Palazzo Cabrino perde una causa e il caso “monta” in Consiglio

L'amministrazione costretta dal Tar a pagare 3 mila euro per un accesso agli atti negato. Per il Pd, che non ha partecipato al voto sulla delibera riguardante il debito fuori bilancio, «si tratta di un fatto gravissimo»

Tecnicamente viene definito “riconoscimento debito fuori bilancio”. Quando un cittadino conclude con successo una causa contro l’amministrazione e la stessa viene condannata al risarcimento, il conseguente passaggio in Consiglio della relativa delibera viene sbrigato in pochi minuti. Nulla più di una presa d’atto. Ma stavolta è stato diverso. Così nella mattinata di ieri, lunedì 29 novembre, i lavori dell’assemblea si sono letteralmente “incagliati” sull’adozione di un provvedimento riguardante il riconoscimento appunto di un debito fuori bilancio di 3.618 euro che dovrà essere liquidato a una cittadina che si era rivolta al Tar piemontese perché negli scorsi mesi non avrebbe avuto accesso agli atti in seguito a una polemica legata a una presunta occupazione abusiva di una parte dell’area di viale Kennedy da parte di alcuni giostrai durante il periodo del lockdown.


Al momento della discussione, se da una parte la maggioranza ha cercato di minimizzare la cosa proprio perché in quella sede il Consiglio deve limitarsi a prendere atto di un pagamento che l’amministrazione dovrà effettuare perché riconosciuta “soccombente”, dall’altro i consiglieri del Pd – il capogruppo Nicola Fonzo e Sara Paladini su tutti – hanno parlato apertamente di «un fatto gravissimo». Nel mirino è così finito il dirigente chiamato in causa, il comandante della Polizia locale Pietro Di Troia, che secondo i rappresentanti della minoranza «non avrebbe messo a disposizione i relativi atti, cosa che si sarebbe dovuta fare secondo quanto poi stabilito dal Tar. Questo non è che l’ultimo di una serie di episodi che riguardano la nostra Polizia locale per il quale sarebbe necessario fare chiarezza. Visto che una parte degli stipendi dei dirigenti comunali viene riconosciuta in base al conseguimento di determinati risultati, sarebbe opportuno procedere nel senso opposto quando il Comune deve risarcire un cittadino. Chi sbaglia deve pagare».


Nonostante questo la delibera è stata approvata con il voto delle forze di maggioranza, mentre i consiglieri del Pd (che hanno chiesto di inviare alla Corte dei Conti anche il verbale della seduta del Consiglio) non hanno partecipato e il Movimento 5 Stelle si è astenuto.

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Palazzo Cabrino perde una causa e il caso “monta” in Consiglio

L’amministrazione costretta dal Tar a pagare 3 mila euro per un accesso agli atti negato. Per il Pd, che non ha partecipato al voto sulla delibera riguardante il debito fuori bilancio, «si tratta di un fatto gravissimo»

Tecnicamente viene definito “riconoscimento debito fuori bilancio”. Quando un cittadino conclude con successo una causa contro l’amministrazione e la stessa viene condannata al risarcimento, il conseguente passaggio in Consiglio della relativa delibera viene sbrigato in pochi minuti. Nulla più di una presa d’atto. Ma stavolta è stato diverso. Così nella mattinata di ieri, lunedì 29 novembre, i lavori dell’assemblea si sono letteralmente “incagliati” sull’adozione di un provvedimento riguardante il riconoscimento appunto di un debito fuori bilancio di 3.618 euro che dovrà essere liquidato a una cittadina che si era rivolta al Tar piemontese perché negli scorsi mesi non avrebbe avuto accesso agli atti in seguito a una polemica legata a una presunta occupazione abusiva di una parte dell’area di viale Kennedy da parte di alcuni giostrai durante il periodo del lockdown.


Al momento della discussione, se da una parte la maggioranza ha cercato di minimizzare la cosa proprio perché in quella sede il Consiglio deve limitarsi a prendere atto di un pagamento che l’amministrazione dovrà effettuare perché riconosciuta “soccombente”, dall’altro i consiglieri del Pd – il capogruppo Nicola Fonzo e Sara Paladini su tutti – hanno parlato apertamente di «un fatto gravissimo». Nel mirino è così finito il dirigente chiamato in causa, il comandante della Polizia locale Pietro Di Troia, che secondo i rappresentanti della minoranza «non avrebbe messo a disposizione i relativi atti, cosa che si sarebbe dovuta fare secondo quanto poi stabilito dal Tar. Questo non è che l’ultimo di una serie di episodi che riguardano la nostra Polizia locale per il quale sarebbe necessario fare chiarezza. Visto che una parte degli stipendi dei dirigenti comunali viene riconosciuta in base al conseguimento di determinati risultati, sarebbe opportuno procedere nel senso opposto quando il Comune deve risarcire un cittadino. Chi sbaglia deve pagare».


Nonostante questo la delibera è stata approvata con il voto delle forze di maggioranza, mentre i consiglieri del Pd (che hanno chiesto di inviare alla Corte dei Conti anche il verbale della seduta del Consiglio) non hanno partecipato e il Movimento 5 Stelle si è astenuto.

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