Da quando il Regno Unito ha lanciato l’allarme – per un anomalo picco di infezioni di origine non del tutto nota in bambini sotto i 10 anni senza malattie pregresse – in Italia sono undici i casi sospetti di epatite acuta pediatrica. Tre casi acclarati, un trapianto di fegato, tanta paura e, al momento, poche certezze sull’origine della malattia.
«Esordisco dicendo che, al momento, nella nostra provincia non ci sono casi sospetti – spiega il primario del reparto di pediatria dell’ospedale Maggiore di Novara, Ivana Rabbone – la situazione è, ovviamente, attenzionata visti i casi che si sono verificati in Europa e adesso in Italia. Al momento non sono chiare le origini di questa aggressione epatica, anche perché, in questo periodo storico tratteggiato dall’infezione del Covid, abbiamo imparato a fare i conti con sistemi immunitari “minati” dalle conseguenze della pandemia e, soprattutto, del conseguente lockdown. I bambini – continua Rabbone – per due anni sono stati chiusi in casa lontani da qualsiasi agente patogeno e questo ha senza dubbio indebolito “lo schermo protettivo” che ogni bambino ha in dotazione. Si stanno prendendo in considerazione diverse possibilità, dagli effetti del long covid all’indebolimento del sistema immunitario, anche perché i virus che stanno provocando queste epatiti non sono i classici virus che causano, generalmente, l’infezione. Sono virus che, solitamente, non sono così aggressivi nei confronti del fegato, per questo, per ora, rimane ancora da chiarire il perché di queste epatiti fulminati».
«I segnali d’allarme – conclude il primario – sono la gastroenterite, quindi vomito e diarrea, non necessariamente accompagnati da febbre, con un rialzo delle transaminasi, ossia gli enzimi epatici, colorito itterico della cute e delle sclere».