Il terziario locale fatica con la digitalizzazione

Piccole e medie imprese lente sull'innovazione digitale secondo un'indagine del Centro Studi del Terziario Piemonte Nord. La proposta di un "digital manager" per accompagnarle. Grifoni: «Processo va visto come integrazione dell'esistente. Serve impegno importante di istituzioni e amministrazioni pubbliche»

Digitalizzazione critica per il settore terziario locale. Piccole e medie imprese appaiono ancorta in difficoltà o comunque prudenti nei confronti dello sviluppo digitale e, in parte significativa sul nostro territorio, ancora non convinte che si tratti di un passaggio necessario per ampliare il proprio business. E se il periodo di pandemia per molti ha favorito la digitalizzazione, solo meno di un quarto di esse (23%) ha un fatturato collegabile all’utilizzo di strumenti digitali a fronte di un 43% di personale impiegato in mansioni dedicate esclusivamente a tale utilizzo. Per l’immediato futuro c’è l’obiettivo di migliorarsi in tal senso (51% delle imprese) considerando utile far partecipare il personale dipendente a corsi di formazione specifici.

È quanto emerge da un’indagine qualitativa promossa dal Centro studi del Terziario del Piemonte Nord allo scopo di verificare il livello attuale di digitalizzazione delle imprese terziarie e le eventuali criticità o fabbisogni emersi in relazione all’utilizzo degli strumenti digitali, anche a fronte dei cambiamenti che la recente pandemia ha prodotto sul mercato.

A presentarlo, questa mattina presso la sede Confcommercio, il professor Alessandro Minello (nella foto del titolo) che lo ha curato, partendo dai risultati di un questionario somministrato tra i mesi di novembre 2021 e gennaio 2022 alle imprese associate agli Enti Bilaterali del terziario delle province di Biella, Novara, Verbano Cusio Ossola e Vercelli, a cui hanno risposto 170 aziende, in gran parte (92%) microimprese con meno di 10 addetti, al 57% ditte individuali e, per il 69%, in attività da oltre un decennio.

Lo scopo dell’analisi, oltre a rilevare la situazione attuale, è capire a che punto del processo di digitalizzazione si trovino le realtà imprenditoriali locali e come intendano affrontare le sfide future.

«Le principali criticità emerse evidenziano un sistema terziario ancora in difficoltà nel comprendere e gestire l’evoluzione del mercato in atto – ha spiegato Minello – vuoi per il clima di incertezza tutt’oggi percepito dai più, vuoi per la carenza di risorse economiche e lavorative da investire».

Da qui la proposta di offrire corsi formativi per il personale in particolare su argomenti come “comunicazione, vendita online e informatica di base”, come richiesto da molte imprese. Inoltre «fondamentale potrebbe essere la presenza di un “digital manager” (in azienda o anche in condivisione con altre), che si potesse occupare della transizione digitale tecnologica. Oggi le imprese devono imparare a muoversi in un mercato sempre più competitivo, caratterizzato da cambiamenti continui e veloci».

Concludendo Minello ha indicato un arco temporale di quattro/sei anni per raggiungere l’obiettivo di un grado digitalizzazione considerato ottimale e ha avvertito: «Questo percorso molte aziende non sono in grado di compierlo da sole, ma occorre che siano accompagnate dal mondo istituzionale locale».

Il presidente dell’Ente Bilaterale Terziario Novara e Vco, Luca Trinchitella, ha segnalato l’esperienza di Biella, cioè «corsi di formazione verso lavoratori non occupati capaci di operare in aziende votate all’e-commerce. Esperienza da ripetere a Novara accompagnata da contributi alle imprese che assumono, anche perché il commercio on line è in espansione ma è poco praticato nelle nostre piccole realtà».

«Il digitale va però visto come una integrazione dell’esistente e non come un’alternativa» ha precisato Maurizio Grifoni, presidente di Confcommercio Alto Piemonte convinto che «non si tratta di una sfida tra passato e futuro, ma occorre far nascere la consapevolezza che tutto serva a migliorare il modello di business». Per Grifoni «è molto importante che, a fronte di problematiche complesse quali ad esempio l’analisi dei big data, siano protagoniste le istituzioni ed anche le amministrazioni pubbliche. È una cosa che ci riguarda direttamente».

I DATI DELL’INDAGINE

L’indagine si propone di valutare lo “stato dell’arte” delle imprese terziarie nell’area del Piemonte Nord, delineandone un profilo che identifichi la loro propensione all’introduzione di nuove tecnologie digitali e il loro grado di integrazione nei processi aziendali.

Nella maggior parte dei casi (72,3%) si riscontra un atteggiamento di apertura verso l’introduzione di nuove tecnologie: il 27,6% degli imprenditori si ritiene “sempre aggiornato, attento e pronto alla loro sperimentazione e adozione” (ed è quasi il 29% nelle province Novara-Vco), mentre il 44,7% si definisce più cauto. Una quota minoritaria dimostra un interesse inferiore o addirittura non accetterebbe di buon grado il loro utilizzo (11,2%, una percentuale doppia alla media italiana), ritenendo che, più che risolvere i problemi, “complichi eccessivamente l’attività lavorativa”.

