Cara Voce di Novara,
Ogni tanto mi capita di trovare in giro per il mondo economico e finanziario, che devo pur frequentare, aneddoti gustosi. Per esempio sulla condanna di Zonin, l’ex padre padrone della popolare Vicentina, condannato venerdì 19 marzo ad oltre sei anni. Ma per ora solo per reati di contorno, seppur gravi, quali false comunicazioni, ostacolo alle autorità di vigilanza…che peraltro così facendo paiono vittime i responsabili degli omessi controlli.
Mentre sul vero e proprio crac, ancora si indaga. E non si capisce perché i fatti di cui era evidentemente responsabile ed in buona compagnia di altri dirigenti della banca, non dovrebbero essergli imputati subito anche per la evidente bancarotta.
Il punto cavilloso, gli addetti ai lavori e taluni giornali, pochissimi, oggi ad esempio La Verità , lo ricordano, riguarda la liquidazione amministrativa . Banche e cooperative così concludono la loro amara vicenda quando sono insolventi. E la Vicentina evidentemente lo era, ma a differenza dei fallimenti normali delle imprese normali, non si insedia un curatore. Con il che scatterebbe l’indagine per bancarotta ( ormai i curatori da anni passano subito tutto alla procura, anche se credo di ricordare non sia un atto dovuto, perché in teoria un fallimento può essere una mera sfortuna a meri fini civilistici). Per le banche, si diceva, prima Bankitalia mette in liquidazione coatta e poi si vede. Ma i segnali della insolvenza erano certi fin da subito, quali la cessione nummo uno a Intesasanpaolo degli asset ancora decorosamente vitali , e corrispettivi debiti, ed il passaggio alla allora SGA – oggi Amco – dei crediti peggiori. Ma come peraltro sul versante ancora attuale della senese e ormai nostra MPS ( a quale impresa normale sarebbe concesso approvare in continuità il bilancio con numeri e rischi del genere dichiarati in bilancio ?) sui banchieri non è chic dire che han concorso a procurare bancarotta. Soprattutto se come Zonin avevano per Vice Presidente l’ex Ragioniere dello Stato Prof.Monorchio.
Non che si vogliano sangue e ghigliottina, ma almeno con una bancarotta dichiarata e relative responsabilità, quindi anche di sindaci e revisori e organi di controllo vari, qualche cosa di più si recupera per creditori e vittime. Ma soprattutto si fa un’operazione verità. Che invece all’establishment italiano poco piace. Del resto qualche anziano novarese ancora ricorda forse che vi era una banca popolare ricca in questa Città e che per non far trapelare fuori dal Rotary i nomi di chi l’aveva rovinata si combinò un matrimonio riparatore non necessario se non alle poltrone di taluno?
Con migliaia di soci cooperativi portati a votare e mangiare in assemblea.