Con Fcn e Archivio rivive l’opera di Aldo Beldì

L’opera di Aldo Beldì, poliedrico artista novarese e pubblicitario di fama nella seconda metà del Novecento, viene riordinata e valorizzata e potrebbe trovare una futura fruizione da parte del grande pubblico. Questo delinea il progetto in corso presso l’Archivio di Stato di Novara – dove è stato presentato questo martedì mattina – che è sostenuto con un contributo di 15.000 euro dal Fondo dott. Giovanni Pagani costituito presso la Fondazione Comunità del Novarese.

Il progetto, guidato dall’archivista e storico dell’arte Andrea Maria Ludovici, prevede schedatura, riordino, condizionamento, inventariazione e digitalizzazione del Fondo costituto con il materiale donato dal figlio Paolo (notissimo regista televisivo di programmi di successo Rai e Mediaset) all’Archivio di Stato.

 

 

Il materiale è composto da carte private e di lavoro, bozzetti, disegni, fotografie, manifesti e locandine pubblicitarie della seconda metà del Novecento; frutto dell’attività professionale del pubblicitario, tra le figure più importanti nel campo dal Secondo Dopoguerra agli anni Novanta del Novecento, oltre che da documentazione riconducibile all’attività gestionale dello studio che dirigeva. Tra le carte rinvenute, appunti e ritagli di pubblicità e giornali che dimostrano la molteplicità degli interessi del pubblicitario novarese verso la società del suo tempo.

«È un archivio professionale ma ci sono documenti che raccontano anche l’uomo: si va dagli anni ’40 al 1999, con la sua scomparsa. Per me – ha spiegato Ludovici illustrando produzioni, foto, disegni, progetti e bozzetti significativi – è molto interessante ed anche divertente lavorarci. Si tratta di documenti eterogenei e vari che mostrano come Beldì si sia interessato di cultura a 360 gradi. Materiale tra i più importanti in Italia nel suo genere. Oggi il lavoro di archiviazione è a metà, con circa 650 opere, e se ne può prevedere il termine in autunno».

Si tratta di materiale di grande pregio che mostra l’opera dell’artista ma testimonia anche l’evoluzione del settore della pubblicità nel periodo del boom economico e successivo con le capacità di innovazione ideate da Beldì, ad esempio i “monumenti pubblicitari” nelle fiere, che rendevano plastici e realistici i messaggi grafici dei manifesti.

«Vogliamo aiutare il territorio a riscoprire questo suo personaggio – ha affermato il vicepresidente della Fondazione Comunità Novarese, Giuseppe Nobile – e riteniamo che questo lavoro sarà accolto con attenzione e affetto. Per Fcn è importante restituire il giusto valore alla storia di figure che hanno dato lustro alla comunità».

L’intervento non riguarda un bene culturale tradizionale, ma l’obiettivo è nella futura fruizione da parte del pubblico di un “unicum” di sicuro interesse storico-culturale che racconta l’evoluzione dei costumi e della comunicazione pubblicitaria in un preciso periodo ed interessa direttamente anche il Novarese. Ciò ha motivato l’intervento del Fondo Giovanni Pagani, intitolato ad un medico, primario urologo e mecenate di restauri (ad esempio la SS. Trinità di Momo) che ha voluto destinare parte del patrimonio per archivi, biblioteche e musei. «Il Fondo ha approvato la proposta di sostenere questo progetto – ha spiegato Giovanni Benedetto, tra gli eredi e referente del Fondo – ritenendo i materiali di grande pregio e l’obiettivo di alto livello. Ci siamo occupati di vari archivi e questo è originale perché è contemporaneo e presenta la dimensione artistica che si fa pubblicità».

Alla presentazione è intervenuto telefonicamente anche Paolo Beldì: «Io sono stato premiato Novarese dell’Anno – ha detto – ma ho sempre pensato che mio padre meritasse questo riconoscimento molto di più. Egli fu un vero artista, iniziò da pittore e Novara ha anche un suo intervento architettonico come la ristrutturata chiesetta della Madonna del Bosco in corso Vercelli».

Nobile, Ludovici, Benedetto, De Franco

Aldo Beldì ideò le campagne pubblicitarie di importanti marchi italiani tra cui il Consorzio Gorgonzola, Parmigiano Reggiano, la Bialetti, Mattel giocattoli, salumificio Franchi, Scic cucine, AEG elettrodomestici, il calzaturificio Doppieri e la Pavesi (suo lo slogan “E’ sempre l’ora dei Pavesini”) su tutti i media: dai manifesti ai giornali, fino ai minifilm per Carosello e poi gli spot sulle tv commerciali. Ricordando tutto questo il direttore dell’Archivio di Stato, Davide Bruno De Franco, ha concluso che «il suo archivio testimonia la storia dello sviluppo industriale italiano negli anni del miracolo economico e pensare di riordinarlo, organizzarlo e renderlo fruibile al pubblico è un’avventura davvero entusiasmante». Una fruizione auspicabilmente che possa interessare non solo gli esperti che accedono agli archivi ma anche il pubblico, attraverso una mostra. Ipotesi considerata «auspicabile, ma se compatibile con le possibilità dell’ente. C’è lo spazio della chiesa della Maddalena che vede un progetto di adeguamento per renderla fruibile». E con la digitalizzazione «ha senso pensare anche a una fruibilità via web».

Dalla Fondazione Comunità del Novarese si ricorda che, come per tutti i progetti sostenuti, anche questo può raccogliere donazioni.

