O-Janà: “Inland Images”

Qualche volta mi trovo spiazzato. Non mi capita spesso, ma mi capita soprattutto quando mi trovo davanti a suoni poco consueti, poco definibili e anche poco classificabili. È per questa ragione che non avevo scritto ancora nulla del bel concerto di Ludovica Manzo (voce ed elettronica) e Alessandra Bossa (tastiere ed elettronica) che formano il duo “O-Janà” e che si sono esibite domenica scorsa in un intimo e raffinato concerto nell’ambito di Novara Jazz 2021 nel cortile del Museo Fanchini di Oleggio. Il nome del duo deriva dal termine vernacolare campano “Janara” che significa più o meno strega; ed effettivamente la vocazione dei pezzi presentati tratti dal lavoro intitolato “Inland Images”, lascia in un certo senso “stregati”, complice un luogo sobriamente bello, come il cortile del museo oleggese e una magnifica sera di tarda primavera.

Tuttavia non so perché provo una certa difficoltà a scrivere di questa musica. Un po’ forse perché, come ricordava Frank Zappa, “scrivere di musica è come ballare di architettura”, un po’ perché è oggettivamente difficile ricreare con costrutti linguistici, le atmosfere evocate dalle due giovani musiciste. Il primo riferimento che mi viene in mente è ad un mostro sacro della musica d’ambiente come David Sylvian, ma naturalmente il riferimento è puramente indicativo, poiché Ludovica Manzo e Alessandra Bossa, pescano in mari molto variegati e che comprendono la sperimentazione elettronica così nelle tecniche come il “remixaggio” e nel montaggio sonoro.

Quello che ne scaturisce è una musica sognante, qualche volta molto tecnologica, altre quasi un soffio della natura, sulle cui onde sonore “surfa” abilmente la voce di Ludovica Manzo che utilizza testi poetici e delle più varie tradizioni favolistiche come per esempio quella giapponese. Insomma una amalgama riuscita che propone qualcosa di non tecnicamente vicinissimo al jazz, ma certamente che si muove nello stesso spirito di ricerca e di abbattimento dei confini (non solo musicali).

In queste sere esco dai concerti un po’ turbato e un po’ stranito, ma come diceva il Presidente Mao, “grande è la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente.” Al prossimo weekend di Novara Jazz…

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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O-Janà: “Inland Images”

Qualche volta mi trovo spiazzato. Non mi capita spesso, ma mi capita soprattutto quando mi trovo davanti a suoni poco consueti, poco definibili e anche poco classificabili. È per questa ragione che non avevo scritto ancora nulla del bel concerto di Ludovica Manzo (voce ed elettronica) e Alessandra Bossa (tastiere ed elettronica) che formano il duo “O-Janà” e che si sono esibite domenica scorsa in un intimo e raffinato concerto nell’ambito di Novara Jazz 2021 nel cortile del Museo Fanchini di Oleggio. Il nome del duo deriva dal termine vernacolare campano “Janara” che significa più o meno strega; ed effettivamente la vocazione dei pezzi presentati tratti dal lavoro intitolato “Inland Images”, lascia in un certo senso “stregati”, complice un luogo sobriamente bello, come il cortile del museo oleggese e una magnifica sera di tarda primavera.

Tuttavia non so perché provo una certa difficoltà a scrivere di questa musica. Un po’ forse perché, come ricordava Frank Zappa, “scrivere di musica è come ballare di architettura”, un po’ perché è oggettivamente difficile ricreare con costrutti linguistici, le atmosfere evocate dalle due giovani musiciste. Il primo riferimento che mi viene in mente è ad un mostro sacro della musica d’ambiente come David Sylvian, ma naturalmente il riferimento è puramente indicativo, poiché Ludovica Manzo e Alessandra Bossa, pescano in mari molto variegati e che comprendono la sperimentazione elettronica così nelle tecniche come il “remixaggio” e nel montaggio sonoro.

Quello che ne scaturisce è una musica sognante, qualche volta molto tecnologica, altre quasi un soffio della natura, sulle cui onde sonore “surfa” abilmente la voce di Ludovica Manzo che utilizza testi poetici e delle più varie tradizioni favolistiche come per esempio quella giapponese. Insomma una amalgama riuscita che propone qualcosa di non tecnicamente vicinissimo al jazz, ma certamente che si muove nello stesso spirito di ricerca e di abbattimento dei confini (non solo musicali).

In queste sere esco dai concerti un po’ turbato e un po’ stranito, ma come diceva il Presidente Mao, “grande è la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente.” Al prossimo weekend di Novara Jazz…

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