Le mura romane raccolgono le note di “Storytellers” per il Novara Jazz

Cosa ci fanno cinque musicisti romani tra le mura romane di Novara? Semplice, raccontano storie. Loro sono gli “Storytellers” con Simone Alessandrini al sax, Federico Pascucci al sax tenore, Antonello Sorrentino alla tromba, Riccardo Gola al basso elettrico ed effetti, Riccardo Gambatesa alla batteria. Concerto presso le mura romane del Conservatorio, luogo oltremodo adatto a questo tipo di performance intime e raccolte per l’apertura del secondo ed impegnativo weekend di Novara Jazz. Molto bravi,e con un repertorio variegato, i cinque “raccontatori di storie”.

Un Jazz fresco e intenso, dissonante al punto giusto, con in bella evidenza i fiati naturalmente. Storie strumentali, ma anche struggenti vicende umane, come lo scambio di corrispondenza tra Olga e Nazario durante la seconda guerra mondiale, raccontate attraverso il jazz degli “Storytellers”. Un aperitivo di gran qualità dunque, prima del piatto forte della serata, ovvero L.U.M.E. Lisbon Underground Music Ensemble. E dopo la presentazione sul palco del Broletto, l’attacco non lascia dubbi sulla consistenza dell’ensemble (ben 15 elementi) e nemmeno sul bacino di pesca: lo swing, ma qui come è ovvio, ogni termine non può essere che riduttivo e allora potremmo azzardare che si tratti di uno swing passato nel tritacarne della storia del jazz e basta ascoltare, per rendersene conto, la travolgente “Fantasy”, affabulante mélange di immaginarie frequenze di radio mal sintonizzate che eruttano jazz e swing a spron battuto: semplicemente geniale.

Sciabolate strumentali con tante raffinatezze, come la capacità di “trattenere” le chiusure dei brani in ritmi circolari che sembrano infiniti. Un racconto musicale che procede per scarti anche bruschi, dai sentieri ritmici per percorrere strade nuove fatte di disarmonici fraseggi. Musica non facilmente ingabbiabile, soprattutto nelle sue divagazioni che possono anche evocare l’andamento narrativo del Prokofiev di “Pierino e il lupo” oppure far risuonare le note quasi ostili del più ardito free jazz. Originalità assoluta, oltre che strabordante potenza narrativo-musicale. C’è posto anche per il Boogie, anzi per il “Free Style Boogie” a riprova che pur percorrendo sentieri arditi e perigliosi, le radici del Lisbon Underground Music Ensemble sono ben piantate nella tradizione. Pubblico sorpreso, ma compiaciuto e non è un risultato da poco né a Novara, né altrove.

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Cosa ci fanno cinque musicisti romani tra le mura romane di Novara? Semplice, raccontano storie. Loro sono gli “Storytellers” con Simone Alessandrini al sax, Federico Pascucci al sax tenore, Antonello Sorrentino alla tromba, Riccardo Gola al basso elettrico ed effetti, Riccardo Gambatesa alla batteria. Concerto presso le mura romane del Conservatorio, luogo oltremodo adatto a questo tipo di performance intime e raccolte per l’apertura del secondo ed impegnativo weekend di Novara Jazz. Molto bravi,e con un repertorio variegato, i cinque “raccontatori di storie”.

Un Jazz fresco e intenso, dissonante al punto giusto, con in bella evidenza i fiati naturalmente. Storie strumentali, ma anche struggenti vicende umane, come lo scambio di corrispondenza tra Olga e Nazario durante la seconda guerra mondiale, raccontate attraverso il jazz degli “Storytellers”. Un aperitivo di gran qualità dunque, prima del piatto forte della serata, ovvero L.U.M.E. Lisbon Underground Music Ensemble. E dopo la presentazione sul palco del Broletto, l’attacco non lascia dubbi sulla consistenza dell’ensemble (ben 15 elementi) e nemmeno sul bacino di pesca: lo swing, ma qui come è ovvio, ogni termine non può essere che riduttivo e allora potremmo azzardare che si tratti di uno swing passato nel tritacarne della storia del jazz e basta ascoltare, per rendersene conto, la travolgente “Fantasy”, affabulante mélange di immaginarie frequenze di radio mal sintonizzate che eruttano jazz e swing a spron battuto: semplicemente geniale.

Sciabolate strumentali con tante raffinatezze, come la capacità di “trattenere” le chiusure dei brani in ritmi circolari che sembrano infiniti. Un racconto musicale che procede per scarti anche bruschi, dai sentieri ritmici per percorrere strade nuove fatte di disarmonici fraseggi. Musica non facilmente ingabbiabile, soprattutto nelle sue divagazioni che possono anche evocare l’andamento narrativo del Prokofiev di “Pierino e il lupo” oppure far risuonare le note quasi ostili del più ardito free jazz. Originalità assoluta, oltre che strabordante potenza narrativo-musicale. C’è posto anche per il Boogie, anzi per il “Free Style Boogie” a riprova che pur percorrendo sentieri arditi e perigliosi, le radici del Lisbon Underground Music Ensemble sono ben piantate nella tradizione. Pubblico sorpreso, ma compiaciuto e non è un risultato da poco né a Novara, né altrove.

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