Chiuso lo scorso 22 giugno, il bando per l’assegnazione di contributi per l’affitto, grazie alla raccolta con il fondo di solidarietà #Cameriaiutacameri, lanciato all’inizio dell’emergenza Covid 19, non sembra, almeno stando ai numeri, aver trovato molti consensi; o quantomeno l’adesione non è stata pari alle aspettative. Quarantamila euro, raccolti con donazioni di aziende, enti, associazioni ma anche di privati cittadini, che nelle intenzioni dell’amministrazione avrebbero dovuto consentire di aiutare circa 45 famiglie, con l’elargizione di un contributo pari al 50% degli affitti sostenuti per le mensilità dei mesi di marzo, aprile e maggio, per un tetto massimo di 300 euro al mese, quindi per un totale di 900 euro. Ma alla chiusura del bando sono risultate essere solo una ventina le domande presentate.
«E’ stata fatta l’istruttoria – dice Simone Gambaro, assessore alle politiche sociali – ora si tratta di provvedere alla liquidazione degli importi, l’assegnazione dei contributi dovrebbe essere fatta appena dopo Ferragosto».
A fronte della previsione di aiutare una quarantina di famiglie, conti alla mano restano ora ancora a disposizione parecchie migliaia di euro. «Sicuramente queste risorse verranno utilizzate per lo scopo per cui sono state raccolte, ovvero per sostenere singoli o nuclei familiari colpiti economicamente dal Covid» chiarisce l’assessore. All’orizzonte dunque un nuovo bando, la riapertura o l’estensione, di quello chiuso? «Non c’è l’idea di allentare i paletti – commenta l’assessore – stabiliti con un confronto interno all’amministrazione, che erano, e sono, frutto di un percorso improntato all’equità sociale».
I requisiti richiesti per la partecipazione al bando prevedevano non solo che il nucleo familiare avesse subito una riduzione (per cassa integrazione, riduzione di orario, chiusura attività o licenziamento) rispetto al medesimo trimestre dell’anno precedente, di almeno il 30% delle entrate, con dato comprovato o attraverso la presentazione delle buste paga o con una dichiarazione del commercialista in caso di lavoratore autonomo, ma anche non essere proprietari di un alloggio entro 50 chilometri dal paese e non essere destinatari di un alloggio di edilizia residenziale pubblica e, ovviamente, avere contratti di locazione registrati.
Dunque “no” alla revisione dei criteri e quindi «o si cambia l’oggetto del bando, spostandoci su altre priorità, magari sulle utenze domestiche riferite a quei mesi, oppure non procedere con un altro bando ma destinare queste risorse a operazioni dirette. Ma questo passerà attraverso un confronto tra amministrazione e uffici».
«I soldi sono blindati a quelle finalità – rimarca Gambaro – ma in considerazione del fatto che sono frutto della solidarietà espressa dai cameresi per i cameresi e quindi per il rispetto di chi ha sentito il bisogno di tendere la mano ai concittadini meno fortunati, non vanno elargiti con leggerezza».