Gioco d’azzardo, la Regione ci rirpova. Ma Rossi non ci sta. Alla fine di giugno la maggioranza aveva tentato di modificare la legge voluta dal Pd nel 2016 e che aveva come primo firmatario il consigliere Domenico Rossi, esponente del Partito Democratico e attuale vice presidente della Commissione Sanità.
Lo scorso 26 giugno, infatti, all’ennesimo estenuante giorno di consiglio regionale con 5 mila emendamenti presentati dall’opposizione (Pd, M5s e Lev), la maggioranza aveva ceduto ritirando le modifiche all’Omnibus che andava a modificare la legge sul gioco d’azzardo patologico e che avrebbe fatto decadere gli obblighi di distanza degli apparecchi dai luoghi sensibili per tutti i gestori in possesso della licenza alla data di entrata in vigore della legge stessa.
Nella stessa sede la minoranza aveva ottenuto di discutere separatamente il tema della. Trascorsi i mesi, la maggioranza regionale, che sa di avere i numeri per poterlo fare, è tornata sull’argomento, decisa a cambiare una norma considerata, soprattutto dall’assessore al Bilancio Andrea Tronzano, un ostacolo a tutti i posti di lavoro del settore.
La modifica, dunque, verrà portata in seduta di consiglio e lì verrà discussa. La replica dell’opposizione non si è fatta attendere: «Gli italiani hanno perso 19,45 miliardi di euro giocando d’azzardo nel 2019 con un incremento del 2,5% rispetto all’anno precedente e c’è ancora chi fa finta che il gioco d’azzardo patologico non sia un’emergenza sociale e sanitaria che colpisce soprattutto le fasce più fragili della popolazione – commenta Rossi». I numeri sono quelli del Libro Blu 2019, pubblicazione che riporta i dati principali sul mercato del gioco d’azzardo legale in Italia.
«In un quadro generale in cui il volume di denaro giocato supera i 110 miliardi di euro con un trend in costante crescita negli ultimi cinque anni sia per la raccolta (+25,3%) che per le perdite (+14%) va evidenziato che il Piemonte è in controtendenza – prosegue Rossi -. Elaborando i dati sulla base del report di Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, emerge che la raccolta del gioco fisico a livello nazionale dal 2017 al 2019 è stabile (-0,8%) mentre in Piemonte diminuisce del 6,2%. Nello stesso periodo, ovvero dopo l’entrata in vigore della legge, anche la differenza sulla spesa è significativa: a livello nazionale si perde di più (+0,42%) in Piemonte sensibilmente meno (-9,2%). Infine, secondo l’analisi di Avviso Pubblico, nel 2019 la raccolta pro capite nella nostra regione è di 1.230 euro contro i 1.463 della media nazionale».
«Sono numeri che confermano l’efficacia della legge in vigore. Inoltre è evidente come il settore non si sia azzerato, come i detrattori della norma hanno sostenuto: in Piemonte nel 2019 la raccolta è stata di 4.5 miliardi di euro – conclude Rossi -. La verità è che abbiamo una buona legge, che mette dei paletti chiari a tutela della salute dei cittadini e del benessere delle famiglie e per questo la difenderemo in commissione e in aula. Abbiamo richiesto alla Giunta un aggiornamento dello studio IRES per verificare gli esiti della legge nei suoi diversi aspetti: sulle dimensioni del fenomeno, sulla situazione epidemiologica e sugli esiti occupazionali. Dopo ascolteremo con attenzione anche la voce di chi, fuori dal consiglio, si occupa del fenomeno».