Cura e ricerca sulla Sla dell’ospedale Maggiore riconosciute a livello internazionale

La cura e la ricerca sulla sclerosi laterale amiotrofica, portate avanti all’ospedale Maggiore dal Centro Esperto Sla (Cresla), sono state riconosciute a livello internazionale dal board degli stati membri della Rete Europea per le Malattie Rare Neuromuscolari come punto di riferimento scientifico ai massimi livelli europei.

Il centro opera dal 2004 ed è diretto dalla dottoressa Letizia Mazzini, pioniera in questo settore: «Il riconoscimento va a tutta l’equipe che si impegna ogni giorno per supplire a tutte le difficoltà che nascono intorno a un paziente così complesso. Nel 2004 non c’era nulla e io ho portato ma mia esperienza maturata nei centri europei e americani: abbiamo costituito un’equipe multidisciplinare con medici, infermieri, fisioterapisti e psicologi che segue il paziente dal momento della diagnosi fino a fine vita. Quando abbiamo iniziato la diagnosi era più facile, ma negli ultimi vent’anno è cambiata molto perchè ci sono sfumature ch corrispondono a quadri clini diversi. L’ospedale si è adeguato e da subito ha collaborato con noi con il potenziamento degli esami strumentali e l’assistenza attraverso la telemedicina attivata già prima del periodo Covid. In parallelo abbiamo portato avanti la ricerca con laboratori europei e americani: stiamo, infatti, costruendo i primi modelli di malattia e alcuni geni sono stati individuati per la prima volta proprio qui a Novara con una ricaduta terapeutica importnate anche se rigaurda solo an piccola percentuale di pazienti».

La dottoressa Mazzini ha posto l’accento anche sul tema dei fondi: «Molti dei nostri medici e ricercatori sono precari e vengono pagati con i fondi per la ricerca, per questo siamo sempre alla ricerca di nuovi finanziamenti».

Il processo di verifica dei criteri di ammissione è durato 2 anni nel corso dei quali sono state riconosciute al Cresla e all’Aou tutte le competenze cliniche, scientifiche e organizzative che qualificano i membri della Rete Europea: l’Azienda ospedaliero-universitaria di Novara si trova quindi al centro di una rete internazionale di strutture sanitarie che garantiscono ai pazienti la miglior diagnosi e cura.

«Un riconoscimento che ha un valore altamente simbolico perchè le malattie neurodegenerative costuiscono insieme a quelle vascolari la prima causa di invalidità nella popolazione aduta occidentale, un allarma lanciato anni fa ma che non è mai stato molto ascoltato» ha sottolineato il direttore della struttura di Neurologia, prof. Roberto Cantello.

«C’è continuamente una stretta collaborazione tra ospedale e università e questo è un esempio. La dottoressa Mazzini è la vera fautrice di questo percorso» ha commentato il prof. Marco Krengli, presidente della Scuola di medicina dell’Upo

«Questa attività va avanti da tempo con crescente successo – ha detto il direttore del Dipartimento medico, il prof. Mario Pirisi -. Da 22 anni sono Novara e apprezzo il fatto che la dottoressa Mazzini si sia sempre resa disponilibile dove ce ne fosse bisogno».

Alla presentazione ha partecipato anche Edoardo Ferlito, presidente di Ursla, associazione di volontariato che da sempre affianca e sostiene il Centro Sla.

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Cura e ricerca sulla Sla dell’ospedale Maggiore riconosciute a livello internazionale

La cura e la ricerca sulla sclerosi laterale amiotrofica, portate avanti all’ospedale Maggiore dal Centro Esperto Sla (Cresla), sono state riconosciute a livello internazionale dal board degli stati membri della Rete Europea per le Malattie Rare Neuromuscolari come punto di riferimento scientifico ai massimi livelli europei.

Il centro opera dal 2004 ed è diretto dalla dottoressa Letizia Mazzini, pioniera in questo settore: «Il riconoscimento va a tutta l’equipe che si impegna ogni giorno per supplire a tutte le difficoltà che nascono intorno a un paziente così complesso. Nel 2004 non c’era nulla e io ho portato ma mia esperienza maturata nei centri europei e americani: abbiamo costituito un’equipe multidisciplinare con medici, infermieri, fisioterapisti e psicologi che segue il paziente dal momento della diagnosi fino a fine vita. Quando abbiamo iniziato la diagnosi era più facile, ma negli ultimi vent’anno è cambiata molto perchè ci sono sfumature ch corrispondono a quadri clini diversi. L’ospedale si è adeguato e da subito ha collaborato con noi con il potenziamento degli esami strumentali e l’assistenza attraverso la telemedicina attivata già prima del periodo Covid. In parallelo abbiamo portato avanti la ricerca con laboratori europei e americani: stiamo, infatti, costruendo i primi modelli di malattia e alcuni geni sono stati individuati per la prima volta proprio qui a Novara con una ricaduta terapeutica importnate anche se rigaurda solo an piccola percentuale di pazienti».

La dottoressa Mazzini ha posto l’accento anche sul tema dei fondi: «Molti dei nostri medici e ricercatori sono precari e vengono pagati con i fondi per la ricerca, per questo siamo sempre alla ricerca di nuovi finanziamenti».

Il processo di verifica dei criteri di ammissione è durato 2 anni nel corso dei quali sono state riconosciute al Cresla e all’Aou tutte le competenze cliniche, scientifiche e organizzative che qualificano i membri della Rete Europea: l’Azienda ospedaliero-universitaria di Novara si trova quindi al centro di una rete internazionale di strutture sanitarie che garantiscono ai pazienti la miglior diagnosi e cura.

«Un riconoscimento che ha un valore altamente simbolico perchè le malattie neurodegenerative costuiscono insieme a quelle vascolari la prima causa di invalidità nella popolazione aduta occidentale, un allarma lanciato anni fa ma che non è mai stato molto ascoltato» ha sottolineato il direttore della struttura di Neurologia, prof. Roberto Cantello.

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