Atc, il presidente non si dimette e scoppia ancora la polemica

Atc, il presidente non si dimette e scoppia ancora la polemica. Luigi Songa, presidente di Atc Piemonte Nord, era balzato agli onori della cronaca alla fine di gennaio quando, durante un’intervista, aveva apertamente dichiarato di essere fascista mostrando i cimeli del Ventennio conservanti nel suo ufficio pubblico.

Da quel momento non solo le forze di centro sinistra si erano mosse per chiederne le dimissioni, ma anche il presidente della Regione, Alberto Cirio, e il presidente del consiglio, Stefano Allasia, gli aveva inviato una richiesta formale con la quale, in sostanza, gli chiedevano di andarsene.

Songa, che in un primo momento aveva taciuto senza dare segnali, aveva poi fatto sapere che ci avrebbe pensato.

 

 

Poi è scoppiata l’emergenza coronavirus e il caso Songa è ovviamente passato in secondo piano. Ma martedì 19 maggio si è svolto il primo Consiglio di amministrazione di Atc post covid e i due consiglieri di minoranza, Emiliano Marino e Piergiacomo Baroni, sono tornati all’attacco: «La risposta che ci siamo sentiti dare è stata peggio del silenzio – commenta Marino -. Songa ha detto “stavo riflettendo poi c’è stata l’emergenza, ci penserò ancora” tutto questo davanti ai due consiglieri di maggioranza (Marco Marchioni e Leo Spataro, ndr) incapaci di qualunque tipo di reazione. Trovo tutto questo inaccettabile anche nei confronti di un ente come la Regione che aveva formalmente chiesto le sue dimissioni. È ovvio che lui non abbia alcuna intenzione di andarsene. Valuteremo le modalità per sfiduciarlo in Cda, ma credo che a questo punto un partito come la Lega debba prendere posizioni più nette».

Sul tema si è espresso anche il consigliere regionale del Pd, Domenico Rossi, tra i primi che aveva chiesto la rimozione di Songa dall’incarico: «Non mi aspettavo che si arrivasse a questo punto considerata la lettera ufficiale in cui Cirio e Allasia invitavano Songa a “valutare seriamente l’opportunità di rimettere il mandato”. Su questo punto il presidente, la giunta e tutta la maggioranza si stanno giocando la loro credibilità: se non sono nelle condizioni di controllare e gestire le dinamiche interne alla coalizione come possono pensare di essere credibili di fronte ai cittadini? Per noi non cambia nulla: Songa, nominato presidente dalla giunta, deve dimettersi. Le nostre istituzioni non possono essere governate e amministrate da persone che dichiarano di non provare alcuna vergogna se le si chiama fascisti e che agiscono di conseguenza. Lasciarlo alla presidenza di Atc significherebbe offendere il Piemonte, medaglia d’oro al valor civile della Resistenza».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

Una risposta

  1. meglio un fascista che opera per il bene della collettività che tanti amici della sinistra più arrogante che non si ntendoo di niente, basta vedere come è composta la compagine governativa. Ma in Italia siamo ottusi, basta essere di sinistra per avere un posto di potere e di comando. Bravi!!

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Atc, il presidente non si dimette e scoppia ancora la polemica. Luigi Songa, presidente di Atc Piemonte Nord, era balzato agli onori della cronaca alla fine di gennaio quando, durante un'intervista, aveva apertamente dichiarato di essere fascista mostrando i cimeli del Ventennio conservanti nel suo ufficio pubblico. Da quel momento non solo le forze di centro sinistra si erano mosse per chiederne le dimissioni, ma anche il presidente della Regione, Alberto Cirio, e il presidente del consiglio, Stefano Allasia, gli aveva inviato una richiesta formale con la quale, in sostanza, gli chiedevano di andarsene. Songa, che in un primo momento aveva taciuto senza dare segnali, aveva poi fatto sapere che ci avrebbe pensato.     Poi è scoppiata l'emergenza coronavirus e il caso Songa è ovviamente passato in secondo piano. Ma martedì 19 maggio si è svolto il primo Consiglio di amministrazione di Atc post covid e i due consiglieri di minoranza, Emiliano Marino e Piergiacomo Baroni, sono tornati all'attacco: «La risposta che ci siamo sentiti dare è stata peggio del silenzio - commenta Marino -. Songa ha detto "stavo riflettendo poi c'è stata l'emergenza, ci penserò ancora" tutto questo davanti ai due consiglieri di maggioranza (Marco Marchioni e Leo Spataro, ndr) incapaci di qualunque tipo di reazione. Trovo tutto questo inaccettabile anche nei confronti di un ente come la Regione che aveva formalmente chiesto le sue dimissioni. È ovvio che lui non abbia alcuna intenzione di andarsene. Valuteremo le modalità per sfiduciarlo in Cda, ma credo che a questo punto un partito come la Lega debba prendere posizioni più nette». Sul tema si è espresso anche il consigliere regionale del Pd, Domenico Rossi, tra i primi che aveva chiesto la rimozione di Songa dall'incarico: «Non mi aspettavo che si arrivasse a questo punto considerata la lettera ufficiale in cui Cirio e Allasia invitavano Songa a "valutare seriamente l’opportunità di rimettere il mandato". Su questo punto il presidente, la giunta e tutta la maggioranza si stanno giocando la loro credibilità: se non sono nelle condizioni di controllare e gestire le dinamiche interne alla coalizione come possono pensare di essere credibili di fronte ai cittadini? Per noi non cambia nulla: Songa, nominato presidente dalla giunta, deve dimettersi. Le nostre istituzioni non possono essere governate e amministrate da persone che dichiarano di non provare alcuna vergogna se le si chiama fascisti e che agiscono di conseguenza. Lasciarlo alla presidenza di Atc significherebbe offendere il Piemonte, medaglia d’oro al valor civile della Resistenza».

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