«Le imprese ricominciano, ma servono provvedimenti seri da parte del governo»

A livello nazionale è un contitnuo scontro tra governo e Confindustria. Carlo Bonomi, presidente nazionale, attacca il premier Giuseppe Conte dopo ogni mossa; gli Stati generali dell’economia a Villa Pamphili sono stati definiti «inconsistenti, senza un piano dettagliato». Per non parlare delle affermazioni del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, il quale una settimana fa aveva dichiarato che le aziende non riaprono perché lo Stato copre l’80% della busta paga e per pigrizia imprenditoriale. Ferma la reazione di Confindustria che le ha definite «parole inaccettabili e offensive».

Su questi e altri argomenti La Voce ha fatto il punto con il presidente di Confindustria Piemonte, Fabio Ravanelli.

Come possiamo definire la situazione delle imprese a livello regionale? Ci sono segnali di ripresa?
Dobbiamo innanzitutto considerare che il nostro territorio partiva da una situazione di svantaggio in quanto già in periodo pre covid era quello che nel nord stava crescendo meno. La pandemia e la conseguente crisi economica non hanno fatto altro che peggiorarare, però mi sembra di capire che la giunta regionale si stia attivando anche in un’ottica futura per alleviare il più possibile le problematiche nei diversi settori economici. Certo l’automotive, che è il più importante in Piemonte, è ancora fortemente in crisi. Ce ne sono altri, invece, come l’alimentare o la chimica, che vivono tutt’altra situazione perchè hanno continuato a lavorare. Ora, però, che ci sono tutte le condizioni per ricominciare bene, è necessario che lo Stato intervenga seriamente.

 

 

Il governo ha dichiarato che aggiungerà un capitolo al decreto Rilancio concendendo altre quattro settimane di cassa integrazione a imprese e lavoratori.
Me lo auguro perchè finora i provvedimenti sono stati annunciati, ma se ne sono visti ben pochi. Qualche credito sotto i 25 mila euro è stato erogato, situazioni che riguardano le piccole imprese. Per il resto, tra marzo e aprile il governo aveva fatto intendere che in pochi giorni i finanziamenti sarebbero arrivati, invece gli imprenditori stanno ancora aspettando.

Dopo le dichiarazioni del presidente dell’Inps, pare che l’istituto abbia liquidato tutte le richieste ricevute fino al 14 maggio.
Diversamente sarebbe davvero grave, così come sono state le affermazioni. Durante la sua dichiarazione il presidente si è forse dimenticato di dire che la cassa è stata anticipata dai datori di lavori. Ora un rimborso immediato mi sembra un passaggio doveroso anche per tentare di ricucire i rapporti.

Un altro argomento di stretta attualità è la proposta di tenere aperte le aziende anche ad agosto, pensa sia una strada percorribile?
Intanto mi sembra di capire che a livello nazionale questa idea sia stata accolta favorevolemente anche dai sindacati. Certo non sarebbe una norma da applicare urbi et orbi, ma andrebbe analizzata per ogni singolo caso: aziende che hanno continuato a lavorare, non hanno bisogno di farlo anche ad agosto; diversamente, chi nei mesi di marzo e aprile è stato costretto a fermarsi, deve avere la possibilità di recuperare; penso, ad esempio, alle aziende che fanno parte di una filiera internazionale, come i rubinettai sul nostro territorio che hanno accolto molto bene questa proposta: solo così ci potrà essere un ritorno alla competitività.

Un’idea che andrà incontro a una nuova concezione degli orari di lavoro?
Basta guardare come lo smart working abbia completamente cambiato i paradigmi. Per molti paesi europei il mese di agosto è un mese come un altro; è una questione di mentalità e sarà un ulteriore stimolo anche per gli impreditori che avranno occasione per ripensare a determinati temi.

A proposito di nuove modalità di lavoro, come si sono adegaute le aziende alle misure di sicurezza?
La maggior parte delle imprese ha fatto uno sforzo enorme che è stato ripagato con un esito positivo. L’ho già detto e lo ribadisco: la fabbrica è diventata una dei luoghi più sicuri. Gli strumenti per lavorare in sicurezza, dunque, ci sono; molto, però, sta facendo anche la consapevolzza delle persone che si è adeguata ai nuovi compoortamenti di distanziamento.

