Qualcuno l’aveva già fatto nelle settimane di dicembre, alla vigilia delle festività natalizie. Un piccolo, quasi impercettibile (se non dato più che altro dalla scomodità di doversi munire del taglio più piccolo dei “bronzini”) aumento del presso della tazzina di caffè al bar, lievitata da quello che era ormai il tradizionale euro a 1,10… Altri locali (ma onestamente non tutti) hanno applicato la nuova tariffa dopo Capodanno, ritoccando il listino prezzi soprattutto per quanto riguarda la caffetteria. I motivi sono piuttosto facili da individuare, a cominciare dai recenti rincari energetici che hanno colpito un po’ tutti, a cominciare dal settore della ristorazione dove, a detta di molti, le utenze avrebbero subito un aumento anche superiore al 40%.
«La situazione è decisamente grave – non usa troppi giri di parole Luigi Minicucci di Confesercenti Novara e Vco – Nei locali come bar e ristoranti, ma soprattutto nel settore alberghiero, dove a fronte di un calo della domanda e di conseguenza la mancanza di clienti, la struttura, le stanze, devono comunque essere riscaldate, vista anche la stagione».
Cosa chiedono le organizzazioni di categoria? «Nuovi ristori in prima battuta; e poi una proroga dei mutui e dei finanziamenti da parte di chi li aveva sottoscritti prima dell’inizio della pandemia e un nuovo blocco delle cartelle esattoriali. Occorre che qualcuno si renda conto che se non si riesce a lavorare non si potrà neppure far fronte a tutte le spese e imposte». Per Minicucci la fase emergenziale è tutt’altro che superata, anzi: «Si parlava del 31 marzo come data possibile, ma considerando che siamo a fine gennaio appare decisamente difficile considerare l’inizio del secondo trimestre come momento del ritorno alla normalità».
«A livello nazionale – ha proseguito Minicucci – la nostra organizzazione ha già approvato una serie di ordini del giorno riguardanti le richieste che saranno sottoposte al Governo. Oltre ai citati nuovi ristori chiederemo un’ulteriore cassa integrazione e proroghe per tutte quelle agevolazioni citate sino a tutto il 2022, all’interno delle quali i Comuni potrebbero posticipare poi anche il pagamento dei dehor oltre la data del 31 marzo».