Lo scorso mese di settembre 2021 CNA Agroalimentare aveva lanciato l’allarme sul rincaro delle materie prime alimentari, con particolare riferimento alle farine e il conseguente aumento dei prezzi dei prodotti di panificazione e della pasta.
«Già allora CNA aveva chiesto al ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli di ricostituire il ‘Tavolo della filiera del grano e del pane’ – ha ricordato il direttore CNA Piemonte Nord Marco Pasquino (in foto) – sei mesi dopo ci troviamo in una situazione che si è aggravata a causa del conflitto tra Russia e Ucraina e non possono più essere rimandati i provvedimenti per limitare i rischi di un’inflazione incontrollabile».
«Il nostro Paese sconta purtroppo una dipendenza strutturale dalle forniture estere – ha aggiunto Fabio Fontaneto, presidente CNA Agroalimentare Piemonte Nord – soprattutto di frumento duro, tenero e mais, con un tasso di approvvigionamento rispettivamente pari a circa il 60% per il grano duro, il 35% per il tenero e il 53% per il mais. E’ evidente che le turbolenze dei mercati mondiali, aggravate dalla crisi politica nell’Est Europa, incidono in modo pesante sulle dinamiche dei prezzi».
A questo si aggiunge il comportamento della grande distribuzione, denuncia CNA.
«Per non scaricare i costi sui clienti, la grande distribuzione scarica i costi sui piccoli produttori. Ad oggi si può dire che la questione del costo del cibo è fuori controllo. Le microimprese fornitrici della grande distribuzione chiedono adeguamenti dei propri listini ma riscontrano una forte resistenza da parte della grande distribuzione che cerca di limitare al massimo gli aumenti o cerca di applicarli spalmandoli su tempi lunghi da 3 a 10 mesi. Come avevamo segnalato, gli aumenti rispetto ad alcune materie prima sono già iniziati nella prima metà del 2021 e via via si sono intensificati».
Come si evince da uno studio appena condotto da CNA Agroalimentare, i motivi dei rincari dei prodotti alimentari, e non solo, vengono da lontano e sommano molti fattori molto diversificati, tra cui anche le azioni speculative di alcuni Paesi e la siccità che pervade alcune vaste aree storicamente dedicate alla coltivazione del grano. La guerra in Ucraina è solo l’ultimo e neanche il più importante, poiché nella graduatoria degli scambi commerciali siamo solo al trentatreesimo posto tra i clienti della Russia, da cui importiamo principalmente prodotti destinati all’alimentazione animale.
Sul fronte del rincaro dei carburanti poi la situazione nel settore dell’autotrasporto è diventata insostenibile: «Non riusciamo a farci pagare dalla committenza l’aumento dei costi – ha denunciato Alessandro Cianciolo, presidente CNA FITA Piemonte Nord – da tempo abbiamo lanciato l’allarme e attendiamo l’incontro fissato da UNATRAS, l’Unione delle associazioni dell’autotrasporto italiano, di cui CNA fa parte, convocato per il prossimo 19 marzo, per decidere cosa fare. Nel frattempo molte aziende stanno decidendo autonomamente di tenere fermi i camion, perché non possono più reggere i costi di gestione».
Un altro fronte caldo è il caro energia, sul quale si aprono alcuni spiragli legati alla possibilità di ricorrere all’autoproduzione di energia per le imprese, dove però CNA chiede strumenti ad hoc per le piccole imprese, come evidenziato nel corso dell’audizione alla Commissione Ambiente della Camera.
«Artigiani e piccole imprese condividono l’orientamento del Governo per mettere in sicurezza il sistema energetico nazionale – ha affermato il presidente CNA Piemonte Nord Massimo Pasteris – con la riduzione progressiva della dipendenza energetica dall’estero. Tuttavia non possiamo non evidenziare il ritardo con cui l’Italia ha acquisito questa consapevolezza, considerando che avevamo aggiornato la nostra Strategia Energetica Nazionale pochi anni fa. Va nella giusta direzione dare nuovo impulso alle rinnovabili attraverso la semplificazione delle procedure. Sarebbe opportuno prevedere strumenti ad hoc per le PMI, come il Fondo per l’autoconsumo da fonti rinnovabili per le PMI, in grado di supportarle sotto tale punto di vista e di stimolare, al contempo, ulteriori margini di sviluppo per il settore delle rinnovabili attraverso l’ampliamento della potenza installata in impianti di piccola dimensione diffusi sul territorio».