«Tutti possiamo fare la differenza con comportamenti virtuosi»

«La produzione industriale in marzo e aprile registra una perdita di oltre il 50% e non possiamo attenderci, con la fine del lockdown, un recupero veloce, da un lato per la prudenza che le famiglie nel riprendere le abitudini di spesa precedenti, dall’altro per il fatto che le imprese dovranno smaltire scorte accumulate negli ultimi mesi. Plausibile quindi che la maggior parte delle aziende lavorerà a regime ridotto per diverso tempo: i dati relativi agli ordini parlano infatti di un calo in volume del 44,6% in aprile su marzo (-42,1% annuo), quando sono diminuiti del 23,7% su febbraio (-52,7% annuo)».

 

 

A quattro giorni dall’inizio della fase 2 il presidente di Confindustria Piemonte, Fabio Ravanelli, fa un primissimo bilancio sull’andamento della ripresa. «Come ogni motore mai abituato a fermarsi e che invece ha dovuto fermarsi per forza, la ripartenza è un po’ difficile – prosegue -. Il problema è l’estrema debolezza del mercato interno e le aziende che lavorano solo in questo settore sono quelle più colpite».

Secondo il presidente «i problemi più grossi sono quelli che c’erano anche le scorse settimane: le aziende che hanno chiesto finanziamenti sopra i 25 mila euro non hanno ancora ricevuto nulla, io non credo per cattiva di volontà da parte di qualcuno o per mancanza di garanzie ma a causa delle lungaggini burocratiche, che non chiediamo vengano abolite, oltre che per l’elevato numero di richieste. Credo che ci sia stato un errore iniziale del governo nell’affermare che era sufficiente fare la domanda e in tre giorni si sarebbe ottenuto il contributo perchè così non è stato. L’istruttoria è a buon punto, so che è stato erogato qualcosa sotto i 25 mila euro ma sopra poco o niente».

Per quanto riguarda la sicurezza «la percezione è che adesso sia più facile reperire dpi rispetto a un mese fa -continua -. Partendo da principio sacrosanto che aprono solo aziende in grado di garantire al 100% le norme di sicurezza, se un imprenditore non può farlo anche solo per motivi oggettivi, in questo momento non apre. Come Confindustria continuiamo a ripeterlo».

Per quanto riguarda il futuro Ravanelli dichiara: «Si stanno sperimentando farmaci e si sta studiando il vaccino. Le aziende al loro interno stanno facendo tutto il possibile tanto che questi luoghi di lavoro potrebbero diventare il posto più sicuro. Credo che il problema più grosso sia ancora quello di rispettare le regole da parte di tutti: questo è proprio il caso in cui ognuno di noi può fare la differenza, tutti allo stesso modo con comportamenti virtuosi».

 

 

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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«La produzione industriale in marzo e aprile registra una perdita di oltre il 50% e non possiamo attenderci, con la fine del lockdown, un recupero veloce, da un lato per la prudenza che le famiglie nel riprendere le abitudini di spesa precedenti, dall’altro per il fatto che le imprese dovranno smaltire scorte accumulate negli ultimi mesi. Plausibile quindi che la maggior parte delle aziende lavorerà a regime ridotto per diverso tempo: i dati relativi agli ordini parlano infatti di un calo in volume del 44,6% in aprile su marzo (-42,1% annuo), quando sono diminuiti del 23,7% su febbraio (-52,7% annuo)».     A quattro giorni dall'inizio della fase 2 il presidente di Confindustria Piemonte, Fabio Ravanelli, fa un primissimo bilancio sull'andamento della ripresa. «Come ogni motore mai abituato a fermarsi e che invece ha dovuto fermarsi per forza, la ripartenza è un po' difficile - prosegue -. Il problema è l'estrema debolezza del mercato interno e le aziende che lavorano solo in questo settore sono quelle più colpite». Secondo il presidente «i problemi più grossi sono quelli che c'erano anche le scorse settimane: le aziende che hanno chiesto finanziamenti sopra i 25 mila euro non hanno ancora ricevuto nulla, io non credo per cattiva di volontà da parte di qualcuno o per mancanza di garanzie ma a causa delle lungaggini burocratiche, che non chiediamo vengano abolite, oltre che per l'elevato numero di richieste. Credo che ci sia stato un errore iniziale del governo nell'affermare che era sufficiente fare la domanda e in tre giorni si sarebbe ottenuto il contributo perchè così non è stato. L'istruttoria è a buon punto, so che è stato erogato qualcosa sotto i 25 mila euro ma sopra poco o niente». Per quanto riguarda la sicurezza «la percezione è che adesso sia più facile reperire dpi rispetto a un mese fa -continua -. Partendo da principio sacrosanto che aprono solo aziende in grado di garantire al 100% le norme di sicurezza, se un imprenditore non può farlo anche solo per motivi oggettivi, in questo momento non apre. Come Confindustria continuiamo a ripeterlo». Per quanto riguarda il futuro Ravanelli dichiara: «Si stanno sperimentando farmaci e si sta studiando il vaccino. Le aziende al loro interno stanno facendo tutto il possibile tanto che questi luoghi di lavoro potrebbero diventare il posto più sicuro. Credo che il problema più grosso sia ancora quello di rispettare le regole da parte di tutti: questo è proprio il caso in cui ognuno di noi può fare la differenza, tutti allo stesso modo con comportamenti virtuosi».    

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore