Da lunedì il Piemonte torna in zona gialla. L’ufficialità è arrivata soltanto nel tardo pomeriggio, dopo che sembrava farsi sempre più probabile l’ipotesi che la regione potesse rimanere ancora in zona arancione, per un cambio di modalità nella lettura dei dati. «Ciò che è in corso di approfondimento – aveva detto il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio in mattinata – è che il Ministero riterrebbe che i 14 giorni di dati da zona gialla dovrebbero decorrere solo dalla data di rilevamento, che per loro è il 22 gennaio. Facciamo notare che quei dati si riferiscono all’11-17 gennaio». La valutazione dell’Istituto superiore di Sanità e del ministero della Salute hanno poi sciolto l’attesa, che interessava tutta l’Italia. Diverse le regioni che passano in giallo già da domenica, ma il Piemonte dovrà attendere un giorno in più.
Cirio ha avuto parole molto critiche per la tempistica con cui è stata resa nota la decisione: «Non si può attendere due giorni prima, per dire ai cittadini italiani quale sarà il loro futuro. Questo è un problema che non riguarda solo questa settimana, ma sempre. C’è la necessità di prevedere un meccanismo di certificazione dei colori, che attualmente sta funzionando, che debba però essere anticipato nei tempi”. Non si dovrebbe assistere al fatto che un ristoratore oggi, venerdì, non sa se domenica potrà aprire o meno. È una situazione che non è accettabile».
Cosa cambia, quindi, da lunedì 1 febbraio? Bar e ristoranti riaprono con tavoli a posti contingentati (massimo 4 persone) fino alle 18 e sarà possibile spostarsi fra i comuni piemontesi. Ma la vera novità riguarda i musei, che potranno riaprire dal lunedì al venerdì.
Resta valido il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino dopo e il divieto di recarsi in altre regioni, se non per motivi di lavoro, salute e necessità.