Letta: «Abbiamo il dovere morale di vincere queste elezioni»

Il segretario nazionale del Pd è intervenuto ieri sera alla Festa de l'Unità di Villadossola: «La destra vuole unicamente prendere il potere. Sostenibilità, lavoro, attenzione alle giovani generazioni, difesa del carico contributivo progressivo sono alcuni punti cardine del nostro programma

L’atmosfera è quella di una volta, delle Feste del’Unità dei tempi che furono. Tantissima gente si è ritrovata nella serata di ieri, venerdì 12 agosto, alla Lucciola di Villadossola per ascoltare il segretario nazionale del Pd Enrico Letta, salito sino alla località che qualche decennio fa era stata soprannominata la “Stalingrado del Piemonte” (per l’ampio consenso elettorale raccolto dalle sinistre), a due passi da quella Domodossola dove si respira ancora l’aria della Resistenza, della Repubblica partigiana, per aprire di fatto il suo tour elettorale.


Accompagnato da quello che ormai può essere definito il suo braccio destro, il parlamentare locale Enrico Borghi, dal segretario regionale dei “dem” Paolo Furia – che nell’occasione ha dichiarato di essere come non mai in corsa per un seggio a Montecitorio, a dispetto di notizie incerte provenienti da Torino – e dai quattro segretari provinciali del “Quadrante” (tra i quali il novarese Rossano Pirovano), Letta ha prima di tutto spiegato la sua scelta di toccare un centro decentrato come quello ossolano perché «quando parliamo di attenzione alle periferie non dobbiamo pensare ai quartieri esterni delle metropoli, ma proprio a località e territori come il vostro».


Poi i primi affondi nei confronti del centrodestra, accusato «di volere unicamente prendere il potere, di utilizzare una mentalità contrapposta alla nostra», ricordando i pericoli di una deviazione presidenzialista evocata proprio nella giornata di ieri da Silvio Berlusconi: «Il leader di Forza Italia – ha detto Letta – dopo aver fatto cadere il governo Draghi ora vorrebbe arrivare anche al “licenziamento” di Mattarella. Sono state le due persone che hanno salvato l’Italia in uno dei suoi momenti più difficili».


Ma per il segretario del Pd il pericolo che la nostra Costituzione corre è anche quello di vedere cancellato il “dogma” della contribuzione progressiva con l’introduzione della Flat tax, «provvedimento che consideriamo inaccettabile, perché consentirebbe a un milionario di pagare la stessa aliquota di un lavoratore dipendente».


Partendo da qui Letta ha quindi illustrato gli altri punti cardine del programma del centrosinistra: «Parlando di immigrazione Salvini ha scelto di andare a Lampedusa. Io invece penso a quei tanti giovani che studiano all’estero e che poi non hanno la possibilità di rientrare in Italia perché non trovano un impiego con una giusta retribuzione». E poi ancora lavoro, scuola, welfare, ambiente, perché «la sostenibilità non è una zavorra, ma piuttosto una spinta».


Infine l’arringa conclusiva: «A dispetto di tutte le previsioni sono convinto che anche questa tornata elettorale si deciderà negli ultimi dieci giorni che precedono il voto. Non guardo i sondaggi, o meglio, leggo l’ultima cifra, quella che indica gli indecisi o i potenziali astenuti, ancora alta. Dobbiamo impegnarci tutti, perché abbiamo l’obbligo morale di vincere queste elezioni».

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Il segretario nazionale del Pd è intervenuto ieri sera alla Festa de l’Unità di Villadossola: «La destra vuole unicamente prendere il potere. Sostenibilità, lavoro, attenzione alle giovani generazioni, difesa del carico contributivo progressivo sono alcuni punti cardine del nostro programma

L'atmosfera è quella di una volta, delle Feste del'Unità dei tempi che furono. Tantissima gente si è ritrovata nella serata di ieri, venerdì 12 agosto, alla Lucciola di Villadossola per ascoltare il segretario nazionale del Pd Enrico Letta, salito sino alla località che qualche decennio fa era stata soprannominata la “Stalingrado del Piemonte” (per l'ampio consenso elettorale raccolto dalle sinistre), a due passi da quella Domodossola dove si respira ancora l'aria della Resistenza, della Repubblica partigiana, per aprire di fatto il suo tour elettorale.


Accompagnato da quello che ormai può essere definito il suo braccio destro, il parlamentare locale Enrico Borghi, dal segretario regionale dei “dem” Paolo Furia – che nell'occasione ha dichiarato di essere come non mai in corsa per un seggio a Montecitorio, a dispetto di notizie incerte provenienti da Torino – e dai quattro segretari provinciali del “Quadrante” (tra i quali il novarese Rossano Pirovano), Letta ha prima di tutto spiegato la sua scelta di toccare un centro decentrato come quello ossolano perché «quando parliamo di attenzione alle periferie non dobbiamo pensare ai quartieri esterni delle metropoli, ma proprio a località e territori come il vostro».


Poi i primi affondi nei confronti del centrodestra, accusato «di volere unicamente prendere il potere, di utilizzare una mentalità contrapposta alla nostra», ricordando i pericoli di una deviazione presidenzialista evocata proprio nella giornata di ieri da Silvio Berlusconi: «Il leader di Forza Italia – ha detto Letta – dopo aver fatto cadere il governo Draghi ora vorrebbe arrivare anche al “licenziamento” di Mattarella. Sono state le due persone che hanno salvato l'Italia in uno dei suoi momenti più difficili».


Ma per il segretario del Pd il pericolo che la nostra Costituzione corre è anche quello di vedere cancellato il “dogma” della contribuzione progressiva con l'introduzione della Flat tax, «provvedimento che consideriamo inaccettabile, perché consentirebbe a un milionario di pagare la stessa aliquota di un lavoratore dipendente».


Partendo da qui Letta ha quindi illustrato gli altri punti cardine del programma del centrosinistra: «Parlando di immigrazione Salvini ha scelto di andare a Lampedusa. Io invece penso a quei tanti giovani che studiano all'estero e che poi non hanno la possibilità di rientrare in Italia perché non trovano un impiego con una giusta retribuzione». E poi ancora lavoro, scuola, welfare, ambiente, perché «la sostenibilità non è una zavorra, ma piuttosto una spinta».


Infine l'arringa conclusiva: «A dispetto di tutte le previsioni sono convinto che anche questa tornata elettorale si deciderà negli ultimi dieci giorni che precedono il voto. Non guardo i sondaggi, o meglio, leggo l'ultima cifra, quella che indica gli indecisi o i potenziali astenuti, ancora alta. Dobbiamo impegnarci tutti, perché abbiamo l'obbligo morale di vincere queste elezioni».

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