Cgil: «Inaccettabile continuare a morire sul lavoro»

Ripresa da poco l’attività lavorativa e subito il mondo del lavoro si trova a piangere una vittima. Sulla tragedia accaduta ieri pomeriggio in cantiere a Trecate interviene il segretario generale della Cgil Novara e Vco, Attilio Fasulo. «Alla famiglia di Mihai Agapi tutta la nostra vicinanza e solidarietà – esordisce – Alle autorità competenti il compito di far luce sulla dinamica dell’incidente e ricercare le responsabilità di questa nuova morte bianca».

 

 

«In alcuni settori – aggiunge –  i motivi dei decessi sono identici da 100 anni a questa parte, la caduta dall’alto nel settore edile ne è un esempio. La catena del lavoro in appalto è fonte di pericolose mancate applicazioni di norme in materia di sicurezza, altro che deregolamentare ulteriormente del codice degli appalti come qualcuno immagina semplicisticamente parlando di un laccio allo sviluppo economico».

«Non è più accettabile che in Italia si debba continuare a morire sul lavoro: la vita di lavoratori e lavoratrici viene prima di ogni altra cosa. Siamo tutti impegnati in questa difficile fase a garantire l’applicazione del protocollo condiviso sulla sicurezza, ma il fatto di ieri ci dice, ancora una volta, che ancora non basta. Nei luoghi di lavoro si continua a morire»

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Cgil: «Inaccettabile continuare a morire sul lavoro»

Ripresa da poco l’attività lavorativa e subito il mondo del lavoro si trova a piangere una vittima. Sulla tragedia accaduta ieri pomeriggio in cantiere a Trecate interviene il segretario generale della Cgil Novara e Vco, Attilio Fasulo. «Alla famiglia di Mihai Agapi tutta la nostra vicinanza e solidarietà – esordisce – Alle autorità competenti il compito di far luce sulla dinamica dell’incidente e ricercare le responsabilità di questa nuova morte bianca».     «In alcuni settori – aggiunge -  i motivi dei decessi sono identici da 100 anni a questa parte, la caduta dall’alto nel settore edile ne è un esempio. La catena del lavoro in appalto è fonte di pericolose mancate applicazioni di norme in materia di sicurezza, altro che deregolamentare ulteriormente del codice degli appalti come qualcuno immagina semplicisticamente parlando di un laccio allo sviluppo economico». «Non è più accettabile che in Italia si debba continuare a morire sul lavoro: la vita di lavoratori e lavoratrici viene prima di ogni altra cosa. Siamo tutti impegnati in questa difficile fase a garantire l’applicazione del protocollo condiviso sulla sicurezza, ma il fatto di ieri ci dice, ancora una volta, che ancora non basta. Nei luoghi di lavoro si continua a morire»

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