Covid19, parla il primo donatore di plasma

Al via anche all’Ospedale Maggiore la cura di pazienti affetti da Covid19 con il plasma iper-immune da convalescenti. Un lavoro che viene svolto insieme al policlinico San Matteo di Pavia, che ha già iniziato la cura. Già quattro i donatori testati e i primi campioni sono già stati inviati a Pavia per la valutazione del titolo (ovvero della presenza in quantità sufficiente di anticorpi) l’altro ieri, lunedì. «Questa mattina – dice il dottor Mascaro, direttore della Medicina Trasfusionale del Maggiore – è già stata fatta la prima raccolta di plasma da donatore idoneo; domani il plasma sarà pronto per essere trasfuso». E il primo donatore convalescente è un uomo di giovane età, ricoverato per una settimana e poi guarito.

 

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«Non avevo mai donato il sangue – racconta – ma in questa situazione ho creduto che fosse mio dovere mettermi a disposizione per salvare altre persone». «Il gesto che ho fatto oggi non è nient’altro che mettersi a disposizione della comunità per togliere l’Italia e le persone da questa situazione che non è per nulla bella; per tutto: per le persone, per l’economia, per il lavoro. Dobbiamo contribuire tutti, anche in questo modo, agendo in prima persona. Spero che il plasma serva e aiuti le persone che sono in difficoltà».

Tecnicamente la sperimentazione della cura si basa su alcuni passaggi: «Per determinare se la trasfusione di plasma da persona convalescente può essere utilizzata nel trattamento dei pazienti critici con infezione da coronavirus – spiega il dottor Mascaro – è necessario infatti determinare la quantità di anticorpi specifici; il test viene effettuato presso il Laboratorio di virologia molecolare del policlinico di Pavia». Dopo l’ottenimento della risposta da Pavia, se le condizioni sono favorevoli, inizia la raccolta di plasma iperimmune.

«Dopo la raccolta – spiega – il plasma viene trattato in modo da eliminare altri batteri o virus, quindi viene trasfuso in pazienti critici, in terapia intensiva o sub intensiva, valutandone gli esiti»

Il plasma raccolto serve, una volta diviso in tre parti, per il ciclo di terapia per un paziente. La sperimentazione, che vede coinvolta oltre alla Medicina Trasfusionale anche la Direzione medica e la struttura di anestesia e rianimazione, è partita dopo le necessarie autorizzazioni compresa quella indispensabile del Comitato etico aziendale e del Centro nazionale sangue.

 

 

 

 

 

 

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Covid19, parla il primo donatore di plasma

Al via anche all’Ospedale Maggiore la cura di pazienti affetti da Covid19 con il plasma iper-immune da convalescenti. Un lavoro che viene svolto insieme al policlinico San Matteo di Pavia, che ha già iniziato la cura. Già quattro i donatori testati e i primi campioni sono già stati inviati a Pavia per la valutazione del titolo (ovvero della presenza in quantità sufficiente di anticorpi) l’altro ieri, lunedì. «Questa mattina – dice il dottor Mascaro, direttore della Medicina Trasfusionale del Maggiore – è già stata fatta la prima raccolta di plasma da donatore idoneo; domani il plasma sarà pronto per essere trasfuso». E il primo donatore convalescente è un uomo di giovane età, ricoverato per una settimana e poi guarito.

 

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«Non avevo mai donato il sangue – racconta – ma in questa situazione ho creduto che fosse mio dovere mettermi a disposizione per salvare altre persone». «Il gesto che ho fatto oggi non è nient’altro che mettersi a disposizione della comunità per togliere l’Italia e le persone da questa situazione che non è per nulla bella; per tutto: per le persone, per l’economia, per il lavoro. Dobbiamo contribuire tutti, anche in questo modo, agendo in prima persona. Spero che il plasma serva e aiuti le persone che sono in difficoltà».

Tecnicamente la sperimentazione della cura si basa su alcuni passaggi: «Per determinare se la trasfusione di plasma da persona convalescente può essere utilizzata nel trattamento dei pazienti critici con infezione da coronavirus – spiega il dottor Mascaro – è necessario infatti determinare la quantità di anticorpi specifici; il test viene effettuato presso il Laboratorio di virologia molecolare del policlinico di Pavia». Dopo l’ottenimento della risposta da Pavia, se le condizioni sono favorevoli, inizia la raccolta di plasma iperimmune.

«Dopo la raccolta – spiega – il plasma viene trattato in modo da eliminare altri batteri o virus, quindi viene trasfuso in pazienti critici, in terapia intensiva o sub intensiva, valutandone gli esiti»

Il plasma raccolto serve, una volta diviso in tre parti, per il ciclo di terapia per un paziente. La sperimentazione, che vede coinvolta oltre alla Medicina Trasfusionale anche la Direzione medica e la struttura di anestesia e rianimazione, è partita dopo le necessarie autorizzazioni compresa quella indispensabile del Comitato etico aziendale e del Centro nazionale sangue.

 

 

 

 

 

 

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