Saldi post lockdown, «Nettamente sotto tono»

«I saldi stanno andando male, perché abbiamo “perso l’evento” nel senso che, se una posticipazione poteva anche andare bene, la successiva anticipazione ha creato confusione. I clienti non hanno capito e dunque non c’è alcun riscontro. Se avessero lasciato tutto com’era, liberalizzando le vendite promozionali, forse sarebbe stato meglio». A parlare e a fare un primo bilancio a quindici giorni dall’avvio dei saldi estivi dopo il lockdown è Andrea Ferri, presidente federazione moda alto Piemonte (Novara e Vco) e consigliere nazionale Federmoda che aggiunge «c’è una contrazione delle vendite e, psicologicamente parlando siamo molto provati. Il settore dell’abbigliamento è in crisi; anzi: tutto il comparto è in crisi. I tre mesi di chiusura hanno influito pesantemente e lo spostamento dei saldi è solo una concausa».

 

 

Insomma, nessuna corsa ai saldi come invece si sarebbe potuto ipotizzare.

«Nettamente sotto tono rispetto all’anno scorso – conferma Gianluigi Ricci, titolare del negozio “Numero 22” di corso Italia – Il saldo si è “polverizzato” anche perché dal 18 maggio, con la riapertura, in molti avevano iniziato a fare politiche scontistiche per rimettersi in carreggiata dopo mesi di chiusura. Nessuna corsa ai saldi: il 25, primo giorno, era sabato ed è stato un sabato “normale”». «Si sarebbe dovuto lasciare l’inizio al 1° luglio, quella era la data cui era abituata la gente – aggiunge – E poi spostare i saldi non vuol dire niente quando on line facevano sconti già nel periodo del lockdown. La gente non guarda la parola “saldi”, guarda lo sconto».

«Al momento – dice Matteo Besozzi, titolare dell’omonimo negozio di calzature del centro e presidente di Federcalzature della provincia di Novara – rispetto all’anno scorso ho notato un 30% in meno di vendite con i saldi. Ma il problema generale del commercio al dettaglio nell’era post Covid non è tanto una questione di sconti o di quando iniziano i saldi ma lo smart working. Il centro città è deserto». «Personalmente sono contrario ai saldi – aggiunge – Non hanno più senso, sono uno strumento obsoleto; con le vendite on line si possono trovare sconti tutto l’anno. Ormai è una situazione polverizzata».

 

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Saldi post lockdown, «Nettamente sotto tono»

«I saldi stanno andando male, perché abbiamo “perso l’evento” nel senso che, se una posticipazione poteva anche andare bene, la successiva anticipazione ha creato confusione. I clienti non hanno capito e dunque non c’è alcun riscontro. Se avessero lasciato tutto com’era, liberalizzando le vendite promozionali, forse sarebbe stato meglio». A parlare e a fare un primo bilancio a quindici giorni dall’avvio dei saldi estivi dopo il lockdown è Andrea Ferri, presidente federazione moda alto Piemonte (Novara e Vco) e consigliere nazionale Federmoda che aggiunge «c’è una contrazione delle vendite e, psicologicamente parlando siamo molto provati. Il settore dell’abbigliamento è in crisi; anzi: tutto il comparto è in crisi. I tre mesi di chiusura hanno influito pesantemente e lo spostamento dei saldi è solo una concausa».

 

 

Insomma, nessuna corsa ai saldi come invece si sarebbe potuto ipotizzare.

«Nettamente sotto tono rispetto all’anno scorso – conferma Gianluigi Ricci, titolare del negozio “Numero 22” di corso Italia – Il saldo si è “polverizzato” anche perché dal 18 maggio, con la riapertura, in molti avevano iniziato a fare politiche scontistiche per rimettersi in carreggiata dopo mesi di chiusura. Nessuna corsa ai saldi: il 25, primo giorno, era sabato ed è stato un sabato “normale”». «Si sarebbe dovuto lasciare l’inizio al 1° luglio, quella era la data cui era abituata la gente – aggiunge – E poi spostare i saldi non vuol dire niente quando on line facevano sconti già nel periodo del lockdown. La gente non guarda la parola “saldi”, guarda lo sconto».

«Al momento – dice Matteo Besozzi, titolare dell’omonimo negozio di calzature del centro e presidente di Federcalzature della provincia di Novara – rispetto all’anno scorso ho notato un 30% in meno di vendite con i saldi. Ma il problema generale del commercio al dettaglio nell’era post Covid non è tanto una questione di sconti o di quando iniziano i saldi ma lo smart working. Il centro città è deserto». «Personalmente sono contrario ai saldi – aggiunge – Non hanno più senso, sono uno strumento obsoleto; con le vendite on line si possono trovare sconti tutto l’anno. Ormai è una situazione polverizzata».

 

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