«È necessario aprire il periodo di riformismo competitivo con riforme che l’Italia attende da trent’anni. Ora le risorse ci sono e non si possono più avanzare scuse. Bisogna mettere più soldi in tasca agli italiani e tagliare le tasse sul lavoro». Ha esordito così Carlo Bonomi, presidente nazionale di Confindustria, il quale questa mattina, 6 giugno, ha partecipato all’assemblea generale di Cnvv, Confindustria Novara Vercelli Valsesia, allo stabilimento produttivo Sambonet Paderno Industrie di Casalino – frazione Orfengo.
Reddito di cittadinanza, Quota 100, Bonus edilizi
Nel suo intervento Bonomi non ha risparmiato critiche nei confronti nel governo e della politica in generale. «Già in autunno i segnali di rallentamento erano evidenti e per questo motivo abbiamo chiesto una legge di bilancio adeguata, ma non è stato così – ha proseguito -. Anzi, sono stati fatti interventi di finanza pubblica che hanno peggiorato la situazione come il reddito di cittadinanza costato 20 miliardi di euro e l’ultima legge l’ha rifinanziato con altri 10 miliardi. Sono sempre stato favorevole alla parte relativa al contrasto alla povertà, ma non rispetto alle politiche attive di questo provvedimento. E poi Quota 100 che ha innalzato del 17% la spesa previdenziale sul Pil e che ci costerà 30 miliardi in più entro il 2028: la promessa era che per ogni persona in pensione ne sarebbero state assunte tre, ma così non è stato. Riguardo al Bonus e Superbonus edilizio: un intervento importante per un settore in crisi da tempo, ma che ha mandato in decremento altri provvedimenti. Tutto questo ha compromesso il percorso di crescita e tutte le stime sono state al ribasso».
Conflitto, sanzioni, proposte
Ricollegandosi alla situazione causata dal conflitto in Ucraina, Bonomi ha affermato: «La posizione di Confindustria riguardo alle sanzioni è stata chiara fin da subito: abbiamo appoggiato il governo sapendo che questi provvedimenti avrebbero complicato la vita del Paese, ma abbiamo chiesto una condizione: aprire il periodo di riformismo competitivo con riforme che l’Italia attende da trent’anni. Ora le risorse ci sono e non si possono più avanzare scuse per fare sì che il nostro diventi un Paese efficiente, sostenibile, moderno e inclusivo. Queste riforme sono ferme perché è iniziata la guerra all’interno dei partiti che guardano alle prossime elezioni e non stanno dando risposte nel merito. Ci sono fasce di popolazione di italiani che stanno soffrendo, il loro potere di acquisto è stato fortemente colpito dall’aumento dei prezzi nonostante l’inflazione sia più basso rispetto alla media europea.
Dunque secondo Bonomi «bisogna mettere più soldi in tasca agli italiani e tagliare le tasse sul lavoro, lo diciamo dalla legge di bilancio dello scorso anno: è l’unico modo che abbiamo per render più competitive le nostre imprese. La nostra proposta è un intervento shock: 16 miliardi a favore delle fasce di reddito sotto i 35 mila euro. Questo significherebbe mettere nelle tasche degli italiani 1.223 euro, una mensilità in più per tutta la durata lavorativa».
Salario minimo
«C’è qualcuno che cerca di coinvolgere strumentalmente Confindustria senza prendersi responsabilità ha continuato il presidente -. In parlamento c’è una proposta su 9 euro lordi l’ora di salario minimo. È vero che ci sono paghe più basse, ma non sono quelle di Confindustria perché noi abbiamo applicato tutti contratti collettivi nazionali e questo è stato confermato qualche giorno fa dal presidente nazionale della Cisl. Ci sono 7 milioni di italiani in attesa di contratto: 242 mila sono di Confindustria, oltre 3,8 milioni quelli dei servizi e 2,8 milioni della pubblica amministrazione. Come può il ministro dire a me di rinnovare i contratti?».