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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A livello nazionale è un contitnuo scontro tra governo e Confindustria. Carlo Bonomi, presidente nazionale, attacca il premier Giuseppe Conte dopo ogni mossa; gli Stati generali dell'economia a Villa Pamphili sono stati definiti «inconsistenti, senza un piano dettagliato». Per non parlare delle affermazioni del presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, il quale una settimana fa aveva dichiarato che le aziende non riaprono perché lo Stato copre l’80% della busta paga e per pigrizia imprenditoriale. Ferma la reazione di Confindustria che le ha definite «parole inaccettabili e offensive». Su questi e altri argomenti La Voce ha fatto il punto con il presidente di Confindustria Piemonte, Fabio Ravanelli. Come possiamo definire la situazione delle imprese a livello regionale? Ci sono segnali di ripresa? Dobbiamo innanzitutto considerare che il nostro territorio partiva da una situazione di svantaggio in quanto già in periodo pre covid era quello che nel nord stava crescendo meno. La pandemia e la conseguente crisi economica non hanno fatto altro che peggiorarare, però mi sembra di capire che la giunta regionale si stia attivando anche in un'ottica futura per alleviare il più possibile le problematiche nei diversi settori economici. Certo l'automotive, che è il più importante in Piemonte, è ancora fortemente in crisi. Ce ne sono altri, invece, come l'alimentare o la chimica, che vivono tutt'altra situazione perchè hanno continuato a lavorare. Ora, però, che ci sono tutte le condizioni per ricominciare bene, è necessario che lo Stato intervenga seriamente.     Il governo ha dichiarato che aggiungerà un capitolo al decreto Rilancio concendendo altre quattro settimane di cassa integrazione a imprese e lavoratori. Me lo auguro perchè finora i provvedimenti sono stati annunciati, ma se ne sono visti ben pochi. Qualche credito sotto i 25 mila euro è stato erogato, situazioni che riguardano le piccole imprese. Per il resto, tra marzo e aprile il governo aveva fatto intendere che in pochi giorni i finanziamenti sarebbero arrivati, invece gli imprenditori stanno ancora aspettando. Dopo le dichiarazioni del presidente dell'Inps, pare che l'istituto abbia liquidato tutte le richieste ricevute fino al 14 maggio. Diversamente sarebbe davvero grave, così come sono state le affermazioni. Durante la sua dichiarazione il presidente si è forse dimenticato di dire che la cassa è stata anticipata dai datori di lavori. Ora un rimborso immediato mi sembra un passaggio doveroso anche per tentare di ricucire i rapporti. Un altro argomento di stretta attualità è la proposta di tenere aperte le aziende anche ad agosto, pensa sia una strada percorribile? Intanto mi sembra di capire che a livello nazionale questa idea sia stata accolta favorevolemente anche dai sindacati. Certo non sarebbe una norma da applicare urbi et orbi, ma andrebbe analizzata per ogni singolo caso: aziende che hanno continuato a lavorare, non hanno bisogno di farlo anche ad agosto; diversamente, chi nei mesi di marzo e aprile è stato costretto a fermarsi, deve avere la possibilità di recuperare; penso, ad esempio, alle aziende che fanno parte di una filiera internazionale, come i rubinettai sul nostro territorio che hanno accolto molto bene questa proposta: solo così ci potrà essere un ritorno alla competitività. Un'idea che andrà incontro a una nuova concezione degli orari di lavoro? Basta guardare come lo smart working abbia completamente cambiato i paradigmi. Per molti paesi europei il mese di agosto è un mese come un altro; è una questione di mentalità e sarà un ulteriore stimolo anche per gli impreditori che avranno occasione per ripensare a determinati temi. A proposito di nuove modalità di lavoro, come si sono adegaute le aziende alle misure di sicurezza? La maggior parte delle imprese ha fatto uno sforzo enorme che è stato ripagato con un esito positivo. L'ho già detto e lo ribadisco: la fabbrica è diventata una dei luoghi più sicuri. Gli strumenti per lavorare in sicurezza, dunque, ci sono; molto, però, sta facendo anche la consapevolzza delle persone che si è adeguata ai nuovi compoortamenti di distanziamento.

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