Nel quinto anniversario della sua scomparsa le figlie Chiara e Costanza dedicano al padre, l’aronese Prof. Mario Pagliano, la ripubblicazione, per i tipi della Compagnia della Rocca, la breve antologia di suoi racconti brevi, uno per ogni mese dell’anno, dal titolo “ I mesi della mia fanciullezza “.
Di Mario Pagliano, professore di lettere nelle scuole medie e al liceo linguistico di Arona, già vicesindaco di Arona, ho il ricordo personale vivo di un uomo di estrema moralità e dolcezza.
Questa sua dolcezza e umanità emerge con forza in questi suoi ricordi di una Arona vera e tanto lontana nel tempo da apparire incredibile.
Pagliano, classe 1934, ricorda l’Aprile del 45, quando arrivarono gli americani che poi erano anche gli indiani , con i loro turbanti, che dopo aver gettato chewing-gum e cioccolata dalle loro Jeep ai ragazzi, si immersero con loro nelle acque del lago, allora tutto pulito e balneabile fin nel centro di Arona, fino alle Rocchette dal cui fondale sgorgava una sorgente che le rendeva particolarmente fredde.
Era la Liberazione, dopo la morte della Contessa Cantoni e dei suoi familiari, colpevoli solo di essere ebrei , e l’esposizione al ludibrio della folla sul balcone della locale caserma dei Carabinieri, che allora era in Piazza De Filippi, dei gerarchi fascisti arrestati.
Un’ Arona in cui già a maggio si facevano i primi bagni e in cui i ragazzi milanesi e torinesi in villeggiatura aprivano gli orizzonti dei ragazzi del Provincia .
C’è il gustoso racconto delle sue marachelle di ragazzo: quando corresse a mano una banconota di Am-Lire per comprare dei fumetti di Mandrake o quando dal posto telefonico pubblico che era allora alla Navigazione finse con i suoi compagni di essere il gestore dell’Hotel Simplon per ordinare dei polli alla pollivendola più nota della città.
C’è tutta la freschezza e la delicatezza di un uomo che attraverso il racconto della sua fanciullezza riesce a dire ancora e sempre il suo amore per la sua Arona.