Arte, le povertà del pianeta nel lavoro di Costantino Peroni

Lo scultore novarese presenta sino al 30 dicembre al Castello la mostra “Silenzio”, una sua personale organizzata dallo Spazio Vivace

Le povertà del pianeta analizzate da Costantino Peroni. E’ il messaggio che lo scultore novarese propone in quello che può essere considerato il lavoro più significativo fra i venti presentati in questi giorni nella sala al piano terreno del Castello Visconteo Sforzesco di Novara nell’ambito della personale “Silenzio”, organizzata grazie alla collaborazione dello Spazio Vivace.


Inaugurato lo scorso 10 dicembre, l’allestimento, che sarà visitabile sino al giorno di San Silvestro dal martedì alla domenica dalle 9 alle 18 con ingresso libero (richiesti mascherina e green pass) si divide in due sezioni, comprendenti lavori in resina e in ferro.


Sono proprio questi ultimi a richiamare maggiormente l’attenzione dello spettatore, fra i quali spicca “Le voci dei muri”, l’ultima, un approdo, come ha spiegato lo stesso artista, «di una serie di esperienze che ho iniziato a maturare in precedenti occasioni». Una scultura “assemblata”, dove il concetto essenziale espresso da Peroni attraverso un particolare gioco di luci e di ombre, è quello delle povertà umane e delle diseguaglianze, dall’inizio dei tempi sino all’infinito, essendo la stessa opera destinata a mutare e a integrarsi in futuro.


Ci sono un albero tagliato in due e poi dei mattoni, che rappresentano i tempi correnti: «Come già accaduto in antichità, ancora oggi si erigono dei muri. Qualcuno cerca di attraversarlo, di passare dall’altra parte, ma è lo stesso manufatto a impedircelo, quasi deridendoci».

Ma l’artista affronta anche un discorso ecologico e ambientale: «Accanto, nel modulo successivo, un altro mattone vuole simboleggiare «le precarie condizioni attuali de pianeta», per poi prendere in esame il fulcro dell’opera, quella sofferenza rappresentata dal lavoro manuale, quelle povertà «che ciclicamente si ripetono», ancora di più accentuate nei tempi contemporanei. Come la storia dell’uomo è fatta di passato e presente destinato in qualche modo a ripetersi e non avere una fine, ecco che anche l’opera di Peroni presenta unicamente un principio. L’ultimo “modulo” è infatti destinato ad essere affiancato da altri che lo seguiranno. Prima o poi.

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Arte, le povertà del pianeta nel lavoro di Costantino Peroni

Lo scultore novarese presenta sino al 30 dicembre al Castello la mostra “Silenzio”, una sua personale organizzata dallo Spazio Vivace

Le povertà del pianeta analizzate da Costantino Peroni. E’ il messaggio che lo scultore novarese propone in quello che può essere considerato il lavoro più significativo fra i venti presentati in questi giorni nella sala al piano terreno del Castello Visconteo Sforzesco di Novara nell’ambito della personale “Silenzio”, organizzata grazie alla collaborazione dello Spazio Vivace.


Inaugurato lo scorso 10 dicembre, l’allestimento, che sarà visitabile sino al giorno di San Silvestro dal martedì alla domenica dalle 9 alle 18 con ingresso libero (richiesti mascherina e green pass) si divide in due sezioni, comprendenti lavori in resina e in ferro.


Sono proprio questi ultimi a richiamare maggiormente l’attenzione dello spettatore, fra i quali spicca “Le voci dei muri”, l’ultima, un approdo, come ha spiegato lo stesso artista, «di una serie di esperienze che ho iniziato a maturare in precedenti occasioni». Una scultura “assemblata”, dove il concetto essenziale espresso da Peroni attraverso un particolare gioco di luci e di ombre, è quello delle povertà umane e delle diseguaglianze, dall’inizio dei tempi sino all’infinito, essendo la stessa opera destinata a mutare e a integrarsi in futuro.


Ci sono un albero tagliato in due e poi dei mattoni, che rappresentano i tempi correnti: «Come già accaduto in antichità, ancora oggi si erigono dei muri. Qualcuno cerca di attraversarlo, di passare dall’altra parte, ma è lo stesso manufatto a impedircelo, quasi deridendoci».

Ma l’artista affronta anche un discorso ecologico e ambientale: «Accanto, nel modulo successivo, un altro mattone vuole simboleggiare «le precarie condizioni attuali de pianeta», per poi prendere in esame il fulcro dell’opera, quella sofferenza rappresentata dal lavoro manuale, quelle povertà «che ciclicamente si ripetono», ancora di più accentuate nei tempi contemporanei. Come la storia dell’uomo è fatta di passato e presente destinato in qualche modo a ripetersi e non avere una fine, ecco che anche l’opera di Peroni presenta unicamente un principio. L’ultimo “modulo” è infatti destinato ad essere affiancato da altri che lo seguiranno. Prima o poi.

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