«Per la nostra comunità è prima di tutto una vittoria morale» – esordisce così il sindaco di Borgo Ticino Alessandro Marchese quando lo abbiamo raggiunto per un commento a caldo sul risarcimento di 400 mila euro sanciti dal tribunale per l’eccidio nazista del 1944 e riconosciuti al comune.
«Il rito civile che ci ha riconosciuto l’indennizzo ha fatto seguito a quello penale del 2012 in cui fu condannato all’ergastolo il vicecomandante della Marina d’assalto Mek 80, Ernst Wadenpful. Mandante del massacro datato 13 agosto 1944, in cui dodici uomini furono trucidati nella piazza del paese. Il processo ha dimostrato la reale penalizzazione dell’intera comunità di Borgo Ticino in quanto i cittadini furono obbligati ad assistere all’eccidio. I tedeschi entrarono nel paese e incendiarono e saccheggiarono 72 case, tra le altre cose. Una ferita che non si è mai rimarginata nel cuore e nella mente dei testimoni. Le sofferenze psichiche che hanno subito non potranno mai essere ripagate o risarcite, tuttavia, questo risarcimento è un segnale positivo: la storia tinta dal sangue dei tiranni ti presenta sempre il conto e prima o poi si paga. Fa strano fare questi discorsi proprio adesso che stiamo vivendo in prima persona una guerra, quella in Ucraina, però fa pensare e deve farci riflettere» ha sottolineato Marchese.
«Siamo il primo comune italiano al quale viene riconosciuto un indennizzo di guerra. In Italia, in passato, Sulmona era stata protagonista di un processo sempre per una strage di guerra, ma in quel caso erano state risarcite solo le vittime in questione. Nel nostro caso tuttavia, oltre al risarcimento al comune, anche a quattro delle vittime la sentenza ha riconosciuto un danno privato quantificato in 50mila euro ciascuno, mentre per le altre vittime, l’avvocato di parte civile, Andrea Speranzoni, sta valutando di fare un appello»