Contrasto alla povertà
Dal 2010 al 2021 il debito pubblico è passato da 1900 miliardi e 2700 miliardi: 800 miliardi in più senza nemmeno diminuire la povertà che è invece raddoppiata. I poveri, infatti, sono passati 2,9 milioni nel 2008, 4 milioni nel 2013, 5 milioni nel 2018 e 5,6 milioni nel 2021. Questo è successo perché anziché portare riforme strutturali, sono state applicate una serie di politiche di una tantum e di bonus con il risultato di arrivare facilmente all’elettorato ma di risolvere il problemi di chi è davvero in difficoltà».
L’intervento di Gianni Filippa, presidente dei Cnvv
Ad aprire la mattinata, però, è stato il presidente Filippa, Confindustria Novara Vercelli Valsesia, il quale, in un lungo intervento, ha toccato alcuni temi riguardanti il territorio: «Siamo un Paese che non cresce e l’aumento di fatturato delle aziende del nostro territorio deriva in grande misura dall’esportazione. Il piano “Industria 4.0”, fortemente voluto da Confindustria, ci ha permesso di recuperare punti di produttività rispetto ai sistemi manifatturieri di Germania, Francia e Spagna, che sono stati meno preformanti del nostro, ma quello che si fa fatica a capire è il perché una misura che ha portato benefici all’industria, venga depotenziata con uno stop al 2025, mentre dovrebbe essere strutturale. Ci piacerebbe che gli abitanti delle nostre province considerassero le aziende come un bene da difendere. Il nostro territorio è caratterizzato da ambienti diversi: laghi, pianure, colline, montagne, poca distanza dal mare. Nello stesso modo non siamo una “monocultura” industriale: la maggioranza delle nostre imprese sono medio-piccole, con una governance famigliare. Se pensiamo all’enorme liquidità presente nelle banche, dove oltre il 70% è investito all’estero, auspichiamo una politica che favorisca la quotazione delle Pmi italiane: creerebbe grandi possibilità di crescita, anche in termini di investimenti, per le nostre aziende».
E poi ancora: «Un problema che affligge tutte le nostre aziende è quello della mancanza di manodopera Forse abbiamo tutti sbagliato qualcosa, ma noi puntiamo molto sull’orientamento scolastico e sui corsi di formazione per occupati di vario livello, molti dei quali in collaborazione con l’Università del Piemonte Orientale».
Riguardo a sostenibilità e ambiente, Filippa ha sottolineato l’importanza della gestione dei rifiuti «domestici e industriali, come pure quello della gestione delle acque, potabili e reflue. Chiediamo su questi temi lungimiranza e concretezza, per evitare di trovarci in futuro con un nuovo problema che non siamo stati in grado di prevenire. Su tutti questi temi il nostro sguardo e il nostro impegno c’è sempre stato e ci sarà sempre. Speriamo di poter avere, come molte volte in passato, un sempre più numeroso e motivato sostegno per guardare a un futuro migliore e per lasciare ai nostri figli un territorio non peggiore di quello che abbiamo trovato».
A margine il consigliere regionale Domenico Rossi ha commentato l’intervento di Bonomi: «Trovo rischioso, in un quadro complesso come è quello del governo del sistema paese, descrivere la propria posizione come l’unica sensata o addirittura esistente. La riduzione del cuneo fiscale è certamente una strada possibile e, per certi versi auspicabile, da affiancare, però, ad altre forme di redistribuzione. Mi sarei aspettato almeno un cenno alla lotta all’evasione fiscale che, in Italia, è stimata in circa 100 miliardi all’anno o alla tassazione degli extra-profitti delle imprese energetiche. Sul salario minimo, invece, apprezzo che non ci sia una posizione di contrarietà: è giunto anche per il nostro Paese il tempo di porre un limite allo sfruttamento e al lavoro povero. Non è un attacco al sistema della contrattazione, ma il modo per porre un’asticella sotto la quale non si può scendere. Si contratta a partire da lì. E’ una soglia minima e non massima».
All’assemblea sono intervenuti anche Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte e Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura.