«Un appuntamento doveroso, di trasparenza, di restituzione alla comunità, di chi con fiducia si “fida” della Chiesa attraverso una firma sulla propria dichiarazione dei redditi. Un gesto che permerte di venire incontro a tante situazioni, per aiutare chi aiuta, soprattutto in un momento come quello che stiamo vivendo. L’attenzione agli altri deve diventare uno stile, perché accanto alla povertà economica è cresciuto anche un disagio sociale e di prossimità».
Con queste parole il vicario generale della Diocesi don Fausto Cossalter ha introdotto, questa mattina – giovedì 10 febbraio – in Curia, la presentazione dei progetti finanziati in gran parte con i fondi che annualmente la Cei distribuisce alle Diocesi grazie all’8×1000.
Perché la Caritas, è stato sottolineato, non si limita a una “distribuzione di pacchi”, ma vuole essere molto di più, tanto che i 32 progetti, «alcuni grandi e maggiormente visibili, altri molto più piccoli, sono il segno di un’attenzione verso tutto il territorio».
Il direttore della Caristas diocesana don Giorgio Borroni ha ricordato come quest’anno ricorra il cinquantesimo anniversario della costituzione dell’ente nel Novarese, a pochi mesi dalla fondazione di quello nazionale: «Fu per iniziativa dell’allora vescovo Aldo Del Monte che decise di affidare il cammino della nuova realtà a un altro Aldo, don Mercoli, primo direttore della Caritas di Novara: «L’occasione è per ricordare chi mi ha preceduto e ringraziare tutti i volontari (oggi sono circa un migliaio, ndr) che si sono adoperati in questo mezzo secolo e i tre vescovi che ci hanno accompagnati».
Un’attività che dovrebbe sfociare nei prossimi mesi, quando la situazione sanitaria si sarà normalizzata, in tre inziative realizzate accanto alle tre fondazioni di comunità – del Novarese, del Vco e della Valsesia – che affiancano il lavoro della Caritas: «Con loro vorremmo raccontare sul territorio come stiamo lavorando per ripartire».
A fronte di un valore dei progetti per un totale di 1.190.625 euro la Diocesi attraverso l’8×1000 distribuirà risorse per 1.016.763,89. I tre “macro filoni” riguardano il “Sostegno” (386.625 euro il valore, 282.800 il contributo diocesano), le “Opere segno” (rispettivamente 154.000 e 100.000) e i “Progetti emblematici” (650.000 e 633.963,89). I primi da qualche hanno non vengono più realizzati a livello di singola Parrocchia ma di Upm (Unità pastorali missionarie) e vanno a finaziare le opere ordinarie «come gli aiuti alimentari, sanitari, pagamenti utenze e locazioni. Le “Opere segno” vanno a sostenere quelle realtà come consultori e ambulatori».
La parte più consistente è riservata dai “Progetti emblematici” (il 62% dell’importo complessivo), suddivisi ogni anno su due Vicariati: «In questa occasione il consiglio episcopale ha deciso di sostenere dei progetti in Ossola e nel territorio di Arona-Borgomanero». Nel dettaglio le iniziative riguardano il progetto “Una casa per tutti” a Domodossola, presentato dal vicario e parroco del capoluogo ossolano don Vincenzo Barone, finalizzato a garantire un luogo capace di rispondere alle esigenze abitative delle persone in difficoltà; l’organizzazione di un centro di ascolto e dormitorio a Invorio, la realizzazione di alloggi per ragazzi e ragazze neo maggiorenni a Castelletto Ticino con lo scopo di aiutarli a raggiungere la necessaria indipendenza; la ristrutturazione dei locali dell’ex scuola materna come mensa e dormitorio presso lo storico edificio conosciuto come Castello Trivulzio. Questi ultimi progetti sono stati illustrati dal vicario di Arona e Borgomanero don Claudio Leonardi e dal parroco di Borgomanero don Piero Cerutti.