Il paternalismo populista che ci pervade

Spiace constatarlo, o perlomeno così mi pare: il paternalismo populista e necessariamente statalista da sempre pervade certa Italietta. E il virus, come in ospedale così nelle nostre teste, in realtà sta accentuando le malattie preesistenti. Sussidi, cultura del sei politico, assistenzialismo, burocrazia. A nord come a sud, a destra come a sinistra, nel pubblico come nel privato, sia ben chiaro. Ma all’origine di questa Italietta cialtrona che non paga le tasse e giustifica le finte cooperative, che prende i sussidi e lavora in nero, che non conosce l’Europa perché parla solo italiano con forte accento dialettale, che vorrebbe lo Stato intervenire ovunque e tutto fare a spese altrui, che ammette anzi valorizza gli asini per finto senso della democrazia, dietro a questo ci  sono scelte o debolezze culturali ben precise.

Quando si prendono a calci sistematicamente l’autonomia e tanti valori di famiglie e imprese, da anni. Quando troppi politici, giornali e magistratura, occupati scientificamente da certa cultura, ben sovente traducono il termine profitto  in speculazione,  con testarda sistematicità (anche la talebanissima e burocratica riforma del Codice della Crisi d’Impresa trasuda sospetto verso il rischio d’impresa, attività in fondo sospetta da frenare in ogni modo anziché tutelare come vorrebbe la Costituzione). Quando si propone una assurda alternativa fra economia e salute, come  se l’economia non fossero i cittadini e le famiglie, ma solo qualche Zio Paperone, possibilmente anglosassone, così è più ridicolo e ignorante agli occhi di certa nostra  casta altezzosamente provinciale , per meglio darlo in pasto alle folle in piazza.

Quando si liberano i mostri del populismo dalle gabbie della razionalità liberal democratica, e qui ce n’è per tutti compreso Berlusconi che oggi  pare Churchill…quando non si ha tempo per aspettare i tribunali ( ricordate? Alla caduta del ponte di Genova…) e si considera il Parlamento una seccatura. Ecco, quando succede tutto questo poi ti trovi governato dai DPCM che entrano nei diritti costituzionali delle persone. Dicendo a noi quello che dobbiamo fare anziché organizzare sanità e trasporti, tenendo aperte scuole  e imprese.

Allora magari diamo voce a tutti quelli che optano per la responsabilità e non per il paternalismo populista. Per esempio diamo anche ascolto alla lucida lettera aperta del Presidente di Confcommercio Alto Piemonte, che pubblichiamo. Che non è uno sciocco negazionista da piazza, rivendica soltanto scelte di responsabilità.

Però sarà bene ricordarsele sempre, quando si va a votare, a destra come a sinistra, certe scelte di valore civico. Perché  qui non è questione partitica: a destra come a sinistra, c’è chi ancora difende persone famiglie e istituzioni  liberal-democratiche , senso del dovere e quindi anche i diritti, e chi invece sa solo sbraitare in piazza e sui social. L’ultimo libro di Andrea Marcolongo, La lezione di Enea, che consiglio, ci ricorda che la vita (il destino) avvengono. Il “Cosa”  non ci è dato sempre o quasi mai sceglierlo. Ma il grande valore aggiunto dell’Uomo è il “come”. La democrazia e la giustizia sono figli del come.

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Il paternalismo populista che ci pervade

Spiace constatarlo, o perlomeno così mi pare: il paternalismo populista e necessariamente statalista da sempre pervade certa Italietta. E il virus, come in ospedale così nelle nostre teste, in realtà sta accentuando le malattie preesistenti. Sussidi, cultura del sei politico, assistenzialismo, burocrazia. A nord come a sud, a destra come a sinistra, nel pubblico come nel privato, sia ben chiaro. Ma all’origine di questa Italietta cialtrona che non paga le tasse e giustifica le finte cooperative, che prende i sussidi e lavora in nero, che non conosce l’Europa perché parla solo italiano con forte accento dialettale, che vorrebbe lo Stato intervenire ovunque e tutto fare a spese altrui, che ammette anzi valorizza gli asini per finto senso della democrazia, dietro a questo ci  sono scelte o debolezze culturali ben precise.

Quando si prendono a calci sistematicamente l’autonomia e tanti valori di famiglie e imprese, da anni. Quando troppi politici, giornali e magistratura, occupati scientificamente da certa cultura, ben sovente traducono il termine profitto  in speculazione,  con testarda sistematicità (anche la talebanissima e burocratica riforma del Codice della Crisi d’Impresa trasuda sospetto verso il rischio d’impresa, attività in fondo sospetta da frenare in ogni modo anziché tutelare come vorrebbe la Costituzione). Quando si propone una assurda alternativa fra economia e salute, come  se l’economia non fossero i cittadini e le famiglie, ma solo qualche Zio Paperone, possibilmente anglosassone, così è più ridicolo e ignorante agli occhi di certa nostra  casta altezzosamente provinciale , per meglio darlo in pasto alle folle in piazza.

Quando si liberano i mostri del populismo dalle gabbie della razionalità liberal democratica, e qui ce n’è per tutti compreso Berlusconi che oggi  pare Churchill…quando non si ha tempo per aspettare i tribunali ( ricordate? Alla caduta del ponte di Genova…) e si considera il Parlamento una seccatura. Ecco, quando succede tutto questo poi ti trovi governato dai DPCM che entrano nei diritti costituzionali delle persone. Dicendo a noi quello che dobbiamo fare anziché organizzare sanità e trasporti, tenendo aperte scuole  e imprese.

Allora magari diamo voce a tutti quelli che optano per la responsabilità e non per il paternalismo populista. Per esempio diamo anche ascolto alla lucida lettera aperta del Presidente di Confcommercio Alto Piemonte, che pubblichiamo. Che non è uno sciocco negazionista da piazza, rivendica soltanto scelte di responsabilità.

Però sarà bene ricordarsele sempre, quando si va a votare, a destra come a sinistra, certe scelte di valore civico. Perché  qui non è questione partitica: a destra come a sinistra, c’è chi ancora difende persone famiglie e istituzioni  liberal-democratiche , senso del dovere e quindi anche i diritti, e chi invece sa solo sbraitare in piazza e sui social. L’ultimo libro di Andrea Marcolongo, La lezione di Enea, che consiglio, ci ricorda che la vita (il destino) avvengono. Il “Cosa”  non ci è dato sempre o quasi mai sceglierlo. Ma il grande valore aggiunto dell’Uomo è il “come”. La democrazia e la giustizia sono figli del come.

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