CNA Novara: stage lavorativi in aziende novaresi per le donne salvate dalla violenza

Un progetto sociale battezzato "LAL", Libere al lavoro

Un progetto sociale condiviso fra CNA Piemonte Nord e la cooperativa Liberazione e Speranza per l’inserimento lavorativo di donne salvate dalla violenza attraverso stage lavorativi finanziati, presso piccole imprese di Novara e del circondario, battezzato LAL, Libere al lavoro.

Sono sei le aziende con sede a Novara e hinterland che hanno dato subito la loro disponibilità ad accogliere altrettante ragazze seguite dalla cooperativa e offrire loro un’occasione per diventare autonome e fare esperienze lavorative. Sono cinque imprese del settore della somministrazione (bar, pizzerie, ristoranti, gelaterie) e una manifatturiera delle confezioni di abbigliamento. Sono tutte attività a conduzione familiare, quindi ambienti ristretti e accoglienti, in grado di facilitare l’inserimento delle ragazze nel nuovo contesto lavorativo e sociale.

«Il progetto – ha spiegato Maria Grazia Pedrini, responsabile CNA Impresa Donna Piemonte Nord, gruppo che ha reso concreta l’idea di collaborazione con Liberazione e Speranza – prevede l’inserimento in stage di 20 ore settimanali per tre mesi, da aprile a giugno. CNA mette a disposizione gratuitamente per le imprese associate tutte le pratiche necessarie per l’attivazione dello stage, l’elaborazione del cedolino, gli oneri relativi ai corsi di formazione obbligatori in materia di sicurezza per i lavoratori. Il rimborso degli stage sarà a carico invece di Liberazione e Speranza che coprirà questi costi attraverso propri budget. In capo all’azienda ci saranno solo i contributi Inail».

L’obiettivo è quello di stabilizzare poi questi posti di lavoro e di rendere così autonome e indipendenti dal punto di vista lavorativo, ma anche personale, le giovani donne. In questo modo si dà loro l’opportunità di crearsi anche un curriculum e avere un bagaglio personale di esperienza per il futuro. Ma è anche un’opportunità per le imprese, perché possono avere del nuovo personale a costo zero, che una volta formato che può essere successivamente assunto stabilmente.

«È la prima volta – ha affermato Marco Pasquino, direttore CNA Piemonte Nord – che volgiamo all’esterno lo sguardo dal punto di vista sociale. Un’associazione di categoria come la nostra non è un’isola, ma è parte del tessuto sociale ed economico del territorio e per questo ha anche il compito di mettere a disposizione le proprie risorse e aprirsi verso l’esterno. Per noi il valore del lavoro è fondamentale. Crediamo inoltre nell’importanza dell’inclusività. Temi, questi, che ci uniscono a Liberazione e Speranza. Abbiamo perciò pensato di unire le forze e dare inizio a una collaborazione che ci auguriamo possa essere di lunga durata. Questo progetto rappresenta infatti solo il primo passo».

A sottolineare il fatto che questo non vuole essere un progetto spot è Iolanda Saia, presidente CNA Impresa Donna Piemonte Nord. «L’intenzione – ha dichiarato – è di sensibilizzare il più possibile le imprese verso i temi dell’inclusione e dell’integrazione, per arrivare a fare in modo che siano le imprese stesse a proporsi per progetto di questo tipo. Il valore dell’inclusione non è ancora scontato: dobbiamo imparare dalle nuove generazioni, per le quali è più naturale. Sono contenta di far parte di questo progetto, fatto di persone, contenuti e realtà». 

Elia Impaloni e Comfort Akande, rispettivamente presidente e vicepresidente di Liberazione e Speranza hanno evidenziato le ottime premesse di questa collaborazione nata da poco.

«Un’opportunità importante – hanno confermato – per iniziare a fare rete. Mettere insieme competenze e professionalità, capaci insieme di leggere quello che succede sul territorio, genera un nuovo ‘welfare di città’, un forma di responsabilità sociale che unisce la città e le aziende. Abbiamo subito ottenuto risposte positive da parte delle imprese, una cosa che non ci aspettavamo così in fretta. Le ragazze che noi seguiamo hanno tanto da offrire, la società non deve soffermarsi solo su quanto hanno vissuto. Speriamo sia l’inizio di qualcosa che può crescere. Il nostro impegno è diretto all’immissione delle persone nella società, dare loro assistenza e accompagnamento. Per aiutarle a diventare autonome serve però il lavoro, un nuovo passo che compiamo insieme».

