Mercato della droga tra Landiona, Casaleggio, Fara e Carpignano. Tre condanne

I tre pusher erano in grado di accontentare tutti i gusti e una clientela variegata che andava dallo studente universitario all’operaio, fino ad arrivare al libero professionista. A Novara, ma soprattutto nei boschi dell’Est Sesia, gestivano un vero e proprio market della droga a cielo aperto, cocaina, eroina, marijuana e hashish.

Al processo per un’indagine antidroga dei carabinieri di Novara risalente alla primavera dello scorso anno, il gup di Novara ha condannato a 2 anni e 11 mesi di reclusione e 7.700 euro di multa due giovani magrebini abitanti nel capoluogo, M.B., 30 anni, e A.S., di 38, già noti alle forze dell’ordine e attualmente in carcere. Il giudice ha escluso l’aggravante dell’ingente quantitativo infliggendo delle pene inferiori rispetto a quelle chieste dal pm. Il difensore aveva chiesto invece l’assoluzione ritenendo che non vi fosse un’identificazione certa degli spacciatori. Un terzo imputato, B.B., 25 anni, ha invece patteggiato 1 anno di reclusione. Erano coinvolti in vari episodi di spaccio, avvenuti fra gennaio e luglio del 2021, fra Novara, Landiona, Casaleggio, Carpignano Sesia, Fara Novarese.

A loro si è arrivati dopo una lunga serie di pedinamenti, servizi di osservazione, monitoraggio, ascolti di testimoni e in particolare di alcuni clienti provenienti dalla provincia di Novara ma anche dal Vercellese e dal Biellese: molti parlavano dello «Spagnolo», poi identificato in A.S. In base a quanto emerso nel corso dell’attività dei carabinieri, bastava una telefonata, un messaggio, e veniva fissato l’incontro per la consegna nei boschi. Momento iniziale dell’indagine un normale controllo su strada, al termine del quale erano stati sequestrati una pallina di cocaina e una somma contante di circa 900 euro. Da qui il sospetto che dietro a quel possesso ci fosse un’attività di spaccio molto più vasta e consolidata. Sono state poi effettuate delle perquisizioni in abitazioni e delle verifiche sui cellulari, che alla fine hanno consentito di ricostruire il giro illecito, fonte di guadagno per svariate migliaia di euro.

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I tre pusher erano in grado di accontentare tutti i gusti e una clientela variegata che andava dallo studente universitario all’operaio, fino ad arrivare al libero professionista. A Novara, ma soprattutto nei boschi dell’Est Sesia, gestivano un vero e proprio market della droga a cielo aperto, cocaina, eroina, marijuana e hashish.

Al processo per un’indagine antidroga dei carabinieri di Novara risalente alla primavera dello scorso anno, il gup di Novara ha condannato a 2 anni e 11 mesi di reclusione e 7.700 euro di multa due giovani magrebini abitanti nel capoluogo, M.B., 30 anni, e A.S., di 38, già noti alle forze dell’ordine e attualmente in carcere. Il giudice ha escluso l’aggravante dell’ingente quantitativo infliggendo delle pene inferiori rispetto a quelle chieste dal pm. Il difensore aveva chiesto invece l’assoluzione ritenendo che non vi fosse un’identificazione certa degli spacciatori. Un terzo imputato, B.B., 25 anni, ha invece patteggiato 1 anno di reclusione. Erano coinvolti in vari episodi di spaccio, avvenuti fra gennaio e luglio del 2021, fra Novara, Landiona, Casaleggio, Carpignano Sesia, Fara Novarese.

A loro si è arrivati dopo una lunga serie di pedinamenti, servizi di osservazione, monitoraggio, ascolti di testimoni e in particolare di alcuni clienti provenienti dalla provincia di Novara ma anche dal Vercellese e dal Biellese: molti parlavano dello «Spagnolo», poi identificato in A.S. In base a quanto emerso nel corso dell’attività dei carabinieri, bastava una telefonata, un messaggio, e veniva fissato l’incontro per la consegna nei boschi. Momento iniziale dell’indagine un normale controllo su strada, al termine del quale erano stati sequestrati una pallina di cocaina e una somma contante di circa 900 euro. Da qui il sospetto che dietro a quel possesso ci fosse un’attività di spaccio molto più vasta e consolidata. Sono state poi effettuate delle perquisizioni in abitazioni e delle verifiche sui cellulari, che alla fine hanno consentito di ricostruire il giro illecito, fonte di guadagno per svariate migliaia di euro.

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