Un amore senza tempo e neppure età. Quello fra Romeo e Giulietta, dove la tragedia di William Shakeaspeare viene proposta in questa originale versione, curata da Valeria Raimondi ed Enrico Castellani per Babilonia Teatri, andato in scena al Nuovo Teatro Faraggiana di Novara giovedì scorso per la stagione di prosa, potendo contare sulla presenza di una delle coppie più longeve e affiatate (sul palcoscenico come nella vita reale) come quella composta da Ugo Pagliai e Paola Gassman.
In oltre mezzo secolo di vita vissuta insieme – galeotto, secondo alcune cronache rosa, fu un gelato al tartufo in piazza Navona nello stesso anno in cui nelle sale veniva proiettata la versione cinematografica di Franco Zeffirelli dedicata ai due giovani veronesi – i due attori non hanno mai avuto la possibilità («Neppure quando avevamo l’età», ama confessare la figlia del Mattatore) di cimentarsi in un simile lavoro. Logica la loro iniziale perplessità, subito fugata dalla bontà e dall’originalità di un progetto che vede il copione rispettare unicamente alcuni dialoghi, tra cui quelli finali del doppio suicidio dei due protagonisti. Il resto, in una scenografia minimalista (dove l’altrettanto celebre balcone della casa di Giulietta lascia spazio a un trabattello teatrale), è lasciato a una sorta di improvvisazione, destinata a mutare sera dopo sera, con lo stesso co-regista impegnato a dialogare fuori scena, coinvolgendo lo stesso pubblico presente in sala.
Altre novità sono rappresentate dal ricorso a un playback per una canzone di Sergio Endrigo (le note di “Moon river” avevano invece accompagnato l’apertura del sipario), mentre la violenza delle due famiglie rivali – Capuleti e Montecchi – viene comicamente estremizzata dal terzo personaggio presente sulla scena, Luca Scotton, subito nelle vesti di lanciatore di coltelli.
Ma se l’amore fra Romeo e Giulietta si consuma tragicamente in soli quattro giorni, quello fra Pagliai e la Gassman, come detto, dura da oltre mezzo secolo, pur senza essere stato “certificato” – cosa che gran parte del pubblico forse non sa – da un vero e proprio matrimonio. Come rimediare allora se non attraverso una cerimonia improvvisata, alla quale è stata chiamata in veste di officiante addirittura la direttrice del teatro novarese Lucilla Giagnoni? Fra stupore e divertimento ecco comparire due giganteschi anelli, a suggellare un’unione che il pubblico si augura possa durare ancora a lungo, giunte al termine di quasi due ore di spettacolo convincenti e meritatamente applaudite.