È in libreria, edito dalla novarese Interlinea di Roberto Cicala, il terzo volume dedicato alle avventure del vice commissario Deodato Marchini e alla sua bella Tina, la trovatella bellissima innamorata e ricambiata dal timidissimo Marchino, che da rammendatrice ora è diventata la titolare di una pensione nel centro di Novara, che poi allora corrispondeva a tutta Novara e di una sartoria con sei lavoranti.
Marco Scardigli novarese che ammette in appendice, con onestà, di non comprendere il dialetto novarese ma non di saperlo parlare a causa di una mamma e di una nonna maestre di una volta che vedevano il dialetto come il demonio, riesce ancora una volta a fare di un suo romanzo una formidabile macchina del tempo capace di riportarci indietro fino alla Novara della Belle Epoque di fine ottocento, come già ci era riuscito con Celestina. Il Mistero del volto dipinto e Evelyn, la donna francese, i romanzi precedenti tutti ambientati a Novara, con gli stessi protagonisti.
Scardigli non solo riesce a fotografarci con le parole come se fosse attuale la vita della Novara di allora con i suoi portici, le sue cento osterie, ma riesce a creare un vero feuilleton ottocentesco , pieno di continui colpi di scena teatrali, scambi di persona, corteggiamenti di bellimbusti, storie di donne infelici e picchiate, in cui fino all’ultimo sembra che tutto sia perduto e poi un colpo e i nostri eroi buoni e belli prevalgono in un lieto fine scoppiettante.
Tina riesce a far luce sulle proprie origini misteriose, Marchini realizza il suo bel sogno d’amore e, lui ex trovatello del Dominioni, a fare carriera e poi basta che abbiamo spoilerato fin troppo e invece è tutto da bere d’un fiato o a piccoli sorsi, come preferite, questo nuovo distillato di buona letteratura.