Qualche settimana fa vi abbiamo raccontato quali possono essere le realtà sportive più interessanti per i giovani studenti universitari e delle scuole superiori che vivono sul territorio di Novara. Le società e associazioni sportive sono da sempre uno dei motori pulsanti dei territori italiani: sia perché sono luoghi di aggregazione per i giovani, ma anche perché diventano centri di formazione per le ragazze e i ragazzi che possono trovare nella cultura sportiva uno stimolo per crescere. Molte volte le attività sportive sono state messe in contrapposizione ad un altro passatempo molto diffuso tra i giovanissimi: i videogiochi.
Il mondo del gaming è spesso ostracizzato e definito come un mondo che aliena le ragazze e i ragazzi, bloccandoli per ore e ore davanti ad uno schermo. Questo luogo comune viene quotidianamente combattuto da coloro che in prima persona dedicando il loro tempo e le loro fatiche nel mondo del gaming: sono migliaia le community sparse per il web che raggruppano giovanissimi provenienti da tutto il mondo che giocano insieme per diverse ore tutti i giorni. Anche i videogiochi sono diventati un modo per aggregare le ragazze e i ragazzi, e grazie a piattaforme come Twitch, Youtube e canali vocali come Discord si può passare il proprio tempo conoscendo altri videogiocatori e condividendo con loro l’esperienza del gaming.
Se fino ad una decina di anni fa i più giovani ambivano a diventare atleti professionisti di calcio, basket e pallavolo, ora moltissimi aspirano a diventare dei giocatori professionisti di esports. Con il termine esports si indica il giocare ai videogiochi in modo competitivo e professionistico.
Anche la città di Novara sta iniziando ad avere un contatto con il mondo degli esports: è presente sul territorio la HSL Esports, una società fondata e gestita dal novarese Max Rapetto. HSL è una delle realtà più consolidate in Italia: Campioni Europei di Overwatch nel 2019, Campioni Italiani di Counter Strike, tra i migliori 60 team al mondo di Apex Legends e si stanno avventurando nei tornei di Valorant. HSL Esports sta raccogliendo numerose soddisfazioni nel mondo esports e uno dei futuri progetti della società novarese sarà la collaborazione con il Novara Calcio. Un importantissimo incontro tra due realtà territoriali che insieme potrebbero fare grandi cose.
Per capire quali sono le potenzialità degli esports per il territorio di Novara e per diffonderne la conoscenza, ho avuto il piacere di poter intervistare il CEO di HSL Esports Max Rapetto.
Come nasce il progetto che HSL Esports realizzerà con il Novara Calcio?
Noi siamo una realtà che nasce come squadra di esport e ora siamo società di servizi: il nostro servizio principale è gestire squadre esports, continuiamo a formare player e squadre pronte per essere inserite in contesti professionali. Il Novara Calcio vuole sviluppare un progetto innovativo, dedicato non solo al mondo del calcio ma legato al mondo E-Sports, all’accademy e all’educational. Abbiamo trovato una quadra nella costituzione di un primo progetto Esports inerente a FIFA e ad un piano formativo sul territorio. All’estero il settore è enorme, in Italia sta crescendo in modo esponenziale e Novara vuole essere pronta a competere con le big. In Italia non ci sono ancora leader di settore, non vi è una Juventus, un Inter o un Milan dell’Esports, Questi interpreti saranno ancora da scegliersi e il Novara Calcio vorrà essere nelle prime posizioni per prendere questo posto.
Il progetto non si limiterà solo a FIFA, vero?
Partiremo con Fifa che è un arcade di calcio molto più comunicabile. Per ora l’investimento che le squadre di Serie A stanno facendo è dato dal fatto che sono invitate a partecipare alle competizioni, mentre il Novara Calcio è interessato a diventare leader del settore; non solo ad entrare in FIFA ma anche negli altri capitoli più importanti: League of Legends, Rainbow Six, Valorant.
Hai sottolineato un tema importante: investire sull’accademy e l’educational. Che cosa intendi?
Novara vuole iniziare a lavorare sul territorio per sviluppare una fanbase, dei tifosi, dei player e formare e istituire nuove figure professionali nel settore. Questo è un mondo che avvicina tutti. Come HSL abbiamo giocato a tantissime competizioni internazionali, siamo i campioni europei di Overwatch e i nostri atleti non sono tutti italiani, ma sono sparsi in giro per l’Europa. E’ un mondo molto lontano fisicamente ma grazie a internet si lavora tutti vicino. La cosa che ci piace di questo progetto è che non si parla di creare una squadretta, ma di creare un movimento sul territorio: un brand importante e figo da vestire, da pubblicizzare con parte di formazione per i tecnici di settore, i coach e i manager per le varie squadre.
Quindi si potrà fare training sul territorio?
Per chi vorrà diventare un team manager di un determinato gioco ad esempio, il posto giusto sarà Novara. Cercheremo di fare un polo innovativo per sviluppare questo tipo di arti: da una parte istruire i giovani per conoscere il mondo degli e-sports e fare strada nelle competizioni, dall’altra parte formare anche figure professionali per seguire le squadre tecnicamente e a livello gestionale. A livello territoriale si cercherà di lavorare con università, con le scuole superiori, cercare di fare eventi che possano portare competizioni tra gli istituti e le persone, in modo che possano spiccare gli elementi più skillati (più abili) e selezionare figure sul territorio novarese.
Il territorio come sta vivendo la vostra realtà e la vostra presenza?
Con chiunque io parli, c’è sempre curiosità e voglia di capire. C’è anche scetticismo perché è un movimento ancora non chiaro. Sarà il nostro obiettivo fondamentale trasmettere e insegnare cosa significa fare esport. Tante persone a livello internazionale studiano per fare crescere il settore e fanno crescere i figli insegnandogli come si fa esport. Farlo in un certo modo è sano per la mente e per il corpo ed è anche redditizio: vincendo il campionato europeo di Overwatch abbiamo guadagnato circa 80.000 dollari. Non so quante persone si sarebbero aspettati numeri del genere.
Cosa bisogna fare per diffondere la cultura esport?
Il movimento è importante e in Italia è ancora piccolo: se un genitore capisse la portata e il percorso che suo figlio può fare per diventare un professionista, non è così lunga e spaventosa come sembra. Non è così dannosa, perché tanti associano il videogioco e il giocare a qualcosa che fa male, ma fatto in una maniera corretta non è così. Una parte fondamentale del nostro lavoro è andare a togliere la paura del giocare ai videogiochi e spiegare che si impegna del tempo e si migliorano le proprie abilità, tanto quanto lo si fa nello sport.
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