Rsa: i casi più eclatanti (numericamente parlando) sono la Divina Provvidenza (83 casi) e il Parco del Welfare a Novara (28 contagi) oltre alla casa di riposo Ratti a Meina. Sono queste le tre strutture per anziani da pochi giorni finite nel mirino del Coronavirus: «Avevamo fatto proposte unitarie, inviate anche all’unità di crisi regionale, negli incontri della cabina di Regia provinciale sulle case di riposo per gestire il virus – afferma Paolo Del Vecchio, segretario generale Fp Cgil Novara e Vco -. Al momento siamo al corrente anche di altre Rsa con casi minimi e subito isolati e contenuti. L’Asl ci ha rassicurato che sono tutti sotto monitoraggio e vigilanza. A Meina l’Asl ha mandato anche proprio personale infermieristico a sostegno della struttura, accogliendo anche qua una richiesta sindacale unitaria fatta nelle cabine di Regia».
La Divina Provvidenza e la Ratti di Meina, ora fortemente colpite, non lo erano state con la prima ondata di Covid che invece aveva messo in crisi altre Rsa: «Difficile trovare una spiegazione, – dice – sicuramente spesso è anche il caso che crea queste situazioni, il distanziamento non è sempre possibile, soprattutto con le persone in difficoltà che hanno bisogno. I Dispositivi di protezione Individuali e il lavarsi spesso le mani rimangono le principali misure di sicurezza».
E’ chiaro che chi dirige le strutture deve continuare ad approvvigionarsi per non rimanere sguarniti. Durante gli incontri con la cabina di monitoraggio delle Rsa, i sindacati avevano avanzato anche molte proposte, fra queste il creare case di riposo Covid e altre per i pazienti sani: «E’ difficile tenere “pulito”, si fa fatica in casa, in una struttura così la contaminazione è molto probabile. E in più nelle Rsa la parte sanitaria era già scarsa in periodo normale, non c’era l’obbligo di un direttore sanitario, mancava in molti posti l’infermiere di notte, anche in questo caso si necessita di potenziamento di figure sia infermieristiche sia mediche, oltre al fatto di rivedere finalmente la normativa che definisce sia gli standard gestionali che la sostenibilità economica delle case di riposo».
«Di certo posso affermare – dice Del Vecchio – che oggi non ci sono più scusanti, se a Febbraio fu una sorpresa per tutti ora non lo è più. Il locdown doveva servire per riorganizzare e potenziare tutta la filiera sanitaria e sociosanitaria pubblica di concerto con quella privata esistente. E’ ora di riorganizzare l’intero sistema nazionale accogliendo le proposte della Cgil e della Fp Cgil di creare finalmente un sistema che integri i presidi ospedalieri con la sanità territoriale, con i servizi sociosanitari ed i servizi educativi/sociali in un sistema unico e integrato. Noi non staremo a guardare».
Anche Mattia Rago, segretario di Cisl Fisascat, è della stessa opinione: « È assurdo che oggi riparliamo delle stesse identiche problematiche affrontate in precedenza: abbiamo ribadito più volte la mancanza di personale e tanto altro che è stato esposto nelle varie cabine di regia di tutti i livelli, in prospettiva di un’eventuale ricaduta, al fine di fronteggiare in maniera opportuna quanto si sta ripresentando. Se i contaggi dovessero aumentare coinvolgendo anche i lavoratori delle strutture, si rischierà di non garantire la continuità dei vari servizi agli ospiti mettendo in difficoltà anche le strutture stesse oltre ai lavoratori che si vedranno aumentare i carichi di lavoro così da sopperire alla mancanza di personale».