Il sì ci dice soprattutto una cosa

Al di là del merito che ha diviso il mondo politico e quello degli esperti di diritto costituzionale cioè quale numero sia ottimale per la rappresentanza parlamentare la vittoria ultraschiacciante del Sì è ancora una volta un pesante giudizio negativo degli italiani sulla propria classe politica.

Per la maggioranza degli italiani i propri rappresentanti più che troppi e troppo costosi, concetti relativi e opinabili di loro natura, sono apparsi ancora una volta, purtroppo, inutili, inadeguati , ininfluenti, incompetenti, da mandare a casa addirittura tagliandone i seggi.

Per alcuni questa visione dei politici e dei parlamentari è una visione falsa, manipolatrice e manipolata, ingiusta e costruita ad arte da campagne mediatiche scandalistiche.

Per gli italiani è evidente che non conti molto il fatto che ci siano molti parlamentari di ogni colore che, con disinteresse e onestà li rappresentano lavorando per il Paese magari sbagliando ma in buonafede e con impegno.

 

 

Per gli italiani pesano le aule desolatamente semivuote dei due rami del Parlamento, le sedute fatte di cazzotti e insulti, le sceneggiate con cartelli e magliette , spumante e mortadella mangiata in aula.

Hanno pesato sul giudizio degli italiani i continui e pervicaci casi di corruzione, i cambi di casacca frequenti più che nelle squadre di calcio, le polemiche inutili rispetto a leggi urgenti sempre promesse e discusse e mai approvate .

È difficile pensare che la rappresentazione del Parlamento che hanno dato troppi parlamentari sia solo o principalmente frutto di una propaganda antiparlamentare e anti politica.

Questo Sì alla riduzione dei parlamentari è l’ennesimo segnale se ce ne fosse bisogno della rabbia e della protesta del Paese come è stato per il finanziamento pubblico dei partiti o per i referendum sul maggioritario.

Si può avere poi un bel dire che le soluzioni adottate possano essere una pezza peggiore del buco e magari ci sarebbero anche delle ottime ragioni per affermarlo ma la realtà è questa e può cambiare solo con un ritorno il più veloce possibile alla serietà, all’onestà e alla responsabilità di chiede all’elettore di dargli ancora una volta fiducia.

Sarebbe questa la prima è fondamentale riforma da fare.

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Il sì ci dice soprattutto una cosa

Al di là del merito che ha diviso il mondo politico e quello degli esperti di diritto costituzionale cioè quale numero sia ottimale per la rappresentanza parlamentare la vittoria ultraschiacciante del Sì è ancora una volta un pesante giudizio negativo degli italiani sulla propria classe politica. Per la maggioranza degli italiani i propri rappresentanti più che troppi e troppo costosi, concetti relativi e opinabili di loro natura, sono apparsi ancora una volta, purtroppo, inutili, inadeguati , ininfluenti, incompetenti, da mandare a casa addirittura tagliandone i seggi. Per alcuni questa visione dei politici e dei parlamentari è una visione falsa, manipolatrice e manipolata, ingiusta e costruita ad arte da campagne mediatiche scandalistiche. Per gli italiani è evidente che non conti molto il fatto che ci siano molti parlamentari di ogni colore che, con disinteresse e onestà li rappresentano lavorando per il Paese magari sbagliando ma in buonafede e con impegno.     Per gli italiani pesano le aule desolatamente semivuote dei due rami del Parlamento, le sedute fatte di cazzotti e insulti, le sceneggiate con cartelli e magliette , spumante e mortadella mangiata in aula. Hanno pesato sul giudizio degli italiani i continui e pervicaci casi di corruzione, i cambi di casacca frequenti più che nelle squadre di calcio, le polemiche inutili rispetto a leggi urgenti sempre promesse e discusse e mai approvate . È difficile pensare che la rappresentazione del Parlamento che hanno dato troppi parlamentari sia solo o principalmente frutto di una propaganda antiparlamentare e anti politica. Questo Sì alla riduzione dei parlamentari è l’ennesimo segnale se ce ne fosse bisogno della rabbia e della protesta del Paese come è stato per il finanziamento pubblico dei partiti o per i referendum sul maggioritario. Si può avere poi un bel dire che le soluzioni adottate possano essere una pezza peggiore del buco e magari ci sarebbero anche delle ottime ragioni per affermarlo ma la realtà è questa e può cambiare solo con un ritorno il più veloce possibile alla serietà, all’onestà e alla responsabilità di chiede all’elettore di dargli ancora una volta fiducia. Sarebbe questa la prima è fondamentale riforma da fare.

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