono ovviamente disponibili a incrementare tali misure al fine di minimizzare, con qualsiasi mezzo, ogni eventuale rischio. È però vitale, nell’interesse comune, definire una progressiva riapertura delle attività produttive, per sostenere intere filiere che coinvolgono un ampio indotto formato da Pmi, artigiani e liberi professionisti».
E Confindustria Piemonte sollecita il Governo, nel rispetto delle indicazioni del comitato scientifico e di concerto con tutte le associazioni territoriali, e le parti sociali «ad aprire immediatamente un tavolo operativo per definire una graduale ripresa delle attività industriali. Il protrarsi della chiusura ha prodotto effetti negativi che rischiano di essere irreversibili per il Paese. Nel rispetto delle ineludibili indicazioni del comitato scientifico, imprese, Governo e parti sociali subito insieme per ripartire, aumentando ancora di più la sicurezza dei lavoratori».
«Siamo di fronte alla crisi più grave degli ultimi 50 anni – ha commentato Fabio Ravanelli, presidente di Confindustria Piemonte – Le imprese stanno affrontando seri problemi di liquidità e al tempo stesso assistono all’erosione delle proprie quote di mercato. Quindi è indispensabile, ma non sufficiente, un piano eccezionale di trasferimenti e investimenti. Le imprese devono essere messe nelle condizioni di stare sul mercato e continuare a produrre, nel massimo rispetto dei decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, che potranno essere ulteriormente affinati, e delle ineludibili indicazioni del comitato scientifico. Ogni giorno di chiusura perdiamo quote di mercato che difficilmente riusciremo a riconquistare. A oggi abbiamo calcolato un impatto negativo sul Pil del 6%, ma il rischio concreto è che l’emergenza sanitaria si traduca in una spirale recessiva irreversibile».