Volantino BR, si è mossa anche la Digos di Roma: «Non è un originale, ma una delle tante copie»

Primi sviluppi riguardanti la notizia che il documento diffuso dai terroristi dopo la strage di via Fani e il rapimento di Aldo Moro. Una interrogazione sul tavolo del ministro Franceschini. Cattaneo, presidente dell'Istituto storico: «Indagare su come sia finito in quelle mani»

Volantino delle Brigate Rosse in vendita in una casa d’aste, nuovi sviluppi e reazioni. Se dal punto di vista politico – istituzionale, come anticipato la scorsa settimana dal deputato ossolano Enrico Borghi, non è tardata ad arrivare sul tavolo del ministro Dario Franceschini una interrogazione da parte di diversi parlamentari, nel frattempo si sono già mossi anche gli inquirenti. Nei giorni scorsi la Digos romana ha provveduto a visitare la sede della Bertolani Fine Art, la casa d’aste che ha messo in vendita, con tanto, come avviene in questi casi, di descrizione dettagliata del “reperto”. Una precisazione deva essere fatta, come appurato quasi subito. Non si tratterebbe di un pezzo unico del “comunicato n. 1” attraverso il quale i terroristi rivendicarono il rapimento di Aldo Moro e l’uccisione della sua scorta nell’agguato di via Mario Fani, ma una delle tante migliaia di copie ciclostilate che i brigatisti distribuirono nei giorni successivi in varie città davanti a scuole, uffici, fabbriche e altri luigi pubblici, non tanto per stabilire un contatto con le istituzioni (quello che possimo chiamare “originale” venne fatto trovare alla redazione de Il Messaggero nel sottopassaggio di largo Argentina due giorni dopo), ma piuttosto come strumento di “controinformazione popolare”.


Originale o fotocopia poco cambia. Tanto è bastato per suscitare da una parte la morbosità di qualche collezionista (il prezzo del volantino, da una base di partenza di 600 euro, è infatti lievitato sino a 7 mila) ma dall’altra anche l’unanime riprovazione per il fatto che un simile “reperto” sia potuto essere messo in vendita come un qualsiasi oggetto d’arredamento.


«Ho seguito marginalmente questa vicenda – ha detto fra gli altri il presidente dell’Istituto storico della Resistenza “Piero Fornara” – ma come molti condivido l’opinione che documenti di questo genere debbano rimanere di proprietà pubblica ed essere messi a disposizione di studiosi e storici. C’é da chiedersi davvero come sia stato possibile che un fatto del genere sia accaduto. Le autorità preposte dovranno indagare su come, quando e perché questo volantino sia finito nelle mani di chi adesso lo vuole mettere in vendita».

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Volantino BR, si è mossa anche la Digos di Roma: «Non è un originale, ma una delle tante copie»

Primi sviluppi riguardanti la notizia che il documento diffuso dai terroristi dopo la strage di via Fani e il rapimento di Aldo Moro. Una interrogazione sul tavolo del ministro Franceschini. Cattaneo, presidente dell’Istituto storico: «Indagare su come sia finito in quelle mani»

Volantino delle Brigate Rosse in vendita in una casa d’aste, nuovi sviluppi e reazioni. Se dal punto di vista politico – istituzionale, come anticipato la scorsa settimana dal deputato ossolano Enrico Borghi, non è tardata ad arrivare sul tavolo del ministro Dario Franceschini una interrogazione da parte di diversi parlamentari, nel frattempo si sono già mossi anche gli inquirenti. Nei giorni scorsi la Digos romana ha provveduto a visitare la sede della Bertolani Fine Art, la casa d’aste che ha messo in vendita, con tanto, come avviene in questi casi, di descrizione dettagliata del “reperto”. Una precisazione deva essere fatta, come appurato quasi subito. Non si tratterebbe di un pezzo unico del “comunicato n. 1” attraverso il quale i terroristi rivendicarono il rapimento di Aldo Moro e l’uccisione della sua scorta nell’agguato di via Mario Fani, ma una delle tante migliaia di copie ciclostilate che i brigatisti distribuirono nei giorni successivi in varie città davanti a scuole, uffici, fabbriche e altri luigi pubblici, non tanto per stabilire un contatto con le istituzioni (quello che possimo chiamare “originale” venne fatto trovare alla redazione de Il Messaggero nel sottopassaggio di largo Argentina due giorni dopo), ma piuttosto come strumento di “controinformazione popolare”.


Originale o fotocopia poco cambia. Tanto è bastato per suscitare da una parte la morbosità di qualche collezionista (il prezzo del volantino, da una base di partenza di 600 euro, è infatti lievitato sino a 7 mila) ma dall’altra anche l’unanime riprovazione per il fatto che un simile “reperto” sia potuto essere messo in vendita come un qualsiasi oggetto d’arredamento.


«Ho seguito marginalmente questa vicenda – ha detto fra gli altri il presidente dell’Istituto storico della Resistenza “Piero Fornara” – ma come molti condivido l’opinione che documenti di questo genere debbano rimanere di proprietà pubblica ed essere messi a disposizione di studiosi e storici. C’é da chiedersi davvero come sia stato possibile che un fatto del genere sia accaduto. Le autorità preposte dovranno indagare su come, quando e perché questo volantino sia finito nelle mani di chi adesso lo vuole mettere in vendita».

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