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CNA Novara: stage lavorativi in aziende novaresi per le donne salvate dalla violenza

Un progetto sociale battezzato “LAL”, Libere al lavoro

Un progetto sociale condiviso fra CNA Piemonte Nord e la cooperativa Liberazione e Speranza per l’inserimento lavorativo di donne salvate dalla violenza attraverso stage lavorativi finanziati, presso piccole imprese di Novara e del circondario, battezzato LAL, Libere al lavoro.

Sono sei le aziende con sede a Novara e hinterland che hanno dato subito la loro disponibilità ad accogliere altrettante ragazze seguite dalla cooperativa e offrire loro un’occasione per diventare autonome e fare esperienze lavorative. Sono cinque imprese del settore della somministrazione (bar, pizzerie, ristoranti, gelaterie) e una manifatturiera delle confezioni di abbigliamento. Sono tutte attività a conduzione familiare, quindi ambienti ristretti e accoglienti, in grado di facilitare l’inserimento delle ragazze nel nuovo contesto lavorativo e sociale.

«Il progetto – ha spiegato Maria Grazia Pedrini, responsabile CNA Impresa Donna Piemonte Nord, gruppo che ha reso concreta l’idea di collaborazione con Liberazione e Speranza - prevede l’inserimento in stage di 20 ore settimanali per tre mesi, da aprile a giugno. CNA mette a disposizione gratuitamente per le imprese associate tutte le pratiche necessarie per l’attivazione dello stage, l’elaborazione del cedolino, gli oneri relativi ai corsi di formazione obbligatori in materia di sicurezza per i lavoratori. Il rimborso degli stage sarà a carico invece di Liberazione e Speranza che coprirà questi costi attraverso propri budget. In capo all’azienda ci saranno solo i contributi Inail».

L’obiettivo è quello di stabilizzare poi questi posti di lavoro e di rendere così autonome e indipendenti dal punto di vista lavorativo, ma anche personale, le giovani donne. In questo modo si dà loro l’opportunità di crearsi anche un curriculum e avere un bagaglio personale di esperienza per il futuro. Ma è anche un’opportunità per le imprese, perché possono avere del nuovo personale a costo zero, che una volta formato che può essere successivamente assunto stabilmente.

«È la prima volta – ha affermato Marco Pasquino, direttore CNA Piemonte Nord - che volgiamo all’esterno lo sguardo dal punto di vista sociale. Un’associazione di categoria come la nostra non è un’isola, ma è parte del tessuto sociale ed economico del territorio e per questo ha anche il compito di mettere a disposizione le proprie risorse e aprirsi verso l’esterno. Per noi il valore del lavoro è fondamentale. Crediamo inoltre nell’importanza dell’inclusività. Temi, questi, che ci uniscono a Liberazione e Speranza. Abbiamo perciò pensato di unire le forze e dare inizio a una collaborazione che ci auguriamo possa essere di lunga durata. Questo progetto rappresenta infatti solo il primo passo».

A sottolineare il fatto che questo non vuole essere un progetto spot è Iolanda Saia, presidente CNA Impresa Donna Piemonte Nord. «L’intenzione – ha dichiarato - è di sensibilizzare il più possibile le imprese verso i temi dell’inclusione e dell’integrazione, per arrivare a fare in modo che siano le imprese stesse a proporsi per progetto di questo tipo. Il valore dell’inclusione non è ancora scontato: dobbiamo imparare dalle nuove generazioni, per le quali è più naturale. Sono contenta di far parte di questo progetto, fatto di persone, contenuti e realtà». 

Elia Impaloni e Comfort Akande, rispettivamente presidente e vicepresidente di Liberazione e Speranza hanno evidenziato le ottime premesse di questa collaborazione nata da poco.

«Un’opportunità importante – hanno confermato - per iniziare a fare rete. Mettere insieme competenze e professionalità, capaci insieme di leggere quello che succede sul territorio, genera un nuovo ‘welfare di città’, un forma di responsabilità sociale che unisce la città e le aziende. Abbiamo subito ottenuto risposte positive da parte delle imprese, una cosa che non ci aspettavamo così in fretta. Le ragazze che noi seguiamo hanno tanto da offrire, la società non deve soffermarsi solo su quanto hanno vissuto. Speriamo sia l’inizio di qualcosa che può crescere. Il nostro impegno è diretto all’immissione delle persone nella società, dare loro assistenza e accompagnamento. Per aiutarle a diventare autonome serve però il lavoro, un nuovo passo che compiamo insieme».

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