C’é tanto “due” nel Città di Novara che ha aperto i battenti ieri, venerdì 10 giugno, al Castello Visconteo Sforzesco. La rassegna ideata e come sempre curata da Vincenzo Scardigno è giunta, in questo 2022, alla sua ventesima edizione, ma soprattutto in un clima di ritrovata normalità dopo due anni di pandemia.
Una sessantina i partecipanti ai quali si aggiungono quattordici invitati speciali (Corrado Bonomi, Luigi Sergi, Alfredo Caldiron, Gianni Bucher, Francesco Ingignoli, Emilio Mera, Helidon Xhixha, Sergio Floriani, Miriam Pracchi, Raffaele Dragani, Fernando Montà, Domenico Pompa, Mario Vitale e Domenico Minniti) le cui opere esposte potranno essere viste sino a domenica 19 giugno – dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19, ad eccezione di lunedì 13, con ingresso libero – quando si conosceranno i nomi dei vincitori.
A fare gli onori di casa, oltre a Scardigno, il funzionario del Ministero dei Beni culturali Giovanni Cordero e la critica d’arte Federica Mingozzi, mentre i saluti istituzionali sono stati portati dal sindaco Alessandro Canelli, dal presidente del Consiglio comunale Edoardo Brustia e dal consigliere provinciale Andrea Crivelli.
A fare da preziosa anteprima la consegna del premio alla carriera al critico milanese Carlo Vanoni (che ha ricevuto una targa dal Comune di Novara e una scultura di Gianni Bucher raffigurante la Cupola), che – oltre a presentare il suo libro “I cani di Raffaello” – ha intrattenuto il pubblico con una vera e propria “lectio” incentrata sull’arte contemporanea. Partendo da uno stimolante interrogativo: che cosa è l’arte contemporanea? In realtà ogni periodo, ogni epoca ha avuto la propria “arte contemporanea”, che «si trasforma. Oggi molti considerano un’opera d’arte la celebre Gioconda di Leonardo, ma da tempo mi sforzo di fare comprendere che merita la stessa dignità un oggetto, un lavoro appunto contemporaneo».
«Noi associamo l’arte alla bellezza – ha proseguito – ma è anche qualcosa di altro. Occorre saperla guardare. Caravaggio, nella sua Conversione di San Paolo, ha collocato in primo piano il posteriore del cavallo; Jannis Kounellis alla fine degli anni ’60 ha portato cavalli vivi in una galleria di Roma. Anche quella un’opera d’arte, tre secoli dopo. Solo che a noi ci è stato insegnato a scuola che Caravaggio è meglio, ma i programmi scolastici sino a dove artrivano? Agli impressionisti? Sono passati nel frattempo 150 anni. La vita e l’arte cambiano, altrimenti si chiamerebbe maniera. L’arte cambia per rimanere se stessa e non è solamente frutto di contemplazione, ma anche partecipazione, perché occorre stare insieme a lei».
Nella giornata di oggi, sabato 11 giugno alle 17, a sottolinere anche la valenza sociale dell’iniziativa, sarà presentato il progetto “Attraverso il lavoro – Con l’arte”, che vede il coinvolgimento di Diapsi Vercelli in collaborazione con Il gusto dell’arte project.