Sabato sera, allo spazio Nova, che ospita i concerti della stagione invernale di Novara Jazz, è stato molto emozionante ascoltare un musicista nato a Mosca, e non un musicista qualsiasi, ma una leggenda vivente: Vladimir Tarasov. Sì proprio una leggenda vivente: lo è per la sua attività di musicista e compositore, che lo ha portato a suonare oltre che con la Lithuanian Symphonic Orchestra, anche con molte altre orchestre in Europa e negli USA. Ma non basta, Tarasov ha collaborato con moltissimi jazzisti come Peter Brötzmann, Mikolaj Trzaska, Ken Vandermark, Andrew Cyrille, the Rova Saxophone Quartet, Anthony Braxton, Mark Dresser, Lauren Newton e Josef Nadj, come si dice “solo per fare alcuni nomi”. In considerazione della sua poliedrica attività, oltre che di musicista, di performer e compositore per il cinema e la video art, ha anche collaborato con artisti quali Sarah Flohr e Ilya Kabakov del quale, mi sia concesso un ricordo del tutto personale, vidi a Parigi qualche decennio fa “Qui ci è capitato di vivere”, una installazione con un sottofondo sonoro proprio di Tarasov che usciva da una sgangherata radio sovietica.
Per tornare al magnifico set di sabato a Novara , con il grande Maestro, hanno l’onore e l’onere di cimentarsi due giovani, ma già ben affermati jazzisti italiani, Simone Quatrana al piano e Stefano Ferrian al sax. E la “reunion” di sabato non è un caso fortuito, visto che “A-Septic” è un duo già collaudato in concerti tenutisi in Europa e Russia. Questa sera si aggiunge la gemma mancante, ovvero la batteria di Vladimir Tarasov, anche lui in “lista d’attesa”, dopo la sfracello della pandemia. Sarà anche per la sua presenza, sarà anche per la suggestione sempre forte e magnificamente “fuori posto”, del piano preparato di Simone Quatrana, sarà anche per la trance creativa del bravissimo Stefano Ferrian, sarà per tutto ciò, che i primi brani sembrano creati apposta per una serata futurista, anzi cubo-futurista, dove la parte dell’intonarumori, la sostiene benissimo e senza scomporsi Vladimir Tarasov, con una batteria all’apparenza classica, ma in cui, dagli angoli più riposti, escono piattini, palline bacchette che la fanno somigliare a una scatola colma di magiche sonorità.
Dagli altri brani esce davvero un po’ di tutto e, mescolato al jazz, forse persino un po’ dello Stravinskij dell”Histoire du Soldat”, soprattutto grazie alle corde percosse dai martelletti del piano di Simone Quatrana. Ma non è tutto qui, poiché dal piano suonato direttamente da dentro la cassa armonica e dal fiato fatto correre nel sax di Stefano Ferrian, sembra saltar fuori la colonna sonora di “Solaris”, tanto per omaggiare la Russia, quella che ci piace. E qui, in questa magnifico amalgama, si sente la mano angelicamente diabolica di un performer come Vladimir Tarasov. Tutto poi trascolora in un jazz frenetico e di ricerca, quello pieno a cui siamo abituati, dove il sax detta i temi, la batteria incantata di Tarasov scandisce i ritmi e dove il piano appare sempre il rifugio sicuro dopo le tempeste sonore.
Quando gli incontri sono indovinati e voluti e quando, ad un duo così simbiotico come quello di Simone Quatrana e Stefano Ferrian, si aggiunge un artista a tutto tondo come Vladimir Tarasov, artista che porta con sé tutte le tracce delle tante esperienze attraversate, il risultato non può essere che un piccolo gioiello come il concerto di ieri sera. Tarasov ringrazia il pubblico novarese sfoggiando una bella camicia della tradizione Ucraina, indossata per l’occasione.
Che la sua “mise”, il suo genio e la magnifica musica dell’Aseptic Duo siano un talismano per la mente e per il cuore contro la follia del mondo.