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Antonio Maio

Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.

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L’opera di Aldo Beldì, poliedrico artista novarese e pubblicitario di fama nella seconda metà del Novecento, viene riordinata e valorizzata e potrebbe trovare una futura fruizione da parte del grande pubblico. Questo delinea il progetto in corso presso l’Archivio di Stato di Novara - dove è stato presentato questo martedì mattina - che è sostenuto con un contributo di 15.000 euro dal Fondo dott. Giovanni Pagani costituito presso la Fondazione Comunità del Novarese. Il progetto, guidato dall’archivista e storico dell’arte Andrea Maria Ludovici, prevede schedatura, riordino, condizionamento, inventariazione e digitalizzazione del Fondo costituto con il materiale donato dal figlio Paolo (notissimo regista televisivo di programmi di successo Rai e Mediaset) all’Archivio di Stato.     Il materiale è composto da carte private e di lavoro, bozzetti, disegni, fotografie, manifesti e locandine pubblicitarie della seconda metà del Novecento; frutto dell’attività professionale del pubblicitario, tra le figure più importanti nel campo dal Secondo Dopoguerra agli anni Novanta del Novecento, oltre che da documentazione riconducibile all’attività gestionale dello studio che dirigeva. Tra le carte rinvenute, appunti e ritagli di pubblicità e giornali che dimostrano la molteplicità degli interessi del pubblicitario novarese verso la società del suo tempo. «È un archivio professionale ma ci sono documenti che raccontano anche l’uomo: si va dagli anni ’40 al 1999, con la sua scomparsa. Per me - ha spiegato Ludovici illustrando produzioni, foto, disegni, progetti e bozzetti significativi - è molto interessante ed anche divertente lavorarci. Si tratta di documenti eterogenei e vari che mostrano come Beldì si sia interessato di cultura a 360 gradi. Materiale tra i più importanti in Italia nel suo genere. Oggi il lavoro di archiviazione è a metà, con circa 650 opere, e se ne può prevedere il termine in autunno». Si tratta di materiale di grande pregio che mostra l’opera dell’artista ma testimonia anche l’evoluzione del settore della pubblicità nel periodo del boom economico e successivo con le capacità di innovazione ideate da Beldì, ad esempio i “monumenti pubblicitari” nelle fiere, che rendevano plastici e realistici i messaggi grafici dei manifesti. «Vogliamo aiutare il territorio a riscoprire questo suo personaggio - ha affermato il vicepresidente della Fondazione Comunità Novarese, Giuseppe Nobile - e riteniamo che questo lavoro sarà accolto con attenzione e affetto. Per Fcn è importante restituire il giusto valore alla storia di figure che hanno dato lustro alla comunità». L’intervento non riguarda un bene culturale tradizionale, ma l’obiettivo è nella futura fruizione da parte del pubblico di un “unicum” di sicuro interesse storico-culturale che racconta l’evoluzione dei costumi e della comunicazione pubblicitaria in un preciso periodo ed interessa direttamente anche il Novarese. Ciò ha motivato l’intervento del Fondo Giovanni Pagani, intitolato ad un medico, primario urologo e mecenate di restauri (ad esempio la SS. Trinità di Momo) che ha voluto destinare parte del patrimonio per archivi, biblioteche e musei. «Il Fondo ha approvato la proposta di sostenere questo progetto - ha spiegato Giovanni Benedetto, tra gli eredi e referente del Fondo - ritenendo i materiali di grande pregio e l’obiettivo di alto livello. Ci siamo occupati di vari archivi e questo è originale perché è contemporaneo e presenta la dimensione artistica che si fa pubblicità». Alla presentazione è intervenuto telefonicamente anche Paolo Beldì: «Io sono stato premiato Novarese dell’Anno - ha detto - ma ho sempre pensato che mio padre meritasse questo riconoscimento molto di più. Egli fu un vero artista, iniziò da pittore e Novara ha anche un suo intervento architettonico come la ristrutturata chiesetta della Madonna del Bosco in corso Vercelli».
Nobile, Ludovici, Benedetto, De Franco
Aldo Beldì ideò le campagne pubblicitarie di importanti marchi italiani tra cui il Consorzio Gorgonzola, Parmigiano Reggiano, la Bialetti, Mattel giocattoli, salumificio Franchi, Scic cucine, AEG elettrodomestici, il calzaturificio Doppieri e la Pavesi (suo lo slogan “E’ sempre l’ora dei Pavesini”) su tutti i media: dai manifesti ai giornali, fino ai minifilm per Carosello e poi gli spot sulle tv commerciali. Ricordando tutto questo il direttore dell’Archivio di Stato, Davide Bruno De Franco, ha concluso che «il suo archivio testimonia la storia dello sviluppo industriale italiano negli anni del miracolo economico e pensare di riordinarlo, organizzarlo e renderlo fruibile al pubblico è un’avventura davvero entusiasmante». Una fruizione auspicabilmente che possa interessare non solo gli esperti che accedono agli archivi ma anche il pubblico, attraverso una mostra. Ipotesi considerata «auspicabile, ma se compatibile con le possibilità dell’ente. C’è lo spazio della chiesa della Maddalena che vede un progetto di adeguamento per renderla fruibile». E con la digitalizzazione «ha senso pensare anche a una fruibilità via web». Dalla Fondazione Comunità del Novarese si ricorda che, come per tutti i progetti sostenuti, anche questo può raccogliere donazioni.

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Antonio Maio

Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.