Per ricordare le morti silenziose nelle case di riposo, un esercito di nonne e nonni che non ce l’hanno fatta nella battaglia contro il coronavirus; ma anche per rivendicare un futuro per cittadini e lavoratori e per onorare, e difendere, “l’encomiabile lavoro” di quanti prestano la loro opera nelle case di riposo: oggi operatori ed operatrici delle strutture hanno indossato al braccio la fascia a lutto.
Un gesto silenzioso e simbolico, messo in atto in tutte le strutture, mentre presidi sono stati organizzati negli spazi esterni dell’Istituto De Pagave e dell’Opera Pia Curti di Borgomanero, le due Rsa assurte, loro malgrado, quasi a “simbolo” dell’emergenza Covid 19 nel Novarese.
La prima, per la situazione complessa, che aveva evidenziato il ritorno di focolai ad un ulteriore “giro” di test virologici eseguiti verso la metà di maggio; la seconda per il grido d’allarme, ma anche di dolore e di impotenza, che aveva lanciato ancora ai primi di aprile il direttore Giovanni Tinivella («Stiamo facendo una guerra senza armi, sopra alle nostre possibilità. Combattiamo scalzi e senza divise contro un esercito armato di tutto punto»).
«Occorre dare risposte precise, sia per la cura degli ospiti delle case di riposo, sia per la tutela dei dipendenti, che rischiano, dopo essersi sacrificati nel periodo dell’epidemia, anche di perdere il posto di lavoro – commenta Mattia Rago della Fisascat Cisl – Vanno invece riconosciuti i loro meriti e quanto sia stata importante la loro funzione. Sono stati loro al fianco degli anziani, a rincuorarli, a dare un sostegno, nonostante sapessero di correre seri rischi, come è accaduto per alcuni. Di questi sacrifici bisogna ricordarsi, e rafforzare le Rsa, soprattutto nell’ipotesi di nuovi periodi di difficoltà».