Mercoledì 15 aprile, data che potrebbe essere significativa: secondo uno studio di fonte accreditata, il primo che si è spinto a fare una tale proiezione, questo potrebbe essere il giorno in cui non si registreranno più nuovi contagi di coronavirus in Piemonte, mentre in Italia il contagio si dovrebbe fermare nella prima decade di maggio.
Queste date si trovano nel lavoro di ricerca “The Covid-19 pandemic in Italy” datato 30 marzo, avviato dall’Eief (http://www.eief.it/eief/index.php/covid-19-forum), cioè l’Einaudi Institute for Economics and Finance, un centro di ricerca universitaria di Roma sostenuto dalla Banca d’Italia, proprio con lo scopo di formulare proiezioni attendibili sugli effetti e il decorso della pandemia. In particolare tale ricerca è affidata a Franco Peracchi, docente alla Georgetown University e all’Università di Tor Vergata, ed è basata sui dati quotidianamente forniti dalla Protezione Civile, soprattutto stimandone andamenti e variazioni. La stessa ricerca sarà aggiornata ogni giorno per fornire proiezioni sempre più accurate.
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Certo non vuol dire che tra meno di tre settimane sarà finito tutto, ma che almeno ora si incomincia a vedere una luce alla fine del tunnel, sulla base della quale si potranno iniziare a fare previsioni anche per un avvio di ripresa.
In ogni caso i numerosi grafici che accompagnano lo studio, anche dettagliati regione per regione, sembrano suggerire – sulla base dei dati attuali – una forma a gobba, come se il picco dei nuovi contagi fosse stato superato alla fine della scorsa settimana, pur con andamenti diversi, mostrando un rallentamento. Inoltre anche l’andamento della mortalità sarebbe entrato nella fase di diminuzione.
Se addirittura prima di Pasqua potrebbero non registrarsi nuovi casi positivi in Basilicata, Liguria, Umbria, Friuli e Valle d’Aosta, il Piemonte (che pure è la seconda regione italiana per nuovi casi in rapporto alla sua popolazione) dovrebbe uscirne insieme al Veneto e prima di Lombardia (22 aprile), Emilia Romagna (24 aprile) e Toscana (1 maggio).
Tuttavia lo stesso ricercatore avverte che il numero dei casi, cioè chi ha effettuato il tampone risultandone positivo, non rappresenta il numero degli infettati, considerato da tutti gli statistici decisamente molto maggiore. Inoltre criteri e intensità dei test variano nel tempo e per territorio. Quindi, se la previsione a livello nazionale ha una base sufficiente di dati affinché possa indicare una stima attendibile, il minor numero di dati regionali rende le relative proiezioni ancora più incerte e, per diverse regioni, nemmeno ancora formulate.
Come riferisce il Corriere della Sera di oggi parlando della ricerca, l’economista Luigi Guiso, anch’egli docente dell’Eief, osserva che, in ogni caso, queste prime date possono dare un indicatore di tendenza sugli effetti delle misure di contenimento e via via diventeranno sempre più attendibili e stabili, probabilmente già dalla fine di questa settimana. Lo stesso economista si spinge a proporre che nei primi territori senza più nuovi contagi si tentino sperimentazioni per il riavvio graduale delle attività.