«Resto ottimista tanto che la data di consegna dei lavori resta fissata al 2026». Il direttore generale dell’ospedale, Gianfranco Zulian, non cambia posizione rispetto al progetto di realizzazione della Città Salute nonostante l’ulteriore stop della scorsa settimana. (leggi qui l’articolo completo)
Il direttore, che a dicembre aveva lanciato un appello di unità a tutte le forze politiche, ripercorre le tappe dall’inizio dell’anno a oggi: «A gennaioi politici locali hanno portato al ministro della Salute una proposta molto simile a quella precedente ma più costosa chiedendo che venisse autorizzata con una procedura rapida. La richiesta non è stata accettata, dunque abbiamo dovuto rinviare i documenti necessari all’accordo di programma con la promessa che in tre-quattro mesi avremmo ricevuto le autorizzazioni ministeriali. Il primo faldone è stato spedito a fine febbraio sia al ministero della Salute che al Dipe, organismo del ministero delle Finanze che il 15 marzo ha inviato il responso: rivedere alcuni aspetti tra cui il controllo dei prezzi. A quel punto abbiamo calcolato che il progetto sarebbero costato 419 milioni di euro, 99 milioni in più rispetto alla cifra iniziale. Queste ultime osservazioni sono state inviate il 6 aprile all’assessorato alla Sanità regionale che a sua volta le ha trasmesse al ministero della Salute in bozza in modo da abbreviare i tempi. A oggi, però, non abbiamo risposte: uno dei motivi starebbe nel fatto che la nostra proposta deve essere approvata dal Nucleo di valutazione, in capo al ministero della Salute, i cui membri non sono ancora stati nominati. Su questo aspetto deve essere la politica a verificare cosa sia successo. Sbloccato questo nodo, il ministro della Salute approverà il progetto preparando un decreto con la ripartizione delle quote statali, regionali e dei privati con fondi già previsti».
Secondo Zulian i tempi saranno relativamente brevi: «Nonostante questo intoppo rimango ottimista: se la situazione si sblocca, per fine maggio potremmo avere il via libera ed entro metà-fine giugno pubblicare il bando di gara che sarà il più veloce possibile per poterlo aggiudicare entro la fine dell’anno, al massimo il 15 gennaio 2023. Tanto che la data di consegna dei lavori resta fissata al 2026, così come era stato preventivato con il precedente bando».
Non solo Città della Salute, però. L’ospedale Maggiore deve continuare con l’attività ordinaria, facendo i conti con il recupero delle prestazioni e la carenza di personale: «Entro il 31 dicembre 2021 siamo riusciti a metterci in pari con le vecchie liste d’attesa, ma ogni giorno si accumula qualcosa – spiega Zulian -. Per il 2022 abbiamo ricevuto i fondi regionali con i quali dovremo fare meglio del 2019, l’ultimo anno pre pandemia. Il problema è che lo stato di emergenza è terminato a livello sociale, ma non sanitario; resta, infatti, l’obbligo di mantenere le distanze, il controllo della temperatura all’ingresso, il triage nei reparti, i percorsi differenziati: tutte regole necessarie che però rallentano il lavoro. Sul fronte chirurgico, grazie a un accordo tra l’università del Piemonte Orientale e l’università Humanitas, possiamo usufruire dell’esperienza del professor Matteo Donadon per implementare l’attività oncologica che comunque non si è mai fermata».
Sul fronte della carenza di personale, il direttore generale afferma che «le organizzazioni sindacali spingono molto: bisognerebbe aumentare le risorse, ma queste sono scelte della Regione che non si diverte a distribuire quattrini, ma ripartisce i contributi in base a quello che riceve dallo Stato. Non bisogna, infatti, dimenticare che esiste un tetto di spesa per il personale e questo, purtroppo, ci limita notevolmente. Al momento, comunque, stiamo sostituendo chi va in pensione e in qualche caso, dove c’è necessità di ampliare il reparto, inseriamo figure nuove. L’affaticamento biennale della pandemia non giova alla situazione, considerando il fatto che stiamo chiedendo sacrifici anche per quest’anno: in cambio diamo la speranza di aumentare l’organico avendo aperto tutti i concorsi disponibili, ma facciamo fatica a trovare figure qualificate: dove servono dieci infermieri, ne troviamo sei».
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