Caro energia, Confcommercio Piemonte: «A rischio anche la produzione di pane artigianale»

Secondo Assipan-Confcommercio, da qui alla metà del 2023 rischiano di andare perse fino a 1.350 imprese, con una perdita di circa 5.300 posti di lavoro

L’aumento esponenziale dei costi utenze del gas e dell’energia elettrica, il cui impatto sul fatturato è balzato in media dal 5 al 20%, pone a serio rischio la tenuta delle imprese della panificazione. «Abbiamo non più di sessanta giorni davanti . Il rischio è che tra un paio di mesi il pane artigianale possa sparire dalle tavole degli italiani. Le piccole e medie imprese di questo passo scompariranno lasciando spazio ai grandi operatori industriali»: è il grido d’allarme lanciato dal presidente di Assipan-Confcommercio, Antonio Tassone, che chiede al Governo di stabilire un «adeguato e tempestivo credito d’imposta” che compensi l’incremento del costo energetico, nonché un tetto massimo ai costi, già applicato con successo in altri Paesi europei come la Spagna e il Portogallo.

Altrimenti, secondo le prime stime prudenziali, da qui alla metà del 2023 rischiano di andare perse fino a 1.350 imprese, con una perdita di circa 5.300 posti di lavoro. Assipan Confcommercio ritiene dunque indispensabile l’immediato inserimento delle imprese della panificazione fra quelle energivore e chiede di procedere alla revisione della fissazione dei prezzi del gas sul mercato TTF, ossia l’indice di borsa del gas sul mercato dei Paesi Bassi, dal quale «sarebbe opportuno sganciarsi», e di valutare la possibilità di praticare prezzi del gas legati ai contratti di fornitura, cioè sulla base dei prezzi all’importazione che sono notevolmente più bassi di quelli del mercato TTF. Secondo l’Associazione, infine, «il contesto economico attuale richiede di riconsiderare l’attivazione della moratoria sui finanziamenti in essere per un periodo di almeno dodici mesi, cosi come avvenuto in piena emergenza pandemica. Senza questi interventi immediati, il pane artigianale, bene primario per eccellenza, potrebbe presto mancare sulle tavole degli italiani».

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Caro energia, Confcommercio Piemonte: «A rischio anche la produzione di pane artigianale»

Secondo Assipan-Confcommercio, da qui alla metà del 2023 rischiano di andare perse fino a 1.350 imprese, con una perdita di circa 5.300 posti di lavoro

L’aumento esponenziale dei costi utenze del gas e dell’energia elettrica, il cui impatto sul fatturato è balzato in media dal 5 al 20%, pone a serio rischio la tenuta delle imprese della panificazione. «Abbiamo non più di sessanta giorni davanti . Il rischio è che tra un paio di mesi il pane artigianale possa sparire dalle tavole degli italiani. Le piccole e medie imprese di questo passo scompariranno lasciando spazio ai grandi operatori industriali»: è il grido d’allarme lanciato dal presidente di Assipan-Confcommercio, Antonio Tassone, che chiede al Governo di stabilire un «adeguato e tempestivo credito d’imposta” che compensi l’incremento del costo energetico, nonché un tetto massimo ai costi, già applicato con successo in altri Paesi europei come la Spagna e il Portogallo.

Altrimenti, secondo le prime stime prudenziali, da qui alla metà del 2023 rischiano di andare perse fino a 1.350 imprese, con una perdita di circa 5.300 posti di lavoro. Assipan Confcommercio ritiene dunque indispensabile l’immediato inserimento delle imprese della panificazione fra quelle energivore e chiede di procedere alla revisione della fissazione dei prezzi del gas sul mercato TTF, ossia l’indice di borsa del gas sul mercato dei Paesi Bassi, dal quale «sarebbe opportuno sganciarsi», e di valutare la possibilità di praticare prezzi del gas legati ai contratti di fornitura, cioè sulla base dei prezzi all’importazione che sono notevolmente più bassi di quelli del mercato TTF. Secondo l’Associazione, infine, «il contesto economico attuale richiede di riconsiderare l’attivazione della moratoria sui finanziamenti in essere per un periodo di almeno dodici mesi, cosi come avvenuto in piena emergenza pandemica. Senza questi interventi immediati, il pane artigianale, bene primario per eccellenza, potrebbe presto mancare sulle tavole degli italiani».

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