Il nuovo suggestivo lavoro di Marco Colonna

Vorrei incominciare questo commento al suggestivo lavoro di Marco Colonna, dal titolo “Offering. Playing the Music of John Coltrane” uscito per “Niafunken”, con una considerazione molto personale. Ho sempre amato soffermarmi nelle chiese, nella basiliche, nelle cattedrali, ma anche nelle pievi o nelle chiesette di campagna, al di là della mia fede personale, anche per poterne gustare i silenzi. Ognuna ha un suo silenzio particolare, come sapevano John Cage e tantissimi altri grandi compositori e musicisti, anche i silenzi “suonano”.

Un tempo nelle chiese si poteva ascoltare praticamente un solo ed unico strumento l’organo insieme a canti liturgici e gregoriani. Qualcuno poi però ha cominciato ad usare le chiese per i concerti, riconoscendone un luogo anche di “spiritualità” in senso lato e non solo in senso strettamente religioso. Sono comparsi i violini, qualche flauto, persino tromba, trombone e saxofono.

Non posso anche qui fare a meno di citare, i tanti concerti della rassegna “Novara Jazz” di Corrado Beldì e Riccardo Cigolotti che si sono tenuti (e speriamo si tengano ancora), nella grande basilica di San Gaudenzio, sotto l’ imponente e misteriosa Cupola antonelliana, luogo, come confermano i musicisti, dall’acustica eccezionale. Ho sempre pensato anche un’altra cosa e cioè che la musica di John Coltrane fosse una musica “mistica” in senso assoluto. Se a queste riflessioni si aggiunge che proprio Marco Colonna si è esibito sotto quella cupola nel settembre 2019, in occasione della European Jazz Conference tenutasi a Novara, non potevo che accogliere con grande entusiasmo questo nuovo disco.

Anche questo album è stato registrato in una chiesa, quella di Santa Maria della Grazie a Castions di Strada in provincia di Udine. Marco Colonna si cimenta con il meglio della produzione del grande sassofonista americano a partire da una straordinario “Song of praise” seguito da “My Favourite Things” e via via attraverso i brani più noti e meno noti (come per esempio lo spiritualissimo ed essenziale “Ogunde”), della produzione di “Trane”. Se della Musica di John Coltrane è stato sicuramente detto tutto, non altrettanto è stata celebrata l’originalità, la sensibilità interpretativa di Marco Colonna che sembra assolutamente in intima confidenza con le questioni dello spirito e la sua meditazione introspettiva è un argomento che mi ha sempre molto affascinato e a cui ho già fatto cenno, ovvero quello della dialettica suono-silenzio. E’ sicuramente vero che il sax “solo” si presta molto a questo dialogo e, ancora di più, se il sax trasporta le sonorità di un compositore come Coltrane e, a farne da tramite, è un musicista tanto raffinato come Colonna.

Mi piacerebbe definire queste composizioni come un “origami sonoro”, dove quello che circonda il suono fa parte integrante del brano e dove gli armonici dello strumento sembrano vivere in rapporto dialettico con gli spazi lasciati liberi dal silenzio. E’ naturale, dopo queste considerazioni, che una chiesa sia quasi il luogo d’elezione per esecuzioni di questa natura e che Coltrane sia forse più adatto a questo tipo di meditazione che alla “Lush Life”. Marco Colonna sembra essere il celebrante più adatto alla rappresentazione della sacralità del suono e l’etichetta “Niafunken” diventa sempre più uno scrigno di preziose sorprese.

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Il nuovo suggestivo lavoro di Marco Colonna

Vorrei incominciare questo commento al suggestivo lavoro di Marco Colonna, dal titolo “Offering. Playing the Music of John Coltrane” uscito per “Niafunken”, con una considerazione molto personale. Ho sempre amato soffermarmi nelle chiese, nella basiliche, nelle cattedrali, ma anche nelle pievi o nelle chiesette di campagna, al di là della mia fede personale, anche per poterne gustare i silenzi. Ognuna ha un suo silenzio particolare, come sapevano John Cage e tantissimi altri grandi compositori e musicisti, anche i silenzi “suonano”.

Un tempo nelle chiese si poteva ascoltare praticamente un solo ed unico strumento l’organo insieme a canti liturgici e gregoriani. Qualcuno poi però ha cominciato ad usare le chiese per i concerti, riconoscendone un luogo anche di “spiritualità” in senso lato e non solo in senso strettamente religioso. Sono comparsi i violini, qualche flauto, persino tromba, trombone e saxofono.

Non posso anche qui fare a meno di citare, i tanti concerti della rassegna “Novara Jazz” di Corrado Beldì e Riccardo Cigolotti che si sono tenuti (e speriamo si tengano ancora), nella grande basilica di San Gaudenzio, sotto l’ imponente e misteriosa Cupola antonelliana, luogo, come confermano i musicisti, dall’acustica eccezionale. Ho sempre pensato anche un’altra cosa e cioè che la musica di John Coltrane fosse una musica “mistica” in senso assoluto. Se a queste riflessioni si aggiunge che proprio Marco Colonna si è esibito sotto quella cupola nel settembre 2019, in occasione della European Jazz Conference tenutasi a Novara, non potevo che accogliere con grande entusiasmo questo nuovo disco.

Anche questo album è stato registrato in una chiesa, quella di Santa Maria della Grazie a Castions di Strada in provincia di Udine. Marco Colonna si cimenta con il meglio della produzione del grande sassofonista americano a partire da una straordinario “Song of praise” seguito da “My Favourite Things” e via via attraverso i brani più noti e meno noti (come per esempio lo spiritualissimo ed essenziale “Ogunde”), della produzione di “Trane”. Se della Musica di John Coltrane è stato sicuramente detto tutto, non altrettanto è stata celebrata l’originalità, la sensibilità interpretativa di Marco Colonna che sembra assolutamente in intima confidenza con le questioni dello spirito e la sua meditazione introspettiva è un argomento che mi ha sempre molto affascinato e a cui ho già fatto cenno, ovvero quello della dialettica suono-silenzio. E’ sicuramente vero che il sax “solo” si presta molto a questo dialogo e, ancora di più, se il sax trasporta le sonorità di un compositore come Coltrane e, a farne da tramite, è un musicista tanto raffinato come Colonna.

Mi piacerebbe definire queste composizioni come un “origami sonoro”, dove quello che circonda il suono fa parte integrante del brano e dove gli armonici dello strumento sembrano vivere in rapporto dialettico con gli spazi lasciati liberi dal silenzio. E’ naturale, dopo queste considerazioni, che una chiesa sia quasi il luogo d’elezione per esecuzioni di questa natura e che Coltrane sia forse più adatto a questo tipo di meditazione che alla “Lush Life”. Marco Colonna sembra essere il celebrante più adatto alla rappresentazione della sacralità del suono e l’etichetta “Niafunken” diventa sempre più uno scrigno di preziose sorprese.

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Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.