La Curia Diocesana Novarese rende noto che la S.Sede ha chiesto al Vescovo Mons. Brambilla di notificare ad un sacerdote di Novara, già sospeso dall’esercizio del Ministero, che è scomunicato per aver aderito ad una chiesa scismatica, essersi fatto riordinare sacerdote da questa chiesa, sostenere la “ sedevacante” cioè che dopo Pio XII non ci sono stati più Papi legittimi e quindi neanche Papa Francesco sarebbe un vero Papa e quindi la Sede di Pietro e dei suoi successori sarebbe vacante, vuota.

Parlare di scomuniche, scisma, sedevacantismo, ci riporta indietro a epoche lontane, che abbiamo studiato anni fa sui libri di storia: lo Scisma d’Oriente, la Riforma luterana, la nascita della Chiesa Anglicana, il piccolo scisma del 1871 con qualche Vescovo del Nord Europa che ha rifiutato il Vaticano I e il dogma dell’ infallibilità papale e se ne è andato, infine negli anni ‘70 la scelta di Mons. Lefevbre di contestare radicalmente tutte le novità del Concilio Vaticano II fino ad ordinare Vescovi senza l’autorizzazione del Papa ed essere quindi scomunicato da San Paolo VI, poi anche  nel 1950 la scomunica per chi aderiva al Partito comunista, ma anche più recentemente quanti sui quotidiani nazionali hanno sostenuto che Benedetto XVI sia stato costretto a dimettersi e Papa Francesco non sia un Pontefice validamente eletto.

Questo sacerdote novarese appartiene al piccolo gruppo, non più di tre, di sacerdoti novaresi che decise più di quindici anni fa 

che la possibilità riconosciuta di celebrare di nuovo la Messa in latino da Papa Ratzinger comportasse la loro libertà di celebrare solo e sempre la Messa tradizionale nelle comunità di cui erano parroci dando vita anche a liti e divisioni fra i fedeli.

L’allora Vescovo Mons. Corti non aveva voluto prendere provvedimenti disciplinari nei confronti di questi sacerdoti ma gli aveva solo tolto la guida delle parrocchie affidando loro delle chiese non parrocchiali dove avrebbero potuto continuare a celebrare la Messa tradizionale, senza obbligare i fedeli che non lo volessero a farlo pure loro.

La S. Sede aveva approvato questa soluzione di mediazione e compromesso ma al sacerdote che oggi è stato scomunicato non bastava poter celebrare la Messa in latino, la sua dissociazione dalla Chiesa attuale e contemporanea è totale, lui vuole vivere in una Chiesa antica che per età non ha vissuto neanche un po’ e che non tornerà e non potrà tornare mai più.

Si tratta della punta estrema di un Iceberg un po’ piu vasto: fedeli e anche sacerdoti che fanno fatica a comprendere, metabolizzare, accettare e condividere le novità, non poche, della Chiesa di Papa Francesco, in campo morale, sociale, pastorale, il suo stile e il suo linguaggio che vogliono applicare fin in fondo il Concilio Vaticano II, non arrivano a lasciare la Chiesa ma di fatto ogni giorno di più se ne allontanano fino al punto che potrebbe arrivare di uscirne completamente. 

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Lo scomunicato

La Curia Diocesana Novarese rende noto che la S.Sede ha chiesto al Vescovo Mons. Brambilla di notificare ad un sacerdote di Novara, già sospeso dall’esercizio del Ministero, che è scomunicato per aver aderito ad una chiesa scismatica, essersi fatto riordinare sacerdote da questa chiesa, sostenere la “ sedevacante” cioè che dopo Pio XII non ci sono stati più Papi legittimi e quindi neanche Papa Francesco sarebbe un vero Papa e quindi la Sede di Pietro e dei suoi successori sarebbe vacante, vuota.

Parlare di scomuniche, scisma, sedevacantismo, ci riporta indietro a epoche lontane, che abbiamo studiato anni fa sui libri di storia: lo Scisma d’Oriente, la Riforma luterana, la nascita della Chiesa Anglicana, il piccolo scisma del 1871 con qualche Vescovo del Nord Europa che ha rifiutato il Vaticano I e il dogma dell’ infallibilità papale e se ne è andato, infine negli anni ‘70 la scelta di Mons. Lefevbre di contestare radicalmente tutte le novità del Concilio Vaticano II fino ad ordinare Vescovi senza l’autorizzazione del Papa ed essere quindi scomunicato da San Paolo VI, poi anche  nel 1950 la scomunica per chi aderiva al Partito comunista, ma anche più recentemente quanti sui quotidiani nazionali hanno sostenuto che Benedetto XVI sia stato costretto a dimettersi e Papa Francesco non sia un Pontefice validamente eletto.

Questo sacerdote novarese appartiene al piccolo gruppo, non più di tre, di sacerdoti novaresi che decise più di quindici anni fa 

che la possibilità riconosciuta di celebrare di nuovo la Messa in latino da Papa Ratzinger comportasse la loro libertà di celebrare solo e sempre la Messa tradizionale nelle comunità di cui erano parroci dando vita anche a liti e divisioni fra i fedeli.

L’allora Vescovo Mons. Corti non aveva voluto prendere provvedimenti disciplinari nei confronti di questi sacerdoti ma gli aveva solo tolto la guida delle parrocchie affidando loro delle chiese non parrocchiali dove avrebbero potuto continuare a celebrare la Messa tradizionale, senza obbligare i fedeli che non lo volessero a farlo pure loro.

La S. Sede aveva approvato questa soluzione di mediazione e compromesso ma al sacerdote che oggi è stato scomunicato non bastava poter celebrare la Messa in latino, la sua dissociazione dalla Chiesa attuale e contemporanea è totale, lui vuole vivere in una Chiesa antica che per età non ha vissuto neanche un po’ e che non tornerà e non potrà tornare mai più.

Si tratta della punta estrema di un Iceberg un po’ piu vasto: fedeli e anche sacerdoti che fanno fatica a comprendere, metabolizzare, accettare e condividere le novità, non poche, della Chiesa di Papa Francesco, in campo morale, sociale, pastorale, il suo stile e il suo linguaggio che vogliono applicare fin in fondo il Concilio Vaticano II, non arrivano a lasciare la Chiesa ma di fatto ogni giorno di più se ne allontanano fino al punto che potrebbe arrivare di uscirne completamente. 

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