«Il commercio tradizionale è un malato grave e rischia di entrare in coma post Covid». Con queste parole Maurizio Grifoni, presidente di Ascom-Confcommercio Alto Piemonte ha aperto stamattina, lunedì 1° marzo, la conferenza stampa convocata per illustrare i “numeri” riguardanti la demografia nazionale (e di riflesso locale) elaborati dal centro studi dell’organizzazione. «Ormai sono anni – ha proseguito – che ci troviamo di fronte a un trend preoccupante. Parlando di Novara, nel 2012 il numero delle imprese riconducibili al commercio erano 602 nel centro storico e 406 al di fuori; nel 2018 rispettivamente 521 e 353; lo scorso anno 472 e 321. Si tratta di un calo molto importante, che verrà sicuramente acuito da questa pandemia, di cui non vediamo nemmeno la fine». Solo per fare un esempio più dettagliato, nel settore alberghiero di ipotizza una riduzione vicina al 50%.
Cosa fare adesso? «E’ del tutto evidente che bisogna cercare di dare delle “ciambelle” di salvataggio per chi sta… annegando, attraverso interventi pianificati subito per poi essere in grado di ripartire. Sempre che il mondo del commercio, del turismo e dei servizi interessi a qualcuno – ha aggiunto ancora – perché la mia impressione è che, specialmente nella nostra città, questo interesse non ci sia». Accuse abbastanza pesanti, che Grifoni ha ulteriormente rincarato: «Partendo dal concetto che la desertificazione commerciale significa poi la stessa cosa a livello urbano, ecco che, come sta già accadendo nei piccoli comuni, la morte del commercio rappresenterà la fine stessa della città. Non stiamo parlando solamente di immagine, ma di sostanza, dalle rendite immobiliari alla sicurezza». Il ragionamento di Grifoni parte dal fatto che se un «centro storico non è adeguatamente presidiato, non c’é vita, perde di valore, perché il degrado urbano rende impossibile la vita delle città. Ma occorre intervenire subito, perché il Distretto per il commercio, con le limitate risorse a sua disposizione, assomiglia a una presa in giro».
Grifoni non ha risparmiato le varie amministrazioni che dall’inizio del nuovo millennio di sono succedute alla guida della città: «Da tempo chiediamo che la gestione dell’area del centro storico venga affidata a una sorta di manager, ma quello che si sta concretizzando sono unicamente supermercati e logistica. E non mi si venga a dire che questi insediamenti creano nuovi posti di lavoro, perché il futuro sarà rappresentato da una completa robotizzazione in questi siti». Nel concreto, la proposta dovrebbe essere quella «di lavorare tutti insieme creando le condizioni per una crescita attraverso uno sviluppo sostenibile, rigenerando al città a cominciare dal suo tessuto urbano, sistemando strade, marciapiedi, aree verdi, illuminazione…».
Ma Grifoni ha voluto puntare il suo indice anche contro i “giganti” dell’e-commerce, con le loro «ingiuste agevolazioni fiscali, perché le regole devono essere uguali per tutti». E poi una provocazione finale: «L’alternativa? Creare un consorzio di negozi e poi fissare la sua sede legale in Olanda…».
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Da anni il centro storico di Novara subisce un degrado urbano che sembra essere inarrestabile e in questo degrado urbano la voce di commercianti è sempre stata flebile se non miope. E’ evidente che perché il centro storico diventi “attrattivo” siano necessari interventi di riqualificazione urbana, che non vuol idre solo piazzare quattro fioriere malconce, significa trasformare tutta l’area del centro storico in una gradevole isola pedonale che sia attrattivo e vivibile. Certo che se la filosofia è solo quella di impedire o contestare la chiusura della Piazza dei Martiri, non cedo si possa andare lontano.