Poco più della metà del campione sfrutta le potenzialità della fibra ottica (38,8%), soprattutto nel Novarese-Vco (50,8%). Il settore che ne fa maggiore uso è quello dei servizi (55%) mentre nel commercio è prevalente l’ADSL (42,3%). Solo il 15,3% delle imprese utilizza l’e-commerce e il 14% accoglie prenotazioni on line.

Le aziende “connesse” (cioè che gestiscono processi aziendali prevalentemente o totalmente in maniera digitale) rappresentato il 54% del campione: promossi i settori servizi (74% digitali) e tursmo (58%), bocciato il commercio (46%).

Circa la metà del campione (49,4%) afferma che “il periodo di pandemia ha favorito la digitalizzazione” totale (2,3%) o parziale (47,1%) della propria azienda. Ben il 50,6% del campione, invece, asserisce di “non aver aumentato i propri standard digitali”.

Ad oggi, il 62,9% delle imprese terziarie intervistate ritiene “sufficienti gli interventi finora realizzati e il livello di digitalizzazione raggiunto. Esiste, tuttavia, più di un terzo del campione (37,1%) che non si sente ancora del tutto adeguato e “necessiterebbe di ulteriori investimenti in tal senso”. Il 54,7% delle imprese intervistate afferma di necessitare di servizi specifici di supporto alla digitalizzazione, per avviarne o incrementarne il processo e il 56,5% delle imprese riterrebbe utile far partecipare il personale dipendente a dei corsi di formazione, per migliorare l’approccio al digitale della propria azienda.

Nonostante la comunicazione e la vendita online siano diventate fonte di vantaggio competitivo – spiega l’analisi – emerge ancora oggi un forte bisogno di aggiornamento da parte di alcune aziende, vuoi perché non ancora in grado di compiere quello scatto di mentalità necessario ad adeguarsi al cambiamento, vuoi per le limitate risorse lavorative ed economiche che impediscono loro di stare al passo con i concorrenti più aggiornati, nell’inevitabile processo di trasformazione digitale in atto.

In conclusione l’indagine scatta una fotografia del sistema economico terziario ad oggi “mediamente digitalizzato”, con un approccio prevalentemente “prudenziale” rispetto all’adozione di nuove tecnologie, un maggior sviluppo nell’area dei servizi e più accentuate criticità in quelle del commercio e del turismo.

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Antonio Maio

Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.

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Piccole e medie imprese lente sull’innovazione digitale secondo un’indagine del Centro Studi del Terziario Piemonte Nord. La proposta di un “digital manager” per accompagnarle. Grifoni: «Processo va visto come integrazione dell’esistente. Serve impegno importante di istituzioni e amministrazioni pubbliche»

Digitalizzazione critica per il settore terziario locale. Piccole e medie imprese appaiono ancorta in difficoltà o comunque prudenti nei confronti dello sviluppo digitale e, in parte significativa sul nostro territorio, ancora non convinte che si tratti di un passaggio necessario per ampliare il proprio business. E se il periodo di pandemia per molti ha favorito la digitalizzazione, solo meno di un quarto di esse (23%) ha un fatturato collegabile all’utilizzo di strumenti digitali a fronte di un 43% di personale impiegato in mansioni dedicate esclusivamente a tale utilizzo. Per l’immediato futuro c’è l’obiettivo di migliorarsi in tal senso (51% delle imprese) considerando utile far partecipare il personale dipendente a corsi di formazione specifici.

È quanto emerge da un’indagine qualitativa promossa dal Centro studi del Terziario del Piemonte Nord allo scopo di verificare il livello attuale di digitalizzazione delle imprese terziarie e le eventuali criticità o fabbisogni emersi in relazione all’utilizzo degli strumenti digitali, anche a fronte dei cambiamenti che la recente pandemia ha prodotto sul mercato.

A presentarlo, questa mattina presso la sede Confcommercio, il professor Alessandro Minello (nella foto del titolo) che lo ha curato, partendo dai risultati di un questionario somministrato tra i mesi di novembre 2021 e gennaio 2022 alle imprese associate agli Enti Bilaterali del terziario delle province di Biella, Novara, Verbano Cusio Ossola e Vercelli, a cui hanno risposto 170 aziende, in gran parte (92%) microimprese con meno di 10 addetti, al 57% ditte individuali e, per il 69%, in attività da oltre un decennio.

Lo scopo dell’analisi, oltre a rilevare la situazione attuale, è capire a che punto del processo di digitalizzazione si trovino le realtà imprenditoriali locali e come intendano affrontare le sfide future.

«Le principali criticità emerse evidenziano un sistema terziario ancora in difficoltà nel comprendere e gestire l’evoluzione del mercato in atto - ha spiegato Minello - vuoi per il clima di incertezza tutt’oggi percepito dai più, vuoi per la carenza di risorse economiche e lavorative da investire».

Da qui la proposta di offrire corsi formativi per il personale in particolare su argomenti come “comunicazione, vendita online e informatica di base”, come richiesto da molte imprese. Inoltre «fondamentale potrebbe essere la presenza di un “digital manager” (in azienda o anche in condivisione con altre), che si potesse occupare della transizione digitale tecnologica. Oggi le imprese devono imparare a muoversi in un mercato sempre più competitivo, caratterizzato da cambiamenti continui e veloci».

Concludendo Minello ha indicato un arco temporale di quattro/sei anni per raggiungere l’obiettivo di un grado digitalizzazione considerato ottimale e ha avvertito: «Questo percorso molte aziende non sono in grado di compierlo da sole, ma occorre che siano accompagnate dal mondo istituzionale locale».

Il presidente dell’Ente Bilaterale Terziario Novara e Vco, Luca Trinchitella, ha segnalato l’esperienza di Biella, cioè «corsi di formazione verso lavoratori non occupati capaci di operare in aziende votate all’e-commerce. Esperienza da ripetere a Novara accompagnata da contributi alle imprese che assumono, anche perché il commercio on line è in espansione ma è poco praticato nelle nostre piccole realtà».

«Il digitale va però visto come una integrazione dell’esistente e non come un’alternativa» ha precisato Maurizio Grifoni, presidente di Confcommercio Alto Piemonte convinto che «non si tratta di una sfida tra passato e futuro, ma occorre far nascere la consapevolezza che tutto serva a migliorare il modello di business». Per Grifoni «è molto importante che, a fronte di problematiche complesse quali ad esempio l’analisi dei big data, siano protagoniste le istituzioni ed anche le amministrazioni pubbliche. È una cosa che ci riguarda direttamente».

I DATI DELL’INDAGINE

L’indagine si propone di valutare lo “stato dell’arte” delle imprese terziarie nell’area del Piemonte Nord, delineandone un profilo che identifichi la loro propensione all’introduzione di nuove tecnologie digitali e il loro grado di integrazione nei processi aziendali.

Nella maggior parte dei casi (72,3%) si riscontra un atteggiamento di apertura verso l’introduzione di nuove tecnologie: il 27,6% degli imprenditori si ritiene “sempre aggiornato, attento e pronto alla loro sperimentazione e adozione” (ed è quasi il 29% nelle province Novara-Vco), mentre il 44,7% si definisce più cauto. Una quota minoritaria dimostra un interesse inferiore o addirittura non accetterebbe di buon grado il loro utilizzo (11,2%, una percentuale doppia alla media italiana), ritenendo che, più che risolvere i problemi, “complichi eccessivamente l’attività lavorativa”.

Poco più della metà del campione sfrutta le potenzialità della fibra ottica (38,8%), soprattutto nel Novarese-Vco (50,8%). Il settore che ne fa maggiore uso è quello dei servizi (55%) mentre nel commercio è prevalente l’ADSL (42,3%). Solo il 15,3% delle imprese utilizza l’e-commerce e il 14% accoglie prenotazioni on line.

Le aziende “connesse” (cioè che gestiscono processi aziendali prevalentemente o totalmente in maniera digitale) rappresentato il 54% del campione: promossi i settori servizi (74% digitali) e tursmo (58%), bocciato il commercio (46%).

Circa la metà del campione (49,4%) afferma che “il periodo di pandemia ha favorito la digitalizzazione” totale (2,3%) o parziale (47,1%) della propria azienda. Ben il 50,6% del campione, invece, asserisce di “non aver aumentato i propri standard digitali”.

Ad oggi, il 62,9% delle imprese terziarie intervistate ritiene “sufficienti gli interventi finora realizzati e il livello di digitalizzazione raggiunto. Esiste, tuttavia, più di un terzo del campione (37,1%) che non si sente ancora del tutto adeguato e “necessiterebbe di ulteriori investimenti in tal senso”. Il 54,7% delle imprese intervistate afferma di necessitare di servizi specifici di supporto alla digitalizzazione, per avviarne o incrementarne il processo e il 56,5% delle imprese riterrebbe utile far partecipare il personale dipendente a dei corsi di formazione, per migliorare l’approccio al digitale della propria azienda.

Nonostante la comunicazione e la vendita online siano diventate fonte di vantaggio competitivo - spiega l’analisi - emerge ancora oggi un forte bisogno di aggiornamento da parte di alcune aziende, vuoi perché non ancora in grado di compiere quello scatto di mentalità necessario ad adeguarsi al cambiamento, vuoi per le limitate risorse lavorative ed economiche che impediscono loro di stare al passo con i concorrenti più aggiornati, nell’inevitabile processo di trasformazione digitale in atto.

In conclusione l’indagine scatta una fotografia del sistema economico terziario ad oggi “mediamente digitalizzato”, con un approccio prevalentemente “prudenziale” rispetto all’adozione di nuove tecnologie, un maggior sviluppo nell’area dei servizi e più accentuate criticità in quelle del commercio e del turismo.

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Antonio Maio